Le offerte raccolte in tutte le Messe saranno destinate ai sacerdoti più provati dagli anni e dalla malattia. Lettera augurale dell’Arcivescovo al clero: «Coltivare la consapevolezza dell’appartenenza al presbiterio»
Giovedì santo è la giornata ad alta densità per tutti i preti che ricordano la sorgente del loro ministero. Tuttavia quest’anno, a causa della pandemia, la Messa crismale in Duomo con l’Arcivescovo vedrà una partecipazione limitata di concelebranti in rappresentanza di tutto il clero ambrosiano.
In questa Pasqua monsignor Delpini ha voluto rendersi presente a tutti i preti con una lettera di augurio e incoraggiamento personale. In occasione del Giovedì santo un’attenzione particolare è rivolta ai presbiteri più provati dagli anni e dalla malattia: a loro sarà destinata la tradizionale colletta del Giovedì santo, segno di fraterna carità, a sostegno delle loro condizioni precarie.
«Ormai da molti mesi non mi è possibile vederti, scambiare due parole, condividere una Ave Maria. Continuo a pensare a te e a sperare di vederti presto – scrive l’Arcivescovo nella lettera di auguri di Pasqua -. Nella Messa crismale rinnoviamo gli impegni assunti nel giorno indimenticabile della nostra ordinazione e viviamo nella grazia di appartenere a questo meraviglioso, complicato, stimolante presbiterio diocesano». E continua: «Viviamo in questi giorni l’appartenenza al presbiterio: c’è una smentita e una conferma in questo augurio. Una smentita perché i rapporti si sono diradati, gli incontri sono stati impossibili, le visite impedite. Talora viene da pensare: chi si ricorda di me? Perché nessuno mi scrive, mi telefona, mi fa pervenire un messaggio? E poi dicono che siamo fratelli nell’unico presbiterio! Anche una conferma, però. La gente continua a guardarci come preti, anche se non abbiamo uno specifico incarico, noi continuiamo a pregare gli uni per gli altri, anche se non possiamo incontrarci, nella Messa continuiamo a ricordare ogni giorno papa Francesco e il vescovo». C’è quindi qualcosa che unisce tutti i sacerdoti, qualcosa che è «più profondo e decisivo degli incontri e delle chiacchiere, della programmazione e delle attività, dei ruoli e delle procedure», insomma ciò che unisce è «la grazia dell’ordinazione».
La tradizionale colletta del Giovedì santo richiesta ai sacerdoti ambrosiani diventa quindi un segno concreto, un gesto di solidarietà e vicinanza, che i preti esprimono per sostenere e aiutare i confratelli più in difficoltà. L’unione e la comunione fraterna si esprime anche così. «Ti scrivo per farti gli auguri – aggiunge Delpini -, ma anche per chiederti un favore: fai quello che puoi per coltivare la consapevolezza dell’appartenenza al presbiterio e per aiutare negli altri questa consapevolezza. Per favore: parla, prega, provoca, correggi, racconta. Scrivi. La grazia di essere preti in questa Diocesi risplenda sempre in una gioia profonda, in una attenzione e sollecitudine reciproca, nella preghiera di intercessione».