Il clima, il valore e i frutti della visita dell’Arcivescovo nella lettera periodica di uno dei tre fidei donum ambrosiani a Cuba

di don Marco PAVAN

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Cari amici,
ho da poco vissuto la mia prima Pasqua in terra cubana (e anche in rito romano!). È stata una esperienza molto bella e profonda, sicuramente diversa nei numeri e negli stili a quelle cui ero abituato, ma anche arricchente. Con i catechisti del campo, un gruppo di adolescenti, 18enni e giovani, siamo andati nella Domenica delle Palme, il Venerdì santo e la Domenica di Pasqua in tutti i campi (16 comunità sparse raggiungibili solo in jeep con un viaggio di almeno mezz’ora), dove abbiamo vissuto le celebrazioni pasquali e anche missionato casa per casa con i bambini per invitare gli adulti e i loro coetanei a partecipare. I primi missionari sono stati proprio i bambini, che si sono lasciati coinvolgere con grande entusiasmo e hanno bussato porta a porta per fare gli auguri, ricordare il senso della Pasqua e invitare a celebrare insieme. Abbiamo sperimentato anche la fatica dei rapporti con altre confessioni cristiane: non sempre è condivisa la nostra stima per gli altri, la consapevolezza che il Signore risorto ci unisce più di tutte le diversità che ci separano…

Sono ormai trascorsi alcuni giorni dalla visita dell’arcivescovo Mario a Cuba e mi accorgo sempre più di aver ricevuto un dono grande.

Alcuni giorni di condivisione e di dialogo sereno, autentico e fraterno. Un momento iniziale di comunicazione nella fede del cammino diocesano ci ha fatto sentire ancora di più inviati da una Chiesa che ci accompagna e sostiene. Un colloquio personale per raccontare le gioie e le fatiche di questa esperienza ha donato serenità e la consapevolezza di non essere soli: la ricchezza di questa esperienza risiede soprattutto nella sua diversità e originalità rispetto a quando finora ho vissuto, il che mi obbliga a non dar nulla per scontato e a farmi domande, per allargare i miei orizzonti e uscire dallo schema del «si è sempre fatto così»; la fatica è soprattutto a livello relazionale, perché la distanza e la fatica nella comunicazione rende difficile coltivare le relazioni importanti che ho lasciato in Italia.

Giorni di conoscenza concreta della reale esperienza che stiamo conducendo qui. Abbiamo scelto di non fare cose speciali, ma di condividere con l’Arcivescovo alcune giornate della pastorale ordinaria: visita e comunione ai malati, catechesi e Messa nelle case-missione, catechesi dei giovani, catechesi e Messa al campo e Messa della comunità in parrocchia. Anche gli spostamenti si sono svolti nella normalità: con le solite jeep o mezzi che usiamo per andare nei luoghi più impervi della parrocchia. Qui le distanze non si misurano in chilometri, ma in tempo necessario a raggiungere un luogo, perché ci sono pueblos vicini che si raggiungono in un’ora di jeep nello sterrato accidentato.

Giorni di ascolto. L’arcivescovo Mario parla molto bene lo spagnolo e quindi ha potuto parlare con le persone e predicare. In particolare i giovani sono rimasti molto contenti dell’incontro di catechesi: dopo una loro presentazione delle attività diocesane e parrocchiali della pastorale giovanile, ci si è confrontati sul tema vocazionale. Domande profonde, riflessioni autentiche e risposte stimolanti hanno arricchito tutti.

Giorni in cui abbiamo assaporato un po’ dell’aria di casa. Parlare in italiano, mangiare salame e parmigiano, ricevere alcune cose che parenti e amici hanno inviato… ritrovare un po’ della vita quotidiana cui eravamo abituati, ha donato a tutti serenità e ravvivato sapori di casa. (a proposito: grazie!!!)

Cosa resta di questa visita?

Il legame con la Chiesa ambrosiana. Sono qui inviato, in obbedienza a un appello del Vescovo della mia Chiesa madre e accompagnato in ogni momento. Non si tratta di un legame ideale, impalpabile, ma concreto, fatto di gesti e parole capaci di tradurlo nel vissuto quotidiano.

La grande stima per il Vescovo. La stima previa si è arricchita di nuovi elementi e momenti.

Alcune indicazioni di cammino. Si tratta di alcuni spunti per vivere in modo più profondo e vero la comunione tra noi tre sacerdoti milanesi qui a Cuba; alcuni spunti per coltivare le relazioni con la nostra diocesi e le persone che ci accompagnano; alcune idee per pensare a progetti che insieme si possono realizzare; un invito a vivere la comunicazione come un servizio…

In questi giorni abbiamo iniziato anche un progetto di dopo-scuola per ragazzi delle medie e delle superiori: fino a quaranta ragazzi che settimanalmente vengono per poter essere aiutati in matematica e in spagnolo da alcuni professori. Vogliamo fare gruppo e aiutare i ragazzi a crescere nei valori umani: per questo, sempre, offriamo loro una merenda e facciamo alcune attività, dinamiche e giochi per aiutarli a crescere umanamente. Gli anni di Vimercate con Portofranco e di Legnano con il dopo-scuola e l’insegnamento alla Barbara Melzi mi hanno aiutato a coltivare alcune attenzioni e fornito alcuni strumenti che ora sono preziosi. Vedremo se per il prossimo anno scolastico saremo in grado di trovare altre risorse per ampliare l’offerta: coinvolgere i bambini della scuola primaria e aumentare il numero di ragazzi coinvolti… speriamo!

Un saluto e un abbraccio di cuore a tutti voi, amici che mi sostenete e mi siete vicino. Prima scrivevo che la distanza non si misura in km ma in tempo per raggiungere una meta; ora posso aggiungere che la distanza può essere superata da un cuore che ama e che si lascia amare. Grazie!

 

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