Redazione
Si è tenuta martedì 6 marzo la seconda catechesi quaresimale dell’Arcivescovo dal titolo “Scegliere il matromonio”. Il cardinal Tettamanzi ha parlato del coraggio di scegliere, degli ostacoli che spesso esistono, del valore della condivisione, della vocazione al matrimonio…
di Luisa Bove
«Guardando il filmato del vostro dialogo», dice il cardinal Tettamanzi ai fidanzati riuniti in casa sua, «ho colto innanzitutto delle buone notizie». La più bella è quella del vostro amore: «i sentimenti, i propositi, i sogni, le speranze», anche se non mancano le preoccupazioni e i sentimenti di «dubbio, perplessità, paura, incertezza, difficoltà…».
L’Arcivescovo sottolinea l’importanza della scelta del matrimonio. «Bisogna scegliere nella vita», dice, «perché il rischio che corriamo è di bloccarci nel momento in cui stiamo vivendo», anche perché «è davvero bello stare insieme». Il futuro infatti può spaventare, «non sai se il tuo matrimonio ti darà veramente gioia e felicità». Certo la cultura di oggi non aiuta, «spinge a scegliere tutto e il contrario di tutto», ammette Tettamanzi, e così si finisce per non scegliere niente, «perché non c’è nulla che soddisfa». Ma se non si sceglie, si rinuncia a ciò che di più prezioso possediamo: «la libertà». E cita san Tommaso d’Aquino che affermava: «L’uomo libero è quello che tiene in mano se stesso». Se vogliamo essere davvero liberi e responsabili dobbiamo avere il coraggio di scegliere.
Per decidere di sposarsi, riconosce anche l’Arcivescovo di Milano, i giovani di oggi devono superare tanti ostacoli, a cominciare da quello economico, che impedisce di avere una casa, come pure quello della precarietà di un lavoro. Ma non bisogna dimenticare che alcune coppie «preferiscono convivere», sposi che sono in crisi e altri ancora che «purtroppo registrano un fallimento». Ma l’ostacolo forse più insidioso è rappresentato dalla paura di sbagliare, «quando non siamo sicuri dell’altro».
Quasi per convincere i fidanzati della bontà della scelta di sposarsi, il Cardinale parla del valore della «condivisione», fondato su due elementi: la «comunione», cioè lo stare insieme, e la «donazione», l’essere l’uno per l’altro. E citando il famoso passo della Genesi al capitolo 2 commenta: «Il destino dell’uomo non è la solitudine, ma la condivisione, la compagnia». E aggiunge: «La comunione piena tra l’uomo e la donna», comprende tutto, «il corpo, il cuore, l’intelligenza, la libertà, il sentimento, lo spirito…». Il sacerdote politico don Luigi Sturzo diceva che i due saranno una sola carne generando «una realtà nuova, vivente e personale», cioè un figlio. Attraverso la generazione i coniugi raggiungono la pienezza del loro donarsi.
L’Arcivescovo sottolinea anche il delicato compito dei genitori nell’accompagnare i figli al matrimonio. Ne riconosce non solo l’aiuto economico, la vicinanza, la comprensione, la disponibilità, ma soprattutto «l’educazione che giorno dopo giorno vi hanno condotto fino al fidanzamento e vi stanno conducendo fino al matrimonio e anche dopo». Non solo. Il cardinal Tettamanzi, rivolto ai suoi ospiti, si augura che le «coppie che vivono con gioia e con impegno la loro condivisione» siano «d’incitamento per voi», come pure altri fidanzati che «camminano con tanto senso di responsabilità, con grande fiducia ed entusiasmo».
Anche la Chiesa, assicura l’Arcivescovo, «vi è vicina», ma voi dovete accogliere «tutti gli aiuti e gli stimoli che la comunità cristiana vi offre». C’è però un altro aiuto, «più prezioso», anche se «non si vede» ed è quello di Dio. «È lui che ci chiama, ci prende per mano, ci accompagna, ci fa incontrare, ci fa maturare…». Il Cardinale invita quindi i fidanzati a pregare insieme, a rivolgersi in coppia al Signore, in particolare nel periodo di preparazione al matrimonio. Quella del matrimonio infatti «non è un’avventura che interessa solo i due sposi», afferma Tettamanzi, «ma coinvolge anche Dio». È questa la differenza tra sposarsi “in” chiesa e sposarsi “nella” Chiesa.