Raccolto in 15 giorni oltre un milione dai cittadini. A Pasqua gli aiuti per i primi beneficiari: operai edili a giornata, parrucchiere a domicilio, piccolissimi artigiani le prime domande arrivate. Gualzetti: «Galleggiano sulla linea della povertà e rischiano di andare a fondo se non interveniamo in tempo»
Grazie alle generosità dei cittadini supera quota 5 milioni di euro il Fondo San Giuseppe istituito dall’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e dal sindaco Giuseppe Sala, per sostenere chi ha perso il lavoro a causa della quarantena imposta per contenere il Coronavirus.
Le donazioni
Intitolato al santo patrono dei papà, degli operai e dei lavoratori, il Fondo è stato annunciato dall’Arcivescovo, il 22 marzo, quarta domenica di Quaresima durante la messa in Duomo che i fedeli hanno potuto seguire soltanto da casa a causa delle misure sanitarie assunte per contenere il contagio. Nonostante le celebrazioni siano sospese e i sacerdoti non abbiano potuto rilanciare l’appello presso le proprie comunità l’esortazione a fare ognuno la propria parte, avvenuto esclusivamente attraverso i mezzi di comunicazione e i social, ha fatto breccia: in 15 giorni sono pervenute donazioni complessivamente per un milione e 49 mila euro (1.049.000 euro) che hanno così portato il patrimonio iniziale costituto da Curia (2milioni) e Comune (2milioni) a superare quota 5milioni.
A Pasqua i primi aiuti
Gli aiuti arriveranno già per Pasqua o nei giorni immediatamente successivi.
Su un totale di 126 domande già pervenute, il Consiglio di Gestione, riunitosi mercoledì 8 aprile, ha approvato le prime 24 per un’erogazione complessiva di 36mila e 600 euro. Nei prossimi giorni, in alcuni casi entro domenica i candidati riceveranno il contributo. La cifra potrà variare dalle 400 alle 800 euro al mese a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare e arriverà direttamente sul conto corrente o sarà consegnata, tramite assegno, dal parroco. Il sostegno sarà garantito per tre mesi, rinnovabili, in caso di necessità per altri due.
Dal 25 marzo è stato possibile presentare le domande, secondo due modalità: compilando il form sul sito del fondo o contattando il centro di ascolto parrocchiale più vicino.
Le storie
Giovanni (il suo nome come quello degli altri che citiamo è di fantasia), è stato uno dei primi a chiedere aiuto «Sono un operaio edile ma i cantieri sono tutti fermi e da due mesi sono senza stipendio – spiega nella sua domanda – Tra affitto (400 euro), gli alimenti a mia moglie (300 euro) da cui sono separato e le rate per il furgone (200 euro) che ho comprato per lavorare, non so più come far quadrare i conti».
Valentina è titolare di un piccolo negozio, dove ripara e confeziona scarpe su misura. Ha sospeso l’attività per partorire la sua seconda bambina. Contava di rimettersi al lavoro e invece è arrivato il virus. «Sono separata dal mio compagno e ora non so più come andare avanti: la situazione sta peggiorando, giorno dopo giorno, perché non ho più soldi per pagare l’affitto di casa (650 euro) quello del negozio (550 euro) per acquistare cibo e pannolini. Sono veramente disperata. Vi chiedo gentilmente aiuto!».
«Vado in casa delle signore e offro taglio, messa in piega, manicure e pedicure – racconta Annalisa -. Da un mese le mie clienti hanno smesso di chiamarmi, ma nel frattempo le bollette continuano ad arrivare e io non so più come pagarle».
«I profili che emergono dalle prime richieste di aiuto mostrano quanto pesanti sino già stati gli effetti del lockdown per le fasce più deboli della popolazione, il popolo dei lavoretti che vive ai margini del mercato dell’occupazione e per questa ragione è escluso da ogni tutela. Chi oggi galleggia sulla linea della povertà, finirà sotto se non arriveremo in tempo e a quel punto sarà molto più difficile poi aiutarlo a riemergere», osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.
A chi si rivolge e come si accede
Il Fondo San Giuseppe si rivolge a disoccupati a causa della crisi Covid-19 (ad esempio dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto), lavoratori precari (contratti a chiamata, occasionali, soci di cooperativa con busta paga a zero ore), lavoratori autonomi. Per accedervi occorre essere regolarmente domiciliati sul territorio della Diocesi ambrosiana, essere disoccupati dal primo marzo 2020 o aver drasticamente ridotto le proprie occasioni di lavoro non avere entrate familiari superiori a 400 euro mese a persona.
Il Fondo San Giuseppe opera attraverso i volontari dei centri di ascolto della Diocesi e gli organismi statutari (Consiglio di Gestione e Segreteria) che avevano già gestito il Fondo Famiglia e Lavoro voluto la notte di Natale del 2008 dall’allora arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, per far fronte alla crisi economica.
Lo strumento di carattere emergenziale e temporaneo affianca il Fondo Diamo Lavoro, ultima fase del Fondo Famiglia e Lavoro.