Pronti a leggere la realtà decanale con le sue necessità e risorse per avviare percorsi pastorali «tagliati su misura» in vista della nascita delle Assemblee sinodali, che presteranno attenzione alla complessità e rispetteranno il pluralismo, riconoscendo nelle differenze l’unicità di ciascuno
di Simona
BERETTA
Gruppo Barnaba Decanato di Cernusco sul Naviglio
«Qualcosa che riguarda preti e vescovi», si penserà. «Una cosa da addetti ai lavori», immaginerà qualcuno. E invece questo cammino, ancora in gran parte da compiere, intende coinvolgere anche laici, credenti, appassionati di umanità in una progressiva responsabilizzazione pastorale nella Chiesa locale (e non solo) e verso la comunità.
La proposta che l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, affida è quella di costituire gradualmente organismi (Assemblee) sovra-parrocchiali (decanali, perché la misura degli spazi di vita si è fatta sempre più ampia), che lavorando secondo uno stile sinodale, siano in grado di leggere il territorio secondo criteri evangelici, con gli occhi della fede; di riconoscere e far conoscere casi, situazioni, realtà, singoli accadimenti che abbiano il sapore edificante di una Buona notizia. Inoltre di indirizzare il lavoro della comunità cristiana verso scelte e percorsi pastorali «tagliati su misura» per quel territorio.
Gruppi di persone provenienti dai vari ambiti di impegno nelle parrocchie del Decanato, che per professionalità (insegnanti, medici, educatori, operatori sociali, ecc) o ruolo nella comunità (allenatori, volontari del terzo settore, responsabili di gruppi o movimenti, ecc) contribuiscano dal proprio punto di osservazione a rileggere il territorio e la gente che lo abita, con l’obiettivo di suggerire alla Chiesa sul territorio adeguati cammini di vicinanza e cura pastorale.
Nel nome dell’Assemblea è suggerito anche il metodo, l’approccio da tenere: sinodale. Ciò significa che l’Assemblea si impegnerà a lavorare prestando attenzione alla complessità, rispettando il pluralismo (delle opinioni, delle visioni, dei vissuti), riconoscendo nelle differenze l’unicità di ciascuno e non una distanza.
Le Assemblee sinodali decanali saranno il risultato visibile e non casuale di un percorso cominciato con il Sinodo minore «Chiesa dalle genti». Il Sinodo prendeva le mosse dai numerosi cambiamenti sociali (anzitutto le migrazioni), culturali, di significato, in atto nella società e dunque anche nella comunità cristiana, approdando poi a una riflessione più ampia sulla trasformazione silenziosamente già all’opera in tutta la Chiesa ambrosiana, sull’opportunità e l’urgenza di rimodulare linguaggi, stili pastorali e valorizzare quei germogli di cambiamento di una «Chiesa in uscita», di una pluralità arricchente, di sperimentazioni coraggiose.
La pandemia ha poi impresso un’accelerazione inaspettata alla necessità di trovare nuovi modi di farsi prossimo e a immaginare nuovi strumenti. Uno di essi è l’Assemblea sinodale decanale, che a oggi è ancora solo abbozzata. Dopo un articolato percorso si è ritenuto opportuno promuovere una definizione progressiva delle Assemblee, partendo da un piccolo nucleo fondativo: il cosiddetto Gruppo Barnaba, la cui ufficializzazione avverrà durante il pontificale in Duomo di questa mattina. A oggi, pressoché in tutti i Decanati è presente un Gruppo Barnaba, costituito dal decano, dal moderatore/moderatrice, dal segretario/a e da altri quattro o cinque laici.
La Chiesa ambrosiana, con questa articolata riforma, avvia un nuovo processo e come tutto ciò che è nuovo, porta con sé la fatica di mettersi in discussione, di muoversi nell’incertezza, di accettare che alcune logiche devono evolvere per un bene maggiore. Una sfida, che agli occhi della fede, diventa un’opportunità.