Nel paese natale di San Giovanni XXIII la seconda tappa del percorso regionale delle Chiese lombarde, che ora passa alla fase diocesana

Giovani e Vescovi
Foto di gruppo al termine dell'incontro

di Letizia GUALDONI

Nell’Esortazione apostolica Christus vivit papa Francesco rileva come «la Chiesa di Cristo può sempre cadere nella tentazione di perdere il suo entusiasmo»: «sono proprio i giovani che possono aiutarla a rimanere giovane», a rinnovarsi.

Le parole dell’Arcivescovo

Chissà «quante categorie possiamo usare», per dare oggi un’idea di chi sono i “giovani”. Se lo è chiesto anche l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel suo intervento di sabato 10 dicembre a Sotto il Monte (Bg), in quello che – dopo poco più di un anno da quel 6 novembre 2021 in Duomo a Milano – segna allo stesso tempo il secondo appuntamento del percorso tra «Giovani e Vescovi» e l’avvio della fase diocesana.

«Forse l’idea di mendicanti risentiti», perché si sentono derubati del futuro, della speranza, della bellezza del pianeta? «Oppure forse sono sognatori incantati», convinti che il mondo gli appartiene e sarà migliore di come era prima. O, anche, «camminatori infaticabili», testardamente impegnati a rincorrere tempo e risultati, mai sazi di esperienze, sempre proiettati in avanti, sempre oltre.

Giovani e Vescovi

L’Arcivescovo durante il suo intervento

«Tuttavia – ha affermato l’Arcivescovo – la Chiesa e i giovani, insieme con i Vescovi, hanno cercato di raccogliere queste immagini del tempo che viviamo e dei ragazzi e delle ragazze che si affacciano alle responsabilità adulte, dei giovani. E noi abbiamo la responsabilità non soltanto di ascoltare, ma di dare testimonianza della salvezza operata da Gesù». E chi potrà dare testimonianza di questa grazia, se non «il volto di una Chiesa che sa essere giovane con i giovani, che sa dire al mondo la sua simpatia: capace di orientare il cammino dei camminatori infaticabili, dare concretezza ai sogni dei sognatori incantati, dare motivo di gratitudine ai mendicanti risentiti»?

È «una Chiesa che ha bisogno dei giovani – ha ripetuto don Paolo Carrara, teologo pastorale della diocesi di Bergamo, ripercorrendo i passaggi più importanti dei contenuti emersi nelle commissioni regionali (secondo le tematiche dei “sentieri”: vocazione e lavoro; riti; affetti; ecologia; intercultura), per calare nelle realtà le riflessioni emerse -. Di tutti i giovani»: «C’è bisogno di aiutare la Chiesa a crescere nella comprensione del tesoro inesauribile del Vangelo e questo appartiene ai giovani, ai vescovi, e a tutti quanti».

Giovani e Vescovi

Una fase dell’incontro

I partecipanti all’incontro

Coinvolti, al nuovo incontro tra «Giovani e Vescovi» – dal titolo “I vostri giovani avranno visioni, i vostri anziani faranno sogni” (At 2,17) – presso il Teatro Giovanni XXIII di Sotto il Monte, i Vescovi lombardi (ricordati i vescovi Pierantonio Tremolada, di Brescia, e Francesco Beschi, di Bergamo, che hanno seguito senza poter essere presenti fisicamente, «in ripresa di salute»), i 200 giovani già intervenuti per l’evento in Duomo a Milano, i direttori e i collaboratori degli uffici di Pastorale giovanile, degli uffici pastorali afferenti alle diverse tematiche e chi ha ruoli nella cura pastorale dei giovani. Sottolineiamo, per la Diocesi di Milano, la partecipazione di don Marco Fusi (responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università) con una delegazione di giovani rappresentanti; presente, inoltre, per Caritas Ambrosiana, il direttore Luciano Gualzetti, e l’assessore ai Giovani e alla comunicazione della Regione Lombardia Stefano Bolognini.

Come proseguire il cammino

Don Stefano Guidi, coordinatore di Odielle (Oratori Diocesi Lombarde), insieme a una parola di gratitudine per raccogliere il percorso svolto, ha voluto evidenziare le componenti di stile alla base dell’esperienza vissuta: «Ci si è incontrati e confrontati con libertà, con stima reciproca, con una capacità di ascolto e di dialogo, che ha generato una reazione molto positiva tra chi ha partecipato. Rimane una domanda aperta sul futuro: funzionerà se ciascuno, nella propria Diocesi, nella propria realtà, si farà carico di favorire la prosecuzione del cammino». Per applicare il metodo a livello diocesano, il processo territoriale dovrà avvenire attraverso una condivisione che possa attivare incontri e dialoghi (grazie ai materiali a sostegno e le schede sul sito di Odielle), raggiungendo potenzialmente tutti i giovani, per un’esperienza di discernimento in ordine alle esperienze di fede.

Giovani e Vescovi

L’intervento di don Stefano Guidi

Perché a Sotto il Monte

Non casuale, anzi, così significativa, la scelta del luogo, Sotto il Monte, a ricordare la lezione del Vaticano II, che, con le parole di papa Francesco, ha trovato in Giovanni XXIII il suo grande profeta. Proprio con il pensiero a questo Santo, che è stato promotore di pace e unità, il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha guidato la riflessione e la preghiera (ognuno dei partecipanti, a conclusione, ha lasciato la sua intenzione alle colonne del Giardino della Pace), con l’invito ad accogliere la pace come dono del Signore e a coltivarla con impegno, in azioni concrete, semplici, umili, molto quotidiane, che se non compiute andranno a compromettere «la pace nel mondo». «È un momento di rilancio per tutti i giovani delle nostre Chiese, perché dal cammino che è stato condiviso possa scaturire un tempo nuovo dove si intensifichi il dialogo, la fraternità e la pace».

Giovani e Vescovi

Un giovane lascia la sua intenzione alle colonne del Giardino della Pace

Un esercizio di sinodalità

«Questo volto di Chiesa ci assumiamo la responsabilità di praticare, nelle nostre Chiese diocesane lombarde, e in ogni parte del territorio, – ha affermato poi l’Arcivescovo – con quello stile che abbiamo imparato da queste iniziative regionali che ora giungono al compimento».

Per un cammino ed esercizio di sinodalità che non si arresti, ma, anzi, prosegua nel portare frutto, «Giovani e Vescovi» se ne prendono carico insieme. Il risultato dovrà essere riconoscibile: il Vangelo che continua a camminare dentro la storia, senza il timore di una maniera che dev’essere inedita, richiamando le responsabilità, per dare concretezza ai sogni.

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