Tra preghiera, incontri e vera fraternità, l’esperienza del gruppo della Pastorale giovanile nel contesto della canonizzazione
di Emilia
FLOCCHINI
Vari piccoli gruppi dalla nostra Diocesi sono arrivati a Roma per la celebrazione, Domenica 15 maggio, della canonizzazione di dieci nuovi Santi. Quello della Pastorale giovanile, guidato dal responsabile don Marco Fusi e da sorella Sara Tamai delle Discepole del Vangelo, ha avuto al centro la figura di Charles de Foucauld, compreso tra i canonizzati, ed è stato raggiunto, lungo il cammino, da quattro giovani della diocesi di Como, da uno della diocesi di Napoli, amici delle Discepole del Vangelo, da una giovane coppia e da un’universitaria, milanese di origine, a Roma per motivi di studio.
Erano presenti anche don Cristiano Passoni, assistente generale dell’Azione Cattolica Ambrosiana, da sempre devoto ed estimatore di fratel Charles, don Fabio Riva, assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi, dei Giovani di AC e della FUCI, don Adam Kiełtyk, segretario della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale, e don Gianluca Chemini, diacono che verrà ordinato sacerdote il prossimo 11 giugno in Duomo.
La meditazione
Alloggiati alla casa per ferie del Seraphicum, in zona Eur, i giovani hanno innanzitutto celebrato la Messa con le Lodi mattutine nella memoria liturgica di san Mattia apostolo, presso la cappella dedicata a Sant’Antonio di Padova. Nello stesso luogo, sorella Sara ha tenuto una meditazione intitolata «“Mio Dio, se esisti, fa’ che ti conosca – La ricerca di Dio e la conversione in Charles de Foucauld”».
«A me pare che la sua esperienza sia profondamente umana e profondamente cristiana, nonché vicina ai giovani: Charles aveva ventott’anni quando si è convertito», ha esordito la Discepola del Vangelo. «La conversione implica sempre, per ciascuno di noi, un recupero di umanità: convertendoci, diventiamo sempre di più noi stessi».
I suoi oggetti
Subito dopo, il gruppo si è incamminato verso la Fraternità Generale delle Piccole Sorelle di Gesù, sulla collina delle Tre Fontane, non lontano dal luogo del martirio dell’apostolo san Paolo (visitato prima del pranzo). Lì ha visitato le salette in cui erano esposti oggetti appartenuti a san Charles e da lui usati quotidianamente, come un sandalo o la sua bussola, ma anche il calice e la patena con cui celebrava la Messa. Ha anche avuto tempo per la preghiera silenziosa, nella cappella dedicata al Sacro Cuore e in quella più grande, come anche per acquistare i lavori di artigianato delle Piccole Sorelle.
Anche nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola, memoriale del “nuovi martiri” del ventesimo e del ventunesimo secolo, dove il gruppo è arrivato nel pomeriggio, è custodito dal 2019 un attrezzo di fratel Charles: una cazzuola, sul cui manico lui stesso ha inciso il cuore con la croce che aveva assunto come simbolo.
Nella stessa chiesa, i giovani hanno pregato i Vespri ambrosiani della V domenica di Pasqua: le parole dei Salmi corrispondevano perfettamente alla testimonianza ecumenica concretizzata in quella chiesa, ma anche a quella dei Santi cattolici riconosciuti di ogni tempo, compresi quelli che sarebbero stati annoverati tra di essi dal giorno dopo. A San Bartolomeo è anche passato, per un rapido saluto, padre Piero Masolo del Pime, già missionario in Algeria e ora collaboratore della Pastorale missionaria.
I testimoni
Dalle reliquie ai testimoni che oggi vivono la loro missione di interpreti del messaggio foucauldiano, incontrati durante un momento condiviso tra giovani italiani e francesi, organizzato dalle Discepole del Vangelo nei locali della parrocchia di Santa Maria in Trastevere. Al tavolo dei relatori si sono alternati Khodija Zahra, la quale è custode, da dieci anni, del fortino di Tamanrasset, dove fratel Charles visse; sorella Silvia e sorella Pascale, Discepole del Vangelo, da pochi mesi presenti ad Algeri; fratel Alberto, della comunità di Spello dei Piccoli Fratelli del Vangelo.
Zahra ha dimostrato tutta la gratitudine che nutre per fratel Charles, il quale oggi fa parte del patrimonio storico, culturale, turistico e cultuale dell’Algeria. Le Discepole del Vangelo hanno raccontato invece la loro esperienza di relazione col popolo algerino, appena agli inizi ma già profonda. Fratel Alberto, che lavora come fisioterapista ad Assisi, ha scosso i giovani con l’interrogativo su come Dio parli alle persone con gravi disabilità. Con l’applicazione online Padlet, i giovani hanno condiviso le espressioni degli interventi che più li hanno toccati.
La Messa in San Pietro
Infine, la Messa della canonizzazione è stata vissuta nell’esultanza per i nuovi Santi, senza però venire meno al raccoglimento indispensabile. «Per la prima volta ho vissuto l’emozione di partecipare alla Messa in piazza San Pietro», commenta Riccardo Gorno, 21 anni, di Novate Milanese, aggiungendo: «Pregare con gli amici del gruppo e insieme a tanti altri cattolici è un’emozione indescrivibile. Come sempre Sua Santità durante l’omelia ha donato delle parole stupende, piene di cristianesimo e di Chiesa. Il pezzo che mi è piaciuto di più è stato quello sul fare la carità toccando e guardando chi ha bisogno, non solo lasciando l’euro in mano. Credo che questo sia un ottimo spunto di vita, di vita Cristiana con la “C”maiuscola».
Don Fusi sintetizza così le conseguenze ecclesiali di questa canonizzazione: «Fratel Charles ha condiviso l’inquietudine che scalfisce il cuore dei giovani: da qui ha incontrato la misericordia di Dio che lo ha attirato a donare tutta la vita per Lui. La sfida che raccogliamo come Chiesa con la santità di Charles è che la sua spiritualità possa pervadere non solo le famiglie religiose che a lui direttamente si ispirano, ma che tutta la Chiesa ne assuma lo stile semplice e umile per annunciare il Vangelo a tutti, in particolare ai giovani».