Nel giorno della Festa dei lavoratori, alle 12, Messa per loro nel Santuario milanese dedicato al patrono San Giuseppe. Offerte destinate al Fondo San Giuseppe

di monsignor Silvano Macchi
Rettore del Santuario di San Giuseppe, Milano

San Giuseppe Milano
Il Santuario di San Giuseppe

Sabato 1° maggio, Festa dei lavoratori, alle 12, nel Santuario di San Giuseppe a Milano (largo Victor de Sabata), verrà celebrata una Messa per tutti i lavoratori. Le offerte verranno destinate al Fondo San Giuseppe.

Tra le tante cose che ha appreso nei suoi trent’anni di “vita nascosta”, Gesù ha specialmente imparato di cosa vivono, soffrono e gioiscono gli uomini, compresa la fatica e il sudore del lavoro, ma anche la passione e la gioia di stare accanto al papà Giuseppe e imparare da lui un mestiere, ossia una delle esperienze più fondative e fondamentali della vita umana; un mestiere che nel caso di Gesù, come di Giuseppe, e come di tutti noi, ne fissa per così dire l’identità, la personalità. Il lavoro ci definisce, ci dà una identità, ci colloca nel mondo.

Certo, il lavoro non è solo questo, così come non è certamente e solamente il modo attraverso il quale sostentiamo la nostra famiglia, ci diamo un certo benessere di vita, cooperiamo al bene comune. Siamo fondati sul lavoro; il lavoro costituisce la questione economica per eccellenza, proprio perché l’economia è lavoro, è prodotto del lavoro; è attraverso il lavoro che noi passiamo dai bisogni ai beni e ai servizi. E tuttavia il lavoro è altro… Ma da tempo non ne percepiamo più il senso, il suo significato simbolico, etico, teologico-spirituale. Si parla molto – e giustamente – di crisi del lavoro, di perdite del lavoro, di politiche del lavoro e così via… ma non è tutto.

Da questo punto di vista si deve anzitutto dire che il lavoro è – nella prospettiva biblica, credente, cristiana – primariamente una professione di fede, una vocazione. I tedeschi (a cominciare da Lutero e poi Calvino) usano questo termine per designare il lavoro: beruf, che significa, non a caso, sia lavoro, mestiere e professione, sia vocazione, dunque una chiamata, un compito assegnato da Dio, una benedizione alla fine! È una cosa buona il lavoro, è connaturale all’uomo; non è solo un dovere e qualcosa di utile; è proprio un bene, un bene degno dell’uomo e dal profilo profondamente religioso.

E i testi biblici, a cominciare dal libro del Genesi, confermano questa struttura radicalmente religiosa e buona e degna del lavoro di cui l’uomo è capace (ecco la chiamata, la vocazione).

Non si vive per lavorare (sarebbe un idolo), né si lavora solo per mangiare il pane; si lavora per ornare e abbellire il mondo così come ce lo ha consegnato Dio.

 

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