La Settimana dell’educazione sul tema «Scrivere insieme il futuro» è, per il direttore della Fom, «occasione per coinvolgere e rimotivare la comunità educante, un invito a non scoraggiarsi»
di Luisa
BOVE
«Scrivere insieme il futuro»: non poteva avere titolo migliore quest’anno la Settimana dell’educazione, dal 21 al 31 gennaio, in un tempo ancora profondamente segnato dalla pandemia da Covid-19 che ha stravolto la vita e i progetti di tutti. «La Settimana – spiega don Stefano Guidi, direttore della Fondazione oratori milanesi – è sempre un’occasione per coinvolgere e rimotivare la comunità educante, a maggior ragione in questa fase che stiamo attraversando. È quindi un invito a non perdersi d’animo, a non scoraggiarsi e a non rinunciare a vivere questo tempo di relativa sospensione».
Ma gli oratori riescono a svolgere le loro attività?
Gli oratori stanno vivendo al massimo delle possibilità in questo periodo e si stanno preparando alla riapertura, per ricominciare e ricostruire. «Scrivere insieme il futuro» è un’immagine per dire che questo non è un tempo in cui non fare niente o esprimere solo un lamento, senz’altro reale e sincero, ma anche un tempo in cui pensare a un cammino educativo che riprenderà a tutti gli effetti. La nuova situazione educativa sarà molto condizionata dall’esperienza della pandemia, subirà degli effetti, così come l’Arcivescovo ci ha richiamato nel Discorso di Sant’Ambrogio indicando un’emergenza spirituale, educativa e sociale. Quindi dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione che ci provocherà molto.
Come si colloca la Domenica della Parola nella Settimana dell’educazione?
All’interno della proposta complessiva ci è sembrato importante sottolineare la Domenica della Parola in chiave educativa, cioè mettendo a disposizione della comunità educante la possibilità di vivere un momento di spiritualità confrontandosi con un brano della Scrittura. In questo modo raccogliamo l’invito del Papa a vivere quella domenica con un’attenzione particolare all’ascolto della Parola: questo diventa per la comunità educante l’occasione per vivere e rinnovare un vissuto spirituale.
Proponete anche «La santità che ti immagini». Di cosa si tratta?
Adottando linguaggi diversi abbiamo pensato di proporre un’altra modalità formativa riferita ai film capaci di trasmettere un contenuto educativo, corredandolo con una scheda e altri strumenti utili per approfondire il messaggio. Si tratta di una proposta specifica per il cammino formativo degli educatori.
Il percorso Oratorio 2020 invece come procede?
Nel 2020 avevamo individuato una data simbolica, un punto di arrivo, con l’idea di riprendere i fondamentali dell’oratorio. Nessuno però poteva immaginare la nuova situazione che si è creata e che ora ci sta mandando provocazioni che non erano prevedibili. In un certo senso stiamo davvero vivendo l’Oratorio 2020 sul campo. La consegna era quella di riscrivere i progetti educativi, ma questo è stato evidentemente frenato dalla situazione che stiamo vivendo. Tanti oratori avevano iniziato un processo al loro interno, che ha subìto una battuta d’arresto e che ora tentano di riprendere. Noi stiamo cercando di accompagnarli con strumenti molto agili per vivere questo tempo facendo esperienza, quindi non vivendo soltanto di emozioni o di episodi, ma cercando di metabolizzare quello che in qualche modo si sta imparando.
Quando è prevista la conclusione?
Quello che doveva essere l’evento diocesano di febbraio è rinviato. L’Arcivescovo ha chiesto che la fase conclusiva del percorso, con la consegna dei progetti educativi, venga svolta quando si potrà viverla in presenza, perché sia davvero un appuntamento diocesano e non online. In ogni caso l’esperienza estiva di Summerlife nel 2020 ci ha confermato la bontà della proposta dell’oratorio, quindi non di uno strumento superato, ma desiderato. Oggi invitiamo tutti a vivere gli oratori non come un’idea simbolica, perché siamo dentro a un tempo reale che ci sta provocando tanto e che ci chiede capacità di discernimento.