Massimo Corti svolge le visite alle famiglie nella Comunità pastorale Beato Cardinale Schuster di Venegono Inferiore: «Inizio con qualche domanda, ne nasce un dialogo, infine si prega insieme»
di Cristina
CONTI
Visitare le famiglie, portare loro il saluto del parroco e, insieme, un augurio per il Natale che si avvicina. In molte comunità ambrosiane nel tempo d’Avvento è un laico, e non un sacerdote, a girare per le case in visita alle famiglie. Come avviene, per esempio, nella Comunità pastorale Beato Cardinale Schuster di Venegono Inferiore. Massimo Corti è un manager della ristorazione a Malpensa, sposato e padre di famiglia. In queste settimane, terminati l’impegno quotidiano di lavoro, va nelle case e prega con le famiglie che incontra. «Ho iniziato una decina di anni fa – ricorda -. All’epoca l’Arcivescovo aveva avanzato questa proposta ai parroci e il mio ha chiesto ai laici chi fosse disponibile. L’idea mi è piaciuta subito e ancora oggi compio questo servizio molto volentieri».
Solitamente la visita alle famiglie viene svolta da pensionati o da casalinghe che hanno più tempo a disposizione e che si recano nelle case al pomeriggio. Chi lavora, invece, non può farlo e cerca altre strategie. «Vado all’ora di cena, tra le 18:30 e le 20», precisa Corti. Per sicurezza, qualche giorno prima lascia nella casella delle lettere un volantino personalizzato con la sua foto, le date e gli orari. «È un modo per avvertire le persone e far loro capire che possono fidarsi – spiega -. Aggiungo anche il mio numero di telefono e raramente capita che qualcuno mi chiami in anticipo per dirmi di non passare». Al termine delle Messe, comunque, anche la parrocchia avverte preventivamente che alcuni visitatori laici passeranno a incontrarle nei giorni successivi. «Faccio due o tre visite per sera, non di più – aggiunge Corti -. Mi fermo mezz’ora o tre quarti d’’ora: mi piace infatti dedicare a tutti un po’ di tempo e trattenermi, se la famiglia lo gradisce».
Si tratta di un momento di confronto e di preghiera, un’occasione per conoscersi e per condividere le gioie e le difficoltà della vita. «Quando arrivo inizio con qualche semplice domanda: come va, come passeranno le feste… – rileva Corti -. Alcune volte ne nasce una conversazione, diventa un momento di dialogo, altre si taglia corto. Spesso le persone mi raccontano i loro problemi, talvolta molto gravi. Certe situazioni sono così drammatiche che avverto un senso di impotenza. Vorrei aiutare ma non so come…». Perdita del lavoro, difficoltà di relazioni, sono tante le realtà che si vivono ogni giorno nelle parrocchie. «In questi casi cerco sempre di fare riferimento al parroco o a qualche operatore della Caritas – puntualizza -. Presento loro i problemi di cui sono venuto a conoscenza durante il mio giro. Le situazioni più difficili, comunque, sono quasi sempre già note». Poi arriva il momento della preghiera: insieme si chiede al Signore di aiutare la famiglia per le necessità che stanno più a cuore. «Spesso recitiamo la preghiera pubblicata sull’immaginetta dell’Arcivescovo – aggiunge Corti -. Altre volte mi porto una lettura di quattro o cinque righe, altre ancora recitiamo il Padre Nostro. Dipende anche dalle persone che mi trovo davanti. Se poi si tratta di un gruppetto, allora ci alziamo in piedi e ci teniamo per mano: così si crea comunione e sintonia».