La 70ma edizione dell'appuntamento celebrato dalla Chiesa italiana è l'occasione per cogliere i segni di un mondo che ai semi del male contrappone quelli del bene
di Walter
MAGNONI
Responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro
Il tema della Giornata del ringraziamento del 2020 è “L’acqua benedizione della terra”. Eppure, prima di entrare nel “tema” della Giornata, sono provocato dalle parole di Etty Hillesum (1914-1943). L’anno prima di essere uccisa, quando già le persecuzioni erano già in atto, ella scriveva: «Le mie rose rosse e gialle si sono completamente schiuse. Mentre ero là, in quell’inferno, hanno continuato silenziosamente a fiorire».
Io resto rapito da questa descrizione che vorrei parafrasare così: mentre alcuni uomini spargono violenza e morte, la natura incurante continua a generare bellezza, segno di un mondo che ai semi del male contrappone quelli del bene. Fiorisce una rosa e diviene simbolo di speranza in un epoca buia.
La stagione attuale è profondamente diversa da quella attraversata dalla Hillesum. Non ci troviamo di fronte al desiderio di potere che fece scaturire la guerra, ma a un virus invisibile e infido che chiede molta attenzione. Anche oggi, però, ci sono persone che soffrono e muoiono, e soprattutto assistiamo all’affievolirsi della speranza. Etty vive un tempo difficile sostenuta dalla fede e questo le fa scorgere i segni di bellezza che la circondano.
In questa Giornata del ringraziamento ci è chiesto di volgere lo sguardo sui frutti della campagna e riconoscere nel loro silenzioso crescere il segno di un futuro che non può essere soffocato dalla paura. Certo, senza acqua questi frutti non ci sarebbero, ed è bene ricordarcelo sempre, e riconoscere quanto questa sia un bene fondamentale per la vita.
Papa Francesco nell’esortazione apostolica post sinodale Querida Amazonia descrive con linguaggio poetico “un sogno fatto di acqua”, proponendo uno sguardo contemplativo sulla realtà: «In Amazzonia – scrive – l’acqua è la regina, i fiumi e i ruscelli sono come vene, e ogni forma di vita origina da essa: “Lì, nel pieno delle estati ardenti, quando svaniscono, morte nell’aria immobile, le ultime folate di vento orientale, il termometro viene sostituito dall’igrometro nella definizione del clima. Le esistenze dipendono da un alternarsi doloroso di abbassamenti e innalzamenti dei grandi fiumi”» (QA 43). La citazione dello scrittore brasiliano Euclides da Cunha mostra con efficacia la dipendenza dell’uomo dall’acqua. Un insegnamento già presente in Laudato si’ 28: «L’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. Le fonti di acqua dolce riforniscono i settori sanitari, agropastorali e industriali».
Aggiungo una seconda riflessione, che questa volta prendo dal Vangelo di Giovanni, quando Gesù, nel famoso episodio dell’incontro con la donna Samaritana al pozzo di Sicar, parla della mietitura: «Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro» (Gv 4, 35-38).
Dobbiamo rendere grazie a coloro che hanno seminato prima di noi. Credo che nella Giornata del ringraziamento sia bello fare memoria della storia dentro cui siamo. Sia allora l’occasione per pregare anche per i nostri morti (tra l’altro la Festa cade in giorni vicini alla giornata della commemorazione dei defunti) con un senso di riconoscenza per il bene che abbiamo ricevuto. Il nostro impegno sia per le generazioni future. È un tempo dove stringerci gli uni gli altri per cercare di tessere trame di bene. Lo facciamo con particolare attenzione a chi è più fragile.
Concludo facendo mie le parole finali del Messaggio dei Vescovi per questa Giornata: «Il tempo dell’emergenza sia anche un tempo di rinnovata solidarietà: possa rafforzare i legami sociali e faccia riscoprire le relazioni di cui vive il tessuto sociale e produttivo».