Don Marco Cianci, responsabile della Pastorale universitaria, presenta l’incontro con l’Arcivescovo alla Bocconi: «Gli studenti guardano con attenzione e lucidità ai temi europei. Vogliamo chiederci se il messaggio della Chiesa possa essere un collante che travalica i confini nazionali»
di Claudio
URBANO
L’Europa di oggi, ma soprattutto quella di domani, saprà essere a misura dei suoi cittadini? È una domanda che non può avere una risposta semplice, soprattutto se si guardano le tante facce della costruzione europea: dalle regole del mercato unico alla possibilità di viaggiare senza frontiere, fino ai limiti politici e agli egoismi nazionali che ci mostrano una “casa comune” certamente non ancora completa. Ai cittadini sta forse la responsabilità di interrogarsi e conoscere meglio l’ambiente europeo, soprattutto se si è giovani e della “generazione Erasmus”, e si pensa che sia possibile, o auspicabile, fare un passo oltre rispetto ai meccanismi che regolano l’Unione europea, per ora soprattutto a livello giuridico-economico.
Su questi temi la Pastorale universitaria ha aperto un confronto con gli studenti milanesi. Dopo due appuntamenti preparatori e un incontro molto partecipato con Mario Monti – già Commissario europeo e Presidente del Consiglio, ora senatore a vita e Presidente della Bocconi -, gli universitari sono ora invitati all’incontro con l’Arcivescovo, che dialogherà con loro martedì 5 marzo, sempre in Bocconi, in un incontro dal titolo «Autorizzati a pensare l’Europa».
Spiega don Marco Cianci, responsabile della Pastorale universitaria: «Mario Monti è rimasto stupito dall’attenzione al tema europeo dimostrata dai giovani», che in due precedenti incontri – aiutati dal professor Matteo D’Argenio, docente di Diritto internazionale allo Iulm – avevano ripercorso la storia dell’Ue. «Io stesso ho raccolto la lucidità dei giovani sotto il profilo economico quando affrontano il tema dell’Europa – continua Cianci -. Dopo aver approfondito gli aspetti più tecnici, vogliamo ora guardare al lato più umanistico ed ecclesiale, chiedendoci anche se il messaggio della Chiesa possa essere un collante che travalica i confini nazionali». Incontrando i giovani, del resto, l’Arcivescovo ha parlato più volte di Europa. «Il suo è un punto di vista sicuramente europeista – sottolinea Cianci -. In un mondo in cui vediamo la tendenza a rinchiuderci in nazionalismi sterili, monsignor Delpini rilancia con forza la bellezza di poter trovare una casa anche fuori dai propri confini, un’esperienza che molti hanno vissuto almeno nella dimensione dell’Erasmus, e che del resto è connaturata al cattolicesimo, per sua natura universale. Il desiderio del Vescovo è quindi quello di aprire gli orizzonti, di guardare alla speranza invece che alle paure».
Molte le sollecitazioni che i giovani rivolgeranno all’Arcivescovo: «Il corpo dell’Europa c’è già, come gli si può dare un’anima?», è la domanda di un universitario. E ancora: come ritrovare unità in un progetto europeo, mentre assistiamo a una crescente frammentazione? Quali sono i valori che uniscono l’Europa? Quelli che hanno ispirato il progetto di integrazione europea sono ancora attuali? Si chiede poi quale può essere il ruolo della Chiesa nel processo di integrazione europea e nel riaffermare la centralità dell’uomo, in un momento in cui, notano gli studenti, «le ragioni dell’economia negli ultimi decenni sembrano avere soppiantato la persona come riferimento centrale nelle decisioni politiche». Gli universitari non si limitano dunque a una lucida analisi degli aspetti economici dell’Unione europea, ma mostrano di avere ben presente il valore della dimensione politica nel senso più alto del termine, degli aspetti valoriali e comunitari della convivenza civile. «Gli studenti – rilancia don Cianci – sono ben consapevoli che la dimensione di una moneta unica, di un passaporto che ci fa girare dappertutto non sono sufficienti, ma sono un punto di partenza. Il lavoro che tocca a noi, ma soprattutto ai giovani, è aprire di nuovo gli orizzonti».