Clarissa, educatrice milanese, racconta la sua partecipazione all’edizione del 2016 a Cracovia, dove ha conosciuto il suo futuro marito
di Letizia
GUALDONI
Sono moltissime le storie personali in cui la Giornata mondiale della Gioventù si è rivelata esperienza decisiva per riconoscere che la vita è “vocazione”, risposta all’amore del Signore, secondo la forma a cui si è chiamati: diverse vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono state intuite proprio lì, nelle spianate delle Veglie, nelle catechesi, nella fraternità condivisa, così come tanti sono i laici che, grazie alla Gmg, hanno assunto con maggiore responsabilità la propria missione, il proprio servizio, o il coraggio di affidare al Signore nel matrimonio le proprie relazioni.
Un desiderio inspiegabile
Curiosa la storia, frutto di diverse coincidenze, di Clarissa (un passato come animatrice e poi educatrice di preadolescenti e adolescenti in oratorio) e di suo marito Janusz, ora abitanti a Milano. Era il 2016 a Cracovia, l’ultima Gmg “vicina” per i pellegrini italiani, e Clarissa (oggi 28 anni) c’era: «Sono partita con un desiderio nel cuore che nemmeno saprei spiegare, ma mi sentivo proprio chiamata a partecipare – ricorda -. Al ritorno non parlavo d’altro, la Gmg mi ha davvero toccato il cuore e mi aveva donato una gioia che non potevo non condividere!».
Se deve pensare a che cosa significa per lei la Gmg, Clarissa spiega: «È l’occasione di sentire che non si è soli nella fede, ma ci sono milioni di giovani in tutto il mondo che come te credono, pregano, amano, ed è davvero l’occasione per sentirsi tutti fratelli. A distanza di sette anni la ricordo ancora come una delle esperienze in assoluto più belle della mia vita e le parole del Papa sono ancora impresse nella mia mente». In quell’occasione papa Francesco aveva infatti sollecitato a non essere giovani «da divano», comodi a guardare la vita che passa e a lasciare che siano gli altri a decidere. Dio spinge sempre ad andare oltre, a vivere pienamente, perché ha grandi progetti per tutti.
Coincidenze uniche
Clarissa racconta la storia sua e di Janusz: «Volevo andare a Cracovia, ma la proposta della mia parrocchia (andarci in bicicletta) non faceva per me. Allora mi sono unita a quella dell’oratorio di una mia amica, in pullman. Dovevamo essere ospitati dalle famiglie, ma dal paese cui eravamo destinati ci hanno dirottati a un altro. All’arrivo c’era un rappresentante per famiglia, tra cui un bellissimo ragazzo, il mio futuro marito, che ci ha accompagnati a casa dalla sua famiglia. Senza una serie di coincidenze particolarissime e uniche non ci saremmo mai conosciuti».
Quell’incontro, quindi, ha dato ancora più valore a quell’esperienza: «Un paio di mesi dopo la Gmg, sempre a Cracovia, abbiamo avuto l’occasione di incontrarci nuovamente… e ora siamo felicemente sposati. La Gmg è stato il punto d’incontro, possibile solo perché entrambi abbiamo risposto a una chiamata: io ho risposto a questo desiderio insistente di partecipare e Janusz e la sua famiglia hanno risposto alla richiesta di mettersi a disposizione e accogliere i pellegrini venuti da ogni dove. Se anche uno di noi fosse rimasto seduto su quel divano che il Papa ci ha tanto raccomandato di evitare, non ci saremmo probabilmente incontrati».
Un invito a partecipare
In base alla sua esperienza Clarissa invita chi non avesse ancora scelto a decidersi di partecipare: «Buttatevi! Abbiate coraggio e ascoltate l’invito del Papa ad alzarvi e a vivere questo straordinario appuntamento. Mettetevi in gioco e troverete amici da tutto il mondo, momenti di pura gioia, condivisione, fratellanza, pace! Più di tutto andate con orecchie aperte e cuori spalancati, perché davvero c’è una parola per voi, apposta per voi, che vi aspetta a Lisbona e proprio quella parola può cambiarvi la vita».
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