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Redazione

Mattinata tranquilla per leggere il breviario con calma, lasciarci circondare da dispettose scimmiette, leggere un libro sull’esploratore Livingstone e prendere qualche appunto. Non mancano mai conversazioni con l’Arcivescovo che sempre mi arricchiscono, anche nel notare gli avvenimenti grandi della politica (tipo guerra in Iraq) visti dal Sud del mondo, con domande angoscianti sui diritti e doveri dei popoli, ricchi o poveri che siano, ma tutti con pari dignità e valori. Sempre nel tardo pomeriggio si torna nel parco nazionale.

L’Arcivescovo è con noi per incontrare i leoni. Sono segnalati fermi da due giorni nella zona della Chichele Lodge a circa 30 chilometri. Qualche volta occorre azionare la marcia ridotta e stare attenti ai grossi sassi che possono danneggiare la coppa dell’olio, ma si procede bene, sempre con gazzelle, facoceri e anche giraffe a fare da comparse.

Altre jeep di turisti si muovono nel parco, alcune impegnate in un safari fotografico che comprende i pochi fiori e la svariata gamma di uccelli dai piccolissimi colibrì alle aquile che vediamo ferme sugli enormi baobab. Ma a noi interessano i leoni e cerchiamo di aguzzare la vista su tutto ciò che è di colore marrone-rosso. L’arcivescovo, ricco d’esperienza, comincia a diventare pessimista: «C’è troppo movimento nel parco, c’è troppo rumore, gli animali vanno all’interno…». La conferma viene da un guardiacaccia che incontriamo vicino ad un nuovo villaggio turistico in costruzione. «Sì i leoni erano laggiù fino a tre ore fa’, erano circa una dozzina, sono stati là sdraiati per due giorni, ma ora sono andati all’interno, in quella direzione, in cerca di cibo, qui si sentono disturbati…».
Si sente un urlo: è un giovane elefante che corre urlando. Sembra solo, sembra come impazzito, forse sta scappando, ma da chi? Già la foresta ha il colore rosso del tramonto, con il fiume che assume lo stesso colore. Si vedono diversi animali abbeverarsi laggiù, ma qualcuno già sta tornando a casa, prima del buio: un branco di elefanti.

Solita brusca frenata, nel bel mezzo della savana, con retromarcia subito innescata, per poi spegnere anche il motore. La mia macchina fotografica ha pane per i suoi denti: dieci foto in successione mentre dieci elefanti attraversano pigramente la strada, tranquilli dopo il bagno nel fiume.

Al campo base siamo ancora senza elettricità per ore, ma non ci dispiace perché è favorita la conversazione che questa sera tocca le attività della diocesi, il passato, il presente e il futuro delle vocazioni con il giovane prete e le due suorine continuamente sollecitate dalle domande dell’Arcivescovo. Ascolto con interesse, qualche volta coinvolto anche perchè suor Priscilla è del famoso vivaio vocazionale di Kafue.

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