“Economia e società per il bene comune”. Questo il titolo del Convegno nazionale dedicato, presso l’Università Cattolica, alla lezione di Giuseppe Toniolo. «Non stiamo celebrando solo una memoria, ma una dinamica di aiuto e di intercessione in comunione con i Santi»
di Annamaria
Braccini
Giuseppe Toniolo, un economista, uno scienziato, un beato. Eppure, forse, il suo nome oggi dice poco a molti. Anche per questo il percorso di tanti incontri, seminari e Tavole rotonde, che il Comitato per il Centenario della morte di questo grande uomo di fede e di cultura. ha promosso, è meritorio e importante. Al centro di tutti questi eventi, si situa il Convegno Nazionale che, presso l’Aula degli Atti Accademici “Pio XI” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, vede riuniti Vescovi – tra gli interventi di apertura quello l’Arcivescovo -, studiosi, docenti, figure eminenti del cattolicesimo italiano.
Per un’intera giornata – in tre Sessioni – si ripercorre, così, la lezione di Toniolo, con il titolo “Economia e società per il bene comune”, attraverso le comunicazioni di oltre 25 relatori e i messaggi del presidente della Repubblica – che sottolinea «l’apporto particolarmente significativo di Giuseppe Toniolo nell’elaborazione e nella diffusione dell’idea di democrazia» e «la traccia presente nei principi fatti propri dalla Costituzione italiana» -, e dei cardinali Pietro Parolin (a nome del Santo Padre) e Gualtiero Bassetti. Se il presidente della Cei ricorda l’attualità del messaggio tonoliano e la possibilità di trarne «ossigeno e respiro al pensiero sociale cristiano, guardando con fiducia al futuro e generando processi positivi», il messaggio del Segretario di Stato vaticano, viene letto dall’Arcivescovo nella sua veste anche di presidente dell’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo”- Ente Fondatore della “Cattolica”. Dice il vescovo Mario: «La testimonianza del Toniolo ci invita a vivere questo centenario non come una commemorazione, ma con la percezione della comunione dei Santi che diventa una familiarità incoraggiante. Non stiamo facendo memoria di un morto, che pure ha scritto cose profetiche che hanno segnato strade per il futuro, ma stiamo generando una paternità che la morte non interrompe, una dinamica di reciproco aiuto e intercessione. La comunione dei Santi è una verità un poco dimenticata, per questo ci sentiamo impauriti e smarriti, perché abbiamo sempre l’impressione di avere tutto il mondo sulle spalle, mentre la comunione dei Santi ci dice che siamo un popolo in cammino che vive la grazia di Dio dove i Santi continuano a essere amici, consiglieri, testimoni. Avverto una comunione con Giuseppe Toniolo».
Poi, la lettura del messaggio della Segreteria di Stato con le parole di papa Francesco: «A distanza di cento anni dalla sua morte», con «la situazione dell’Europa e del mondo, segnata da nuovi problemi come l’acuirsi della questione ambientale e il nuovo incontro di popoli e culture nel fenomeno incalzante delle migrazioni, la visione del Toniolo appare ancora capace di offrire spunti di discernimento e di impegno. Il Santo Padre auspica che i cattolici italiani imparino da questo loro insuperato “maestro” a interrogarsi sull’urgenza di una nuova stagione del loro impegno sociale e politico che, senza annullare le legittime differenze, si inalvei in percorsi unitari di orientamenti e propositi, sottraendo la presenza cattolica nella società alla tentazione dell’indifferenza e al rischio dell’irrilevanza. I cattolici italiani sappiano imitare lo slancio del beato Giuseppe Toniolo. Si pongano nell’alveo della sua “profezia”. E siano, anche in questo, in prima linea i giovani, che il recente Sinodo ha additato all’attenzione di tutta la Chiesa e ai quali il professore pisano si dedicò con particolare premura dalla sua cattedra universitaria e stando vicino ai giovani della Fuci».
Il rettore dell’Ateneo Franco Anelli ricorda l’importanza – «che siamo chiamati a riprendere» – di Giuseppe Toniolo per l’Università e la cultura cattolica. «In senso tecnico non fu fondatore della “Cattolica”, non firmò mai Atti, ma ha dato impulso, ha fatto comprendere la necessità di una presenza dei cattolici in campo scientifico» e, per questo, l’Ente fondatore fu a lui intitolato. «Nei rapporti con molti colleghi, soffrì lui stesso di un’avversione proprio per la divaricazione, nei suoi tempi (era nato a Treviso il 7 marzo 1845, morì a Pisa il 7 ottobre 1918; docente di Economia, fu padre di 7 figli ed è stato beatificato il 29 aprile 2012), tra sapere scientifico e credenza di chi inspirava la sua vita alla fede». Tuttavia, «c’è una ragione anche di tipo appunto scientifico, appunto, che si deve richiamare», evidenzia Anelli. «Nel 1873, il 23 dicembre, egli tenne la sua Prolusione della libera docenza con il titolo “Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche” (avrebbe vinto la cattedra di Economia Politica nell’Università di Modena nel 1878, poi insegnerà fino al 1917 a Pisa): un titolo che dice la sua attualità nel richiamo alla dimensione etica dell’economia in un’epoca positivistica e di contrapposizione».
I Lavori, introdotti dallo storico e politico, presidente del Centro studi storici e sociali, Ernesto Preziosi, prendono avvio con la prolusione del vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, presidente del Comitato per la Canonizzazione del Beato Toniolo, monsignor Domenico Sorrentino che, con il richiamo ad alcuni punti cruciali e problematici, osserva. «Diceva Toniolo: “Non potremo mai dimenticare che il nostro intendimento finale non è la guerra ma la pace, quella che ci deve apportare la democrazia cristiana del secolo ventesimo, in cui, sopra la larga base del popolo, tutta la gerarchia sociale nel nome di Cristo si rassicuri e nobiliti facendosi vindice e ministra della elevazione delle classi laboriose”. È la stessa utopia-profezia-invocazione che ha spinto cattolici come De Gasperi, Schuman, Adenauer, a gettare, nel solco di radici cristiane sempre vitali, le basi pacifiche di una nuova Europa, dopo l’umiliazione sanguinosa di due guerre mondiali. La stessa passione che ha portato i cattolici democratici italiani dell’ultimo dopo-guerra a dare un contributo notevole alla Carta costituzionale del nostro Paese, in dialogo con altre ispirazioni e culture. Toniolo sta alle origini del percorso ideale di uomini come Sturzo, De Gasperi, La Pira. Un discorso che oggi, dai confini europei, rimbalza a quelli planetari. Potrà essere, il mondo globale, veramente democratico, incardinato sui diritti umani e su una visione solidale dei rapporti umani e dei rapporti tra le nazioni? E potrà esserlo senza il lievito cristiano? E, in ogni caso, quale parte dovranno avere i cristiani nel perseguimento di questa utopia?». Certo che potrà esserlo, se solo si ricordano le lezioni della storia e gli uomini che videro lontano.