La sessione estiva della Cel (3-5 luglio) ha toccato vari temi: la ricezione di “Christus vivit”, le unità pastorali, l’inserimento dei preti stranieri, la tutela dei minori, il coinvolgimento dei laici, i rapporti con le altre religioni
Un tempo di preghiera, di condivisione fraterna, di sguardo sulle sfide pastorali: questa è stata la sessione estiva della Conferenza episcopale lombarda che si è tenuta a Castelveccana dal 3 al 5 luglio sotto la presidenza dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
Giorni fuori dalle loro diocesi, per tutti i vescovi della Lombardia, per lasciarsi interpellare da tutte quelle domande che nella vita apostolica tornano e ritmano i passi del loro cammino e li interpellano a pensare cammini per il popolo santo di Dio. Così, ecco i vescovi chiedersi come proporre in modo significativo e coinvolgente l’Esortazione apostolica del Papa, Christus vivit, immaginando che i giovani siano loro stessi testimoni per i giovani della attrattiva di Gesù. E qui, quasi a sottolineare idealmente questa richiesta. Ecco i ragazzi e i giovani dell’oratorio di Castelveccana a incontrare tutti i vescovi per un momento di condivisione e di gioia.
E poi eccoli interrogarsi sulle unità pastorali, sapendo che queste mettono in primo piano l’esigenza della evangelizzazione e della ministerialità laicale e non solo la sensibile riduzione del clero. E, ancora, come introdurre nella pastorale ordinaria delle diocesi lombarde i preti che provengono da Paesi stranieri? E quali passi compiere per entrare sempre più nella logica del Vangelo ed essere missionari nella nuova situazione sociale? Poi, uno dei problemi che tanto dicono quanto la Chiesa sarà credibile nel nostro tempo: quale strategia mettere in atto per una vera ed efficace tutela dei minori? Di conseguenza lo sguardo va sui Seminari e sui formatori, quindi come continuare a puntare sulla formazione sistematica per i formatori dei Seminari e per gli animatori vocazionali?
Sguardi, domande, provocazioni che coinvolgono anche tutta la Chiesa che è in Italia per vedere come può esprimere, essa stessa, sempre più uno stile missionario che sia capace di intessere legami, collegamenti, incontri capaci di portare vita.
Giorni intensi che obbligano i vescovi di questa terra lombarda a interrogarsi sui laici, sulle molte aggregazioni laicali presenti nel territorio e sull’urgenza di agire associati ai vescovi per un impegno a servizio del Vangelo che animi la vita delle nostre città, dove la presenza dei credenti in Cristo si affianca a quella di altre comunità di credenti, come quella buddista e quella islamica.
Anche qui i vescovi si sono interrogati su come questa dimensione interreligiosa, così significativa nella vita ordinaria, debba poi essere tradotta nella pastorale spicciola, quotidiana, esplicita in un Paese, come l’Italia, dove c’è una lunga tradizione di riflessione e di vita su questi temi. Tre giorni intensi, così come è seria e intensa è la vita di un popolo che sa di essere accompagnato con amore da Dio e non lo può tenere nascosto.