La meditazione nell’adorazione eucaristica: «Non disperate dell’umanità, non pensate solo a voi stessi, ammonite i violenti, curatevi delle vittime». Pubblichiamo il testo della preghiera e un'intervista a monsignor Delpini
«Questo momento drammatico, questo tempo confuso, questa umanità smarrita, angosciata, indignata, spaventata, domanda una parola che non sia solo convenzionale, che non sia solo una retorica proclamazione di principi. Quale parola possiamo dire noi, discepoli di Gesù?». Così l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, ha iniziato la sua meditazione nel corso dell’Adorazione eucaristica che si è celebrata oggi pomeriggio in Duomo, accogliendo l’invito del Papa a dedicare la giornata del 2 marzo al digiuno e alla preghiera per la pace (leggi qui il testo integrale).
Le esortazioni
«Non disperate dell’umanità. Non pensate solo a voi stessi. Ammonite i violenti. Prendetevi cura delle vittime»: questi i quattro appelli dell’Arcivescovo nel suo intervento.
Di fronte allo sconforto per questa ennesima guerra, per «la perversione di rapporti tra popoli fratelli che genera il fratricidio, la desolazione di gente che lascia il paese, la casa, la terra», l’Arcivescovo ha invitato anzitutto a «non disperare dell’umanità»: «Continuate a credere che tutti siamo fatti per edificare la fraternità universale. Trovate parole e gesti, pensieri e occasioni per dichiarare la stima, l’invito a conversione, la vocazione all’amore fraterno di tutti gli uomini e le donne che abitano questa terra».
«Nella tragedia abita la tentazione di ripiegarsi su di sé e di intendere il dramma presente solo come un danno economico», ha proseguito monsignor Delpini. «È necessario invece un animo grande e sensibile, che sosta in preghiera per ascoltare lo Spirito che suggerisce le vie da percorrere e non solo i danni prevedibili e i vantaggi probabili».
«Abbiamo una parola da dire a tutti coloro che vogliono la guerra – ha poi ammonito -: ricordatevi che dovete morire, tutti dobbiamo morire. Dovrete rendere conto a Dio di quello che avete fatto».
«Viene il momento del prendersi cura», ha concluso l’Arcivescovo: «Verranno a bussare persone che hanno perso la casa. Trovino casa tra noi in una accoglienza intelligente, lungimirante, generosa e sollecita. (…) Sia generosa la mano che dona e che organizza il sollievo».
L’impegno di Caritas Ambrosiana
A questo proposito, la Caritas Ambrosiana si è attivata già dal 24 febbraio, anzitutto avviando una raccolta fondi a sostegno delle azioni condotte dalle organizzazioni sorelle della rete Caritas, in particolare in Ucraina e nei Paesi confinanti.
Sul versante dell’accoglienza dei profughi arrivati o che arriveranno in Italia, Caritas Ambrosiana sta raccogliendo dal territorio disponibilità per dare vita – qualora se ne palesi la necessità, d’intesa con le autorità pubbliche – a una rete di accoglienze diffuse in appartamenti, spazi parrocchiali, locali appartenenti a istituti religiosi o a privati cittadini. Ad oggi sono giunte a Caritas ambrosiana almeno 70 segnalazioni di persone arrivate a Milano dall’Ucraina e la stessa Caritas ha già raccolto circa 150 disponibilità (da famiglie, parrocchie, istituti religiosi) per accogliere persone in fuga dalla guerra.
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