L’arciprete Borgonovo spiega come è nata l’idea dell’evento trasmesso da Rai5, «Arte» e Radio3. Maxischermi in tre chiese della periferia cittadina

di Annamaria BRACCINI

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Monsignor Gianantonio Borgonovo

Un momento importante, di forte significato simbolico, umano, cristiano e artistico, da vivere, direttamente o virtualmente, tra le navate di quella che è – e lo sarà ancora di più la sera del 4 settembre – la «casa» di tutti, il Duomo. In questa logica, il maestro Riccardo Chailly, presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’Arcivescovo, dirigerà le Orchestre e i Cori del Teatro alla Scala a pieno organico, in una esecuzione del Requiem di Giuseppe Verdi, come omaggio alle vittime del Covid.

Ma da dove e da chi è nata l’idea di questo concerto? Lo spiega monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete della Cattedrale: «Qualche giorno dopo Pasqua, ho ricevuto una telefonata del maestro Chailly. L’ho interpretata subito come il messaggio di un mal’ak divino, un angelo del Signore, che veniva a portarmi la risposta di quanto andavo cercando. Il Maestro mi aveva, infatti, chiamato per sondare la possibilità di realizzare un’idea ancora embrionale, che avrebbe poi preso corpo nell’intesa tra il nuovo sovrintendente, Dominique Meyer, il presidente della Fondazione Teatro alla Scala e sindaco Giuseppe Sala. L’idea – mi comunicava la lettera ufficiale del Sovrintendente – era “di far precedere la riapertura della Sede storica della Scala con una serie di esecuzioni della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi in memoria delle vittime della pandemia, nelle Cattedrali delle tre città più duramente colpite da questa pesantissima emergenza sanitaria: Milano, Bergamo e Brescia”».

In tale senso – che vede riuniti credenti e non, Chiesa e società civile – va letta la presenza del Capo dello Stato e la sinergia realizzatasi, da subito, con il Comune di Milano?
Credo che, anzitutto, il Duomo avesse il dovere di raccogliere questo invito, perché la nostra Cattedrale è da sempre chiamata a svolgere in prima linea il ruolo di “casa” di tutti i milanesi: tutti insieme, idealmente, potremo così dare il nostro ultimo saluto – ciascuno a modo proprio – a coloro che sono stati spazzati via dalla pandemia; e tutti possono trovare – ciascuno a modo proprio – un momento per dire l’umano e il cristiano cordoglio alle famiglie, provate anche dall’impossibilità di dare un addio “normale” ai propri cari. Gli organizzatori – Fondazione Teatro alla Scala con il sovrintendente Meyer, Comune di Milano con il sindaco Sala, Veneranda Fabbrica del Duomo con il presidente Fedele Confalonieri e Capitolo Metropolitano con l’Arcivescovo – sarebbero stati propensi a radunare in Duomo le migliaia di persone toccate dalla perdita di qualche congiunto. Non è stato possibile, ma si è tuttavia voluto che l’evento fosse raggiungibile per tutti coloro che desiderano parteciparvi, almeno, con modalità diverse o virtuali.

Da qui la decisione di trasmettere in tv, radio e collegare in diretta tre chiese cittadine attraverso maxischermi?
Sì. L’evento sarà trasmesso da Rai5 , dal canale internazionale “Arte” e da Radio3. Inoltre, un significativo numero di famiglie sarà presente, oltreché in Duomo, nelle chiese in cui sarà proiettato in diretta il concerto, in particolare la parrocchia centrale di Codogno (Diocesi di Lodi). È un piccolo segno di condivisione, ma di significato altamente simbolico.

Anche la scelta del Requiem di Verdi ha una sua ragione specifica, al di là della potenza magistrale di tale composizione?
Certamente. Ritengo che sia di grande pregio il fatto che a unire i cuori sarà la Messa che Verdi scrisse per ricordare Alessandro Manzoni, morto il 22 maggio 1873. Eseguita nel primo anniversario della morte del grande scrittore e poeta milanese, presso la chiesa di San Marco, la “prima” fu dedicata da Verdi alla città di Milano. Ancora più grande è, dunque, la gioia e l’onore, anche perché verrà eseguita – dopo 32 anni e forse solo per la seconda volta in Duomo – quella che oggi è giustamente considerata la partitura verdiana più magistrale.

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