Al Politecnico la Fondazione Sinderesi ha tenuto il suo laboratorio annuale dedicato alla formazione al dialogo tra religioni diverse. Centinaia gli studenti coinvolti

Fondazione Sinderesi Lecco

di Enrico Viganò

Tra i compiti della scuola oggi non può mancare l’educazione dei giovani alla multiculturalità e al rispetto della libertà religiosa. In Italia sono presenti numerose fedi religiose, professate da migliaia di immigrati. E le scuole non possono non raccogliere una sfida fondamentale per il futuro: rendere possibile la convivenza fra la diversità delle espressioni culturali e stimolarne il dialogo.

Per rispondere a queste istanze la Fondazione Sinderesi – da tempo impegnata per la formazione culturale e sociale dei giovani – da ormai tre anni organizza al Politecnico di Lecco il corso «Giovani protagonisti: è possibile diventare adulti oggi?», che si esplica in laboratori specifici. Il tema del laboratorio di quest’anno – svoltosi mercoledì 25 gennaio, a conclusione della Settimana per il dialogo interreligioso – ha avuto come titolo «Diventare adulti oggi in una società multiculturale: tradizioni religiose a confronto». «Il nostro obiettivo -spiega Saulo Sangalli di Sinderesi – è di mettere a confronto le idee di età adulta tipiche delle tradizioni religiose e culturali più diffuse, partendo dal presupposto che la dimensione di adulto si gioca in una società multiculturale».

Quattro i relatori intervenuti: Angela Falà della Fondazione Maitreya, già presidente dell’Unione Buddhisti Italiani; Sonia Brunetti della Comunità Ebraica; Antonio De Napoli, responsabile del dialogo interreligioso della Fondazione Sinderesi; Moulay Zidane ElAmrani, docente di Studi sull’Islam d’Europa presso l’Università di Padova e  di Monoteismi presso la Cattolica di Milano.

Fondazione Sinderesi Lecco

Le relazioni

Partendo dalla tradizione buddhista, Angela Falà ha proposto due termini-chiave su cui porre l’attenzione: la responsabilità e la interdipendenza. «Per il concetto di responsabilità – ha detto Falà – è fondamentale essere il più possibile consapevoli dell’impatto che le nostre scelte e i nostri comportamenti hanno non solo direttamente nella nostra vita, ma anche nel rapporto con gli altri». «Inoltre – ha continuato -, noi siamo interdipendenti: non è possibile vivere soli come entità assolute, isolate, indipendenti e separati dall’altro… Noi siamo la relazione e in questa relazione possiamo operare con uno spirito di rispetto e lucidità».  

Sonia Brunetti ha articolato il suo intervento sul concetto che essere adulti significa essere responsabili verso se stessi e verso gli altri e ha proposto agli studenti una riflessione a partire da due fonti. Nella prima ha focalizzato «i problemi relativi all’adultità nella società contemporanea», mentre nella seconda fonte ha delineato «il percorso di crescita di un individuo che è anche il percorso di definizione dell’identità proposto per l’antica società ebraica».

De Napoli si è soffermato su un tema ampiamente presente nella vita dei ragazzi in aula: la liquidità digitale. Ha sostenuto che essere adulto per un cristiano significa riconoscere principalmente il valore della relazione (sull’esempio di Gesù) e ha proposto per il lavoro di gruppo la lettura e il confronto su tre brani tratti dal terzo capitolo di Transizioni profetiche (Paoline Editoriale Libri, 2022), un testo che ha come filo conduttore l’affermazione di papa Francesco: «Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca».

Infine ElAmrani ha affermato: «L’etnicizzazione del male è un grave errore che non aiuta a comprendere il contesto, perché accecato dalla paura dell’altro, dal pregiudizio e dallo stereotipo, tutte attitudini devianti e banalizzanti, tipiche di coloro che credono di sapere tutto, ma è tutto quel che sanno. Oggi, nella nostra società transculturale e multietnica, i figli delle persone migranti sono i nostri compagni di banco a scuola, i nostri amici di gioco, i nostri confidenti o i figli dei nostri vicini di casa. Una grande opportunità per conoscerci, riconoscerci, frequentarci, facendo delle nostre diversità un patrimonio comune e non un ostacolo alla nostra crescita».

 

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