Alla vigilia della Giornata Mondiale dei Poveri indetta da papa Francesco, l’annuale convegno per operatori e volontari sul tema «Non lasciamoci rubare la speranza», con l’intervento dell’Arcivescovo: pubblichiamo il suo messaggio. Luciano Gualzetti: «Rilanciamo il nostro impegno a tutto campo, cercando di essere persuasivi e di incidere sui comportamenti e le mentalità»

di Francesco CHIAVARINI

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Quest’anno l’incontro annuale dei volontari e degli operatori della Caritas Ambrosiana, programmato per sabato 4 novembre, cade alla vigilia della Giornata Mondiale dei Poveri, indetta da papa Francesco, che la Diocesi di Milano anticipa di due settimane per non sovrapporla all’Avvento.

Sul messaggio di fiducia rivolto a tutta la Chiesa ambrosiana concludendo la sua omelia nella celebrazione in Duomo il giorno dell’ingresso in Diocesi, lo scorso 24 settembre, l’Arcivescovo tornerà appunto sabato 4 novembre, parlando nel convegno in programma a partire dalle 14 alla Casa Cardinal Schuster (via Sant’Antonio 5, Milano). L’incontro prende il titolo da un passaggio, ormai celebre, della Evangelii gaudium: «Non lasciamoci rubare la speranza». Concetti che l’Arcivescovo richiama nel suo messaggio per la Giornata (in allegato): «Sembra oggi diffusa un’inclinazione a cedere alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento. Dobbiamo accogliere l’invito del Signore ad alzare lo sguardo. Forse il primo passo per far risplendere la gloria di Dio è proprio quel “contagio della speranza” che fa nascere il desiderio di una vita buona, capace di accogliere i fratelli e alimentare l’audacia del convivere fraterno». «La fraternità, che non nasce da vincoli di sangue o da consuetudini condivise – continua l’Arcivescovo -, è frutto di un riferimento più alto, di una considerazione più fiduciosa della vicenda umana, di una stima di sé più abituale: “Quando pregate voi dite: Padre!”. La fraternità che nasce dall’essere figli dell’unico Padre rende possibile quella cultura dell’incontro che tanto sottolinea Papa Francesco anche nel suo Messaggio».

Delle paure che ci abitano, nemiche della speranza, parlerà don Angelo Casati, 86 anni, sacerdote e autore di saggi e poesie, da molti considerato l’erede morale di David Maria Turoldo. Ragionerà, invece, sul concetto di felicità Sandro Calvani, docente universitario a Bangkok, consigliere di importanti organismi internazionali, sostenitore anche nel suo ultimo libro Misericordia, inquietudine, felicità (Editrice Ave), della necessità di costruire un nuovo umanesimo.

Del significato complessivo di questo appuntamento parla Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana: «All’inizio del nuovo anno pastorale invitiamo sempre i tanti volontari e operatori che nelle parrocchie incontrano quotidianamente i poveri, a un momento di riflessione sulle ragioni del loro impegno. Quest’anno saremo aiutati a farlo dalla felice coincidenza con la prima Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia e che la Diocesi di Milano ha voluto far coincidere con la Giornata diocesana della Carità, che tradizionalmente noi ambrosiani festeggiamo appunto in occasione della Solennità di Cristo Re».

Nel messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri – «Non amiamo a parole ma con i fatti» – papa Francesco invita i credenti a non accontentarsi di gesti estemporanei di buona volontà, ma ad andare incontro ai poveri e a dare luogo a una condivisione che diventi stile di vita. Eppure, ultimamente, chi sceglie di praticare la carità è sempre più frainteso. Il meglio che gli può accadere ormai è di esser considerato uno sciocco buonista…
Purtroppo direi che si è andati persino oltre. Si è ormai definitivamente compiuto il passo breve che separa la demonizzazione del povero dalla stigmatizzazione di chi lo aiuta. È difficile, infatti, leggere diversamente l’indegna polemica fatta questa estate sulle ong impegnate nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Senza distinzioni, prima ancora di accertare le responsabilità specifiche, chi salvava vite umane è stato indicato al pubblico ludibrio come un complice, se non proprio come un criminale. Velocemente poi il discredito si è esteso da chi organizzava i soccorsi in mare a quanti lo facevano a terra, cioè ai nostri volontari e operatori impegnati nell’accoglienza.

Un quadro piuttosto desolante…
Credo che abbiamo attraversato una delle estati più aride degli ultimi anni, non solo dal punto di vista meteorologico. A essersi prosciugati non sono stati soltanto i nostri fiumi. Tutto intorno a noi parrebbe dire che una civiltà dell’amore basata sul dono, la gratuità, il primato della vita e della persona, dei popoli e del bene comune non sia possibile. Sembra di stare in un deserto che non riesce a fiorire, anzi. Ma i credenti possono contare su giacimento di sapienza accumulato nei secoli e su una lunghissima storia di impegno. Proprio nel Messaggio per questa Giornata, papa Francesco ci ricorda che il servizio ai poveri è stato uno dei primi segni con cui la comunità cristiana si presentò sulla scena del mondo e ci indica l’esempio delle grandi figure del passato. Dopotutto non dovette essere certo più facile per San Francesco di Assisi testimoniare la carità al suo tempo. Quindi, non indugiamo nel lamento, non facciamoci prendere dallo sconforto, e dall’autocommiserazione. Piuttosto rilanciamo.

Che cosa significa “rilanciare” in questo contesto?
Caritas Ambrosiana è operativa su tantissimi fronti: dall’accoglienza all’integrazione, dalla formazione all’inserimento lavorativo di persone deboli, dall’assistenza immediata per i senza tetto all’housing sociale. Abbiamo messo a punto strumenti che hanno rappresentato in questi anni questa capacità di innovare e non rassegnarsi a sfide epocali. Come non ricordare la Fondazione San Bernardino per gli indebitati per prevenire l’usura e l’Azzardo (2005); il Fondo Famiglia Lavoro per i disoccupati e il Prestito della Speranza della Cei (2009); la proposta di un piano di lotta alla povertà universalistico e selettivo come Reddito di Autonomia (2010) che ha avviato un percorso verso un Piano Nazionale di lotta alle povertà che si sta realizzando per la prima volta in Italia con il Sia e il Rei; gli Empori della Solidarietà che hanno fatto crescere un’attenzione alla dignità della persona nella raccolta e la distribuzione dei beni alimentari (2015)…

Che cosa manca allora?
Oggi non basta più fare, dobbiamo anche essere persuasivi e incidere sui comportamenti e le mentalità. E per farlo non dobbiamo solo stare in mezzo ai poveri, promuovere la loro autonomia, far valere i loro diritti perché le cause della povertà siano rimosse. Dobbiamo occuparci anche di chi dei poveri ha paura. Per non lasciarci rubare la speranza, come ci chiede sempre papa Francesco, dobbiamo stare sempre più anche “nel mezzo”, tra gli uni e gli altri, smontando e rimontando le paure degli impauriti ed esercitando anche con loro l’ascolto che diamo a chi bussa alle nostre porte.

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