La prevalenza delle relazioni “classiche” rispetto a quelle on line è uno dei dati più significativi della ricerca, come rileva il co-curatore Fabio Introini. «Un contributo interessante in vista del Sinodo», secondo don Massimo Pirovano
di Annamaria
Braccini
«È un lavoro molto interessante e approfondito, che i sociologi Cristina Pasqualini e Fabio Introini hanno portato avanti con grande competenza». Così don Massimo Pirovano, responsabile della Sezione Giovani del Servizio per i Giovani e l’Università, definisce la ricerca “#TiDicoLaMia”, giudicandola molto utile anche ai fini del prossimo Sinodo dei giovani: «Il Sinodo è, prima di tutto, una chiamata a uscire da certe impostazioni, a camminare insieme, come dice la stessa parola “Sinodo” – spiega -. Questo ci libera dalla tentazione di un’autoreferenzialità che isola e impoverisce, alla fine, la Chiesa stessa. Naturalmente ci sono difficoltà, nessuno se le nasconde: però è differente riconoscere le complessità rispetto a dare una lettura della vita giovanile come se fosse sempre un problema».
E in effetti, a scorrere i dati (che verranno pubblicati nel prossimo autunno), si delinea un orizzonte di riferimento per nulla scontato, attraverso cui comprendere il complesso universo giovanile rispetto alla fede, come rileva il co-curatore della ricerca, Fabio Introini: «L’analisi si muove su un campione eterogeneo, anzi sarebbe meglio dire su più campioni, perché abbiamo effettuato diverse azioni di ricerca: un questionario quantitativo che ha intercettato 3800 giovani; a questo si sono affiancati altri percorsi di ricerca, che noi chiamiamo qualitativi, utilizzando campioni più ristretti, ma che, proprio per questo, consentono di entrare maggiormente in profondità rispetto ad alcune questioni».
A chi è stato rivolto il questionario?
Essendo on line, ha intercettato un pubblico, compreso nella fascia d’età tra i 16 e i 29 anni, abbastanza composito, anche se possiamo considerare mediamente vicino alla Chiesa.
Quali le finalità dell’indagine?
Tra gli obiettivi fondamentali c’era proprio quello di approfondire il vissuto dei giovani d’oggi rispetto alla fede e, non ultimo, il rapporto che hanno con la Chiesa e come questa intercetta le loro esistenze.
Qual è il dato più significativo che emerge?
La ricerca ha fornito in particolare alcune conferme delle caratteristiche dei cosiddetti Millennials. Rispetto al mondo delle loro relazioni abbiamo riscontrato un primato della sfera primaria, perché le relazioni particolarmente significative non sono molte a dispetto dell’immagine che si dà di costoro, spesso presentati come i dominatori delle piattaforme social e immaginati, quindi, dentro densissime “reti”. Tuttavia, alla fine, le relazioni significative rimangono quelle più classiche: la famiglia e gli amici. I genitori emergono come particolarmente importanti nei momenti problematici, gli amici, invece, laddove vi è qualcosa di bello da raccontare e da condividere. Il gruppo – soprattutto il piccolo gruppo – le relazioni faccia a faccia, “io-tu”, sono i contesti in cui i nostri giovani dichiarano di sentirsi più a loro agio. I rapporti on line, ovviamente, sono presenti nella loro vita, ma per buona parte non sono così rilevanti come ci si aspetterebbe.