Un ruolo da implementare e valorizzare alla luce del cammino sinodale in corso: se ne è discusso all’ultima sessione del Consiglio pastorale diocesano

di Guido MEREGALLI
Consigliere

laici

«La corresponsabilità laicale nel cammino sinodale della Chiesa di Milano»: questo il tema del Consiglio pastorale diocesano riunitosi il 15 e il 16 aprile a Seveso. Presieduto dall’Arcivescovo, il Cpd è stato aperto dalla presentazione, a cura di Luca Malini, della sintesi delle sette Zone pastorali che hanno lavorato sull’argomento nelle settimane precedenti la sessione. Per loro la corresponsabilità deve essere declinata a partire dalla quotidianità, luogo tipico della condizione laicale e occasione preziosa di Chiesa in uscita. Risuona qui la felice intuizione di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, secondo la quale i laici sono per loro natura «Chiesa in uscita».  

E se è vero che i laici sono Chiesa in uscita, ha detto poi nella sua relazione il teologo don Mattia Colombo, allora quella della corresponsabilità è questione cruciale. Ne va del volto della Chiesa, che vive ormai di ministerialità e sinodalità. Soprattutto quest’ultima chiede ai laici di tornare a essere protagonisti nella vita della Chiesa. Formare dei “discepoli missionari” è la priorità, con l’obiettivo – dice don Colombo – non di cambiare il mondo, ma di «aiutarlo a riconoscere il senso di ciò che accade»: una «spiritualità della Trasfigurazione», secondo l’espressione coniata nel Convegno ecclesiale di Firenze (2015).

Insieme è meglio

È toccato poi a Stefania Borghi (Associazione Maestri Cattolici) e a Marco Trivelli (Cl, Direttore generale ASST Brianza) mettere in evidenza l’importanza di muoversi da laici non da soli, ma a partire da consolidate esperienze associative. La loro testimonianza ha fatto da apripista al lavoro a gruppi e poi all’assemblea finale da cui sono scaturite feconde indicazioni:
1) la corresponsabilità laicale si fonda sulla corresponsabilità battesimale, che va posta alla base di qualsiasi cammino che punti a formare “discepoli missionari”;
2) centrale il tema della formazione: non in modalità top-down, ma con la diretta partecipazione dei laici, formati e formatori al contempo;
3) la «spiritualità della Trasfigurazione» implica piena aderenza alla realtà quotidiana alla luce di un continuo discernimento spirituale;
4) fondamentale il ruolo della comunità, luogo di relazioni fraterne, spazio ospitale per quel discernimento che solo può formare e sostenere il “discepolo missionario”.

Nel suo intervento di chiusura, l’Arcivescovo ha ricordato come la corresponsabilità sia componente essenziale del cammino verso la Chiesa sinodale. Per inciso: in una sua mozione (l’unica approvata all’unanimità) il Cpd ha chiesto che, in occasione dell’imminente revisione del Direttorio, il coinvolgimento dei laici nei processi decisionali già previsto per le Assemblee sinodali decanali sia esteso anche ai Consigli pastorali parrocchiali e di Comunità pastorale.

Incrementare il tasso di corresponsabilità nella Chiesa – ha concluso monsignor Delpini – non è una manovra di potere, ma qualcosa che in tanto vale in quanto serve alla missione della Chiesa. Vero è che è difficile annunciare il Vangelo nei luoghi dove viviamo. E ancor più si fatica a formare uno sguardo profetico sulla realtà. E tuttavia, proprio questa è la sfida a cui la corresponsabilità battesimale chiama ogni laico impegnato nel mondo.

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