Ireneo Mascheroni, vicepresidente della Federazione Lombarda di Centri di Assistenza alla Famiglia: «Condividiamo pienamente l’appello dell’Arcivescovo. Soffrono soprattutto gli adolescenti, tra i quali aumentano i casi di autolesionismo e i tentativi di suicidio»
di Marta
Valagussa
A partire dalla sollecitazione dell’Arcivescovo a pregare per la «catastrofe educativa» alla quale siamo tutti chiamati a rispondere, incontriamo Ireneo Mascheroni, diacono e vicepresidente di FeLCeAF, la Federazione Lombarda di Centri di Assistenza alla Famiglia, che nella sola diocesi di Milano conta una trentina di consultori.
Qual è la situazione degli adolescenti oggi? Che scenario risulta dalla prospettiva dei consultori?
In quest’ultimo periodo, direi dall’inizio del nuovo anno, stiamo registrando un forte aumento delle richieste di accesso ai servizi di sostegno psicologico da parte dei genitori e dei loro figli, preadolescenti, adolescenti e giovani, che soffrono ora di situazioni legate all’anno passato.
Cioè?
La fatica dei mesi passati sta esplodendo adesso. L’onda lunga del Covid colpisce oggi i nostri ragazzi, fa emergere tutta la fatica della didattica a distanza e della restrizione fisica e psicologica, in una fase in cui hanno bisogno di fare gruppo, comunicare. Quando l’Arcivescovo ha lanciato questo grido di allarme, riprendendo le parole di papa Francesco, abbiamo pienamente condiviso questo appello.
Ma la scuola ha riaperto. Non potrebbe essere questa un’occasione di aiuto per gli adolescenti?
Certamente. Ma assistiamo a grandi sofferenze soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti: registriamo un aumento di casi di autolesionismo e tentativi di suicidio. Questi sono legati a una insofferenza di base e a una difficoltà ad affrontare pienamente questa condizione di pandemia.
Che cosa state facendo per rispondere a questi bisogni?
Gli operatori e le operatrici di tutti i consultori di FeLCeAF sono in prima linea per garantire il supporto necessario. Oltre a una consulenza individuale o genitoriale, offriamo incontri di educazione alle relazioni e di elaborazione delle emozioni legate alla gestione del Covid.
A chi sono indirizzati?
Principalmente agli adolescenti, che sono certamente la categoria più colpita a livello psicologico. Ma dobbiamo ammettere che, dal punto di vista educativo, il Covid ha preso alla sprovvista tutti noi, genitori compresi. Molti hanno pensato, nella primissima fase della pandemia, che fosse giusto lasciare spazio e tempo ai propri figli. Abbiamo visto che è necessaria anche una presenza adulta, che aiuti i ragazzi a comprendere vissuti e sentimenti.
Tanti psicologi sostengono, però, che le risorse scoperte dagli adolescenti durante quest’ultimo anno siano preziose per la loro crescita e la loro maturità…
Senza dubbio. Noi abbiamo sotto gli occhi situazioni estreme e faticose, ma assistiamo anche a riscoperte positive da parte dei ragazzi. Molti di loro ci dicono che hanno avuto tempo per fermarsi a riflettere, hanno potuto approfondire il loro rapporto coi genitori. Questo può rappresentare certamente una buona base di partenza. Ma bisogna lavorarci su, non diamo tutto per scontato. Adesso, provare a costruire un futuro, parte dal presupposto che si faccia tesoro di quanto vissuto finora, dando un nome ai sentimenti e riaprendo prospettive fondate su basi più mature.