A Villa Sacro Cuore di Triuggio una giornata di memoria, festa e preghiera per ricordare i momenti più significativi del percorso di attenzione pastorale alle persone separate e alle nuove unioni
di Marina e Biagio SAVARÉ e don Fabio VISCARDI
Referenti del Gruppo Acor del Servizio diocesano per la Famiglia
«L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza»
(Os 2,16-17)
Proprio l’icona di Osea, ricca della straordinaria fecondità della misericordia di Dio, nel 2007 ispirò don Silvano Caccia, allora responsabile dell’Ufficio diocesano per la famiglia, nel proporre percorsi di attenzione pastorale verso le persone separate e le coppie in nuova unione. Nascevano così – precisamente nella zona di Varese – i primi gruppi “Acor – Porta di speranza”, spazi di incontro nella fede per quanti desideravano ricoprire il volto misericordioso del Padre dentro la loro vicenda.
L’anno successivo arrivò la parola incoraggiante del Vescovo. All’Epifania 2008, infatti, il cardinale Dionigi Tettamanzi pubblicava Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, una lettera che ha conosciuto una larga risonanza non solo ecclesiale. Un indubbio invito a favorire la diffusione dei gruppi anche nelle altre Zone pastorali della Diocesi.
Il percorso di questi anni ha mostrato che solo l’incontro personale con il Signore può guarire e aprire nuove vie di riconciliazione, disponendo anche a camminare lungo il duro sentiero del perdono. Rinnovate da questo incontro, le stesse persone separate sono diventate le prime e più credibili testimoni di una fede capace di trasformare anche le esperienze più negative in occasione di misericordia. Ecco alcune testimonianze:
«Con loro ho incontrato persone separate e divorziate che avevano bisogno, come era stato per me, di risposte concrete che spaziavano dai problemi educativi dei figli (l’affidamento degli stessi, gli assegni di mantenimento…) a come gestire la rabbia – spiega Lucia -. Spesso si cerca solo amicizia, perché nella separazione succede sovente di trovarsi soli anche nei confronti di quanti prima costituivano la cerchia delle proprie relazioni. Lì ho realizzato come chi ha vissuto queste ferite riesce a comprendere meglio i fratelli coinvolti nella stessa esperienza».
«Questo cammino spirituale mi ha aiutato a elaborare la mia ferita affettiva, ad accettarla, ad affidarla al Signore, a sentirmi amata profondamente da lui nonostante i miei errori – dice invece Elena -. Ho incontrato tante persone che hanno affrontato lo stesso dolore: pregare con questi fratelli ha curato il mio dolore, gli ha dato un senso, mi ha fatto capire che la Chiesa siamo anche noi perché Gesù si manifesta soprattutto nei fratelli che soffrono… e noi siamo persone ferite e sofferenti!»
Dieci anni dopo, domenica 18 giugno, tutti i gruppi Acor avviati in Diocesi si incontreranno alla Villa Sacro Cuore di Triuggio. Sarà una giornata di memoria, di festeggiamenti e di preghiera per ricordare i momenti più significativi di questo percorso, ringraziare il Signore per i tanti prodigi che ha permesso in queste piccole comunità e chiedere di illuminare il cammino futuro di servizio alla Chiesa.