Un confronto franco e per molti versi coraggioso ha caratterizzato la sessione del Consiglio presbiterale dedicata alla fase d’ascolto del Sinodo

di Augusto BONORA
Presidente della Commissione preparatoria della sessione

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Può capitare che, terminando un incontro come quello del Consiglio presbiterale diocesano svoltosi a Seveso il 7 e 8 febbraio, emerga dal cuore una risonanza come questa: «Beh, ma allora è ancora possibile, anche tra preti, sognare insieme la Chiesa… Intuire, per le nostre comunità cristiane, sentieri di futuro…». Questo «pensiero positivo», in un tempo nel quale sembra che molte cose si tingano ancora di grigio, non è il frutto illusorio di uno slancio momentaneo (stile Jovanotti, o Gianni Morandi) e neppure di un improvviso colpo di sole, ma la conseguenza di un lavoro vissuto insieme tra Consiglieri, Vicari e Arcivescovo, che mi è parso particolarmente fecondo.

Il frutto dello Spirito

Un tema significativo, sollecitato da tempo, come quello di una Chiesa sinodale. Domande penetranti e ben poste, presenti nei dieci nuclei tematici del Documento Cei preparatorio al Sinodo. Il lavoro della commissione preparatoria, capace di dare una chiave interpretativa e un metodo di lavoro e di accompagnarlo, sintetizzando gli interventi e rilanciando le tematiche. Una conduzione simpatica delle sessioni da parte di monsignor Claudio Stercal e un esplicito desiderio dei componenti di farsi coinvolgere. Tutto questo ha permesso allo Spirito Santo di un generare un frutto che è parso a molti veramente buono. Impossibile darne conto in modo esaustivo senza cadere nella parodia. Ma per offrire almeno un assaggio delle questioni affrontate, mi pare bello trarre qualche spunto dalle cose che – senza polemica, ma con un certo coraggio – sono emerse da alcuni gruppi di lavoro.

Identità, liturgia e missione

Circa «l’identità e la comunicazione nella Chiesa» riporto, quasi a mo’ di titoli alcune affermazioni: «Questione centrale appare l’ascolto reciproco e la disponibilità a cambiare… Come presbiteri di questa Chiesa riconosciamo che siamo formati a dover sempre e comunque dire qualcosa. Poco capaci di coltivare le domande… Le relazioni meriterebbero una cura particolare rispetto all’organizzazione…».  

Della seconda macro-area, sul celebrare, alcune proposte concrete: «Crediamo sia un problema serio l’invecchiamento delle nostre assemblee liturgiche e l’analfabetismo religioso delle nuove generazioni. La questione della Messa domenicale per chi frequenta cammini di iniziazione cristiana va posta più chiaramente. In particolare per i ragazzi vanno individuati specifici percorsi liturgici possibili e va pensata una nuova mistagogia… Si propone che tutta la Chiesa ambrosiana compia un nuovo sforzo di rilancio dei grandi temi della riforma liturgica, come la partecipazione attiva e fruttuosa dei laici e il ruolo della presidenza».

Infine, relativamente alla corresponsabilità nella missione e il discernimento, un’affermazione fondamentale: «Occorre “aggiornare” la missione della Chiesa e provare a prefigurare la Chiesa del “prossimo futuro”, promuovendo una corresponsabilità missionaria dentro la Chiesa. Perciò riteniamo urgente… imparare a lavorare in équipe. Ciò richiede competenze specifiche e qualità umane quali l’ascolto, l’umiltà, la condivisione, l’empatia e un nuovo stile di leadership… Per questo, potrebbe essere utile avere maggior coraggio nella sperimentazione…».

Solo tasselli, tessere di un mosaico che speriamo di poter continuare a definire, per poter di nuovo sognare insieme la Chiesa di domani, senza perdere realismo e contato con il presente.

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