Nell’ultima sessione a Caravaggio espresso l'auspicio di entrare in un dialogo costruttivo con le istituzioni regionali, nazionali e internazionali
di Giuseppe
SCOTTI
Segretario della Conferenza episcopale lombarda
«Cari fratelli sacerdoti, mi rallegro che anche quest’anno, nonostante le limitazioni necessarie per contrastare la pandemia, vi siete ritrovati assieme ai vostri Vescovi nel Santuario della Madonna di Caravaggio… sento il bisogno di dire grazie. Grazie per la testimonianza di amore fedele a Dio e alla Chiesa». È la mattina di giovedì 17 settembre. Monsignor Roberto Busti ha appena terminato di leggere il messaggio di papa Francesco. Sono le parole con le quali il Pontefice ha voluto far sentire la sua affettuosa e intensa presenza ai preti anziani e ammalati che da sei anni l’Unitalsi invita a Caravaggio. Un incontro, quello con i Vescovi, che è diventato appuntamento atteso e desiderato. Anche il Papa non ha mai voluto far mancare la sua vicinanza cordiale. Quest’anno poi, in un tempo così provato dalla pandemia, ha voluto essere presente in un modo ancora più esplicito. E la lettera inviata all’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, ne è la prova evidente.
La consueta assemblea di settembre era iniziata con la tragica notizia della morte di don Roberto Malgesini, un sacerdote della diocesi di Como ucciso la mattina del 15 settembre da Radhi Mahmoudi, un immigrato che seguiva. Monsignor Delpini, nell’aprire l’incontro dei Vescovi, ha voluto fin dal primo istante esprimere fraterna vicinanza al Vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, ai familiari di don Roberto e a tutta la Chiesa comasca.
Poi sono iniziati i lavori. Due giorni intensi nei quali il rettore del Pontificio Seminario lombardo, monsignor Ennio Apeciti, ha presentato la relazione sull’anno accademico 2019-2020, segnato fortemente dall’esperienza della pandemia. La vita della comunità del «Lombardo» a Roma – composta da 60 sacerdoti, 4 suore e 12 persone addette ai vari servizi – ha segnato due momenti ben distinti fra il «prima» del Covid-19 e il «dopo». Un po’, del resto, come lo è stato in tutte le nostre comunità.
A seguire, il vescovo delegato monsignor Corrado Sanguineti, monsignor Luca Bressan e i suoi collaboratori hanno invitato a mettere a tema la tutela e valorizzazione del patrimonio storico culturale di interesse religioso, entrando in un dialogo costruttivo con le istituzioni regionali, nazionali e internazionali.
Nella serata, infine, si è messo a punto il messaggio dei Vescovi lombardi sul «dopo pandemia». Si è voluto scrivere una «parola amica» per dire grazie, orientare il cammino, suscitare speranza anche dopo la tragica esperienza della morte che non è la fine di tutto. Il testo, dopo la pubblicazione su Avvenire, è ora in distribuzione e lo si può trovare anche come e-book.
Nella ripresa dei lavori del mattino, prima della Santa Messa con i preti anziani, ecco una prima, seria riflessione, sulla formazione dei presbiteri e sul futuro delle scuole di teologia sul territorio, guidata dal vescovo delegato, monsignor Pierantonio Tremolada, e dal preside della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, don Massimo Epis.
Subito dopo la Messa con i preti anziani e ammalati. Oltre 150 i presenti accompagnati a Caravaggio dai volontari dell’Unitalsi, nel pieno rispetto delle regole sanitarie. Anziani sì, ammalati anche, ma con il cuore lieto per le parole inaspettate di papa Francesco, che «manda di cuore» la sua benedizione mentre chiede il dono della preghiera per lui e il suo ministero.
Due giorni di lavoro intenso vissuti in un clima di fraternità e di preghiera. Giorni conclusi, come di consueto, con alcune nomine: don Gabriele Frassi è stato scelto come nuovo incaricato regionale della Pastorale della famiglia insieme a Daniele Lissi e Sara Introzzi, mentre don Luigi Caimi sarà l’assistente spirituale della Federazione regionale lombarda della Società di San Vincenzo de’ Paoli. Infine, una decisione suggerita da molti sacerdoti ai Vescovi: anticipare l’utilizzo del nuovo messale nelle Chiese di Lombardia. Così i Vescovi hanno deciso che già a partire dalla prima domenica di Avvento – per i fedeli di rito romano – si utilizzerà il nuovo messale stampato dalla Cei, senza quindi attendere la Pasqua del nuovo anno.