In pieno svolgimento le serate di formazione degli adolescenti che il 26 maggio in piazza Duomo ricevono dall’Arcivescovo il mandato ad animare le giornate estive negli oratori ambrosiani

di Claudio Urbano

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Animatori in piena azione durante un oratorio estivo

C’è brusio in sala tra i ragazzi di Corsico, di Vimercate o del Forlanini, a Milano. Quasi un vociare, ma di quelli che non danno fastidio. Perché l’aria è carica di entusiasmo e di aspettative, ma anche di qualche interrogativo verso l’avventura dell’oratorio estivo, che gli adolescenti vivranno come protagonisti. Saranno loro infatti a organizzare le giornate, a far giocare i più piccoli, a accompagnarli nella preghiera.

Le serate di formazione si succedono a ritmo serrato. Tre solo a Rho, radunando anche cento ragazzi ogni volta. «Anche nel giorno del derby per la semifinale di Champions…», nota Giada Biraghi: lei come gli altri formatori della Fom, in queste settimane incontreranno almeno duemila adolescenti, tra i diversi Decanati della diocesi. La serata di venerdì 26 maggio in piazza Duomo, durante la quale gli adolescenti riceveranno dall’Arcivescovo il “mandato” da animatori (leggi qui), sarà dunque il momento culminante in un percorso di preparazione che non è improvvisato.

Quasi coetanei

Dal gioco all’accoglienza dei bambini, fino alla cura degli ambienti, già ora i ragazzi si stanno calando nel ruolo di animatore: come coinvolgere, per esempio, anche i bambini più timidi? O come approcciarsi a quelli più esuberanti? Come poter essere da esempio, anche se si ha solo qualche anno in più rispetto ai ragazzini delle medie?

I più grandi hanno già qualche risposta. Chi è in prima superiore, oppure chi ha scelto di partecipare come animatore magari anche solo perché spinto dalla presenza di qualche amico, ha qualche incertezza in più, e «tra sé e sé si interroga: “Vediamo come andrà”», racconta Luca Quaglino, anche lui tra i responsabili della formazione. D’altra parte, ragiona Biraghi, «l’oratorio accoglie bambini di ogni provenienza e religione, ed è giusto che sia così anche con gli animatori».

Il ruolo dei formatori

I giovani formatori spiegano e danno consigli, ma soprattutto lanciano stimoli. «Il tema di quest’anno, quello della cura verso gli altri, ci aiuta nel parlare agli animatori del rapporto con i più piccoli – sottolinea Chiara Vescovi, Ausiliaria diocesana, responsabile della formazione per la Fom -. Naturalmente è uno sguardo che non deve fermarsi solo all’interno dell’oratorio: agli adolescenti spieghiamo che la stessa attenzione che avranno verso i più piccoli può essere uno sguardo di cura anche verso tutto il mondo esterno».

C’è dunque anche una cura verso loro stessi, verso il proprio comportamento: «Invitiamo i ragazzi a riflettere sulla possibilità che hanno di conoscersi, di ragionare sulla loro storia personale, e di acquisire nella vita – dunque anche fuori dall’oratorio – uno stile che sia veramente il proprio», sottolinea Biraghi, notando che proprio in questi momenti il brusio si interrompe.

Il silenzio è segno dunque di un’attenzione che è reale, e di una responsabilità che i ragazzi sentono di avere, sottolinea Quaglino: «Forse in questa occasione i ragazzi, che per la società sono per lo più fruitori di servizi, diventano per la prima volta protagonisti; si sentono responsabili di qualcuno, e possono vedere che il loro agire, il loro spendersi in modo gratuito costruisce qualcosa di più grande».

Essere all’altezza

La prospettiva di un’esperienza a tutto tondo come quella dell’oratorio estivo – insieme al rapporto coi più piccoli, c’è quello con i coetanei, così come con gli adulti dell’oratorio – aiuta i responsabili della Fom anche a smorzare le preoccupazioni dei ragazzi: «C’è soprattutto l’ansia di saper essere all’altezza del ruolo, di essere in grado di poter essere esempio per i più piccoli; forse si innesca anche qui quella logica della prestazione che viviamo in molti aspetti della nostra vita – nota Quaglino -. Ma ai ragazzi ricordiamo che hanno il supporto di tutta la comunità». «Certamente, anche tra gli animatori ciascuno ha una storia diversa – ammette Biraghi -, ma se il gruppo sarà affiatato, riuscirà a coinvolgere anche chi, magari, nei primi giorni farà più fatica». «Ai ragazzi – conclude Quaglino – diciamo che anche in questa nuova esperienza possono essere pienamente sé stessi».

 

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