È uno degli aspetti più problematici che emergono dai risultati parziali del sondaggio condotto in vista del convegno del 2 ottobre sulle relazioni intergenerazionali in famiglia. Circa 900 i questionari pervenuti

di Marco ASTUTI
Curatore del sondaggio

Nonni_Fede_Cattolica

Per “costruire” il convegno «Nipoti, genitori e nonni: relazioni su cui si gioca il futuro», dedicato a una rappresentazione aggiornata delle relazioni intergenerazionali nelle famiglie della Diocesi di Milano – che il Servizio diocesano per la famiglia, in collaborazione con il Movimento Terza Età, l’Associazione Nonni 2.0 e Adulti Più di Azione Cattolica, organizza sabato 2 ottobre -, si è pensato di proporre due diversi questionari piuttosto approfonditi ai genitori e ai nonni, al fine di poter rilevare anche nelle due generazioni la diversa visione degli stessi problemi. La reazione è stata molto incoraggiante: sono quasi novecento i questionari pervenuti, e compilati con molta cura.

Oltre alle domande specifiche sul tema esaminato, nel sondaggio dei genitori si prendono in considerazione le relazioni con i nonni materni separatamente da quelle con i nonni paterni. Nell’altro si distinguono quelle che i nonni hanno con i nipoti da parte dei figli (maschi) e delle figlie.

Non è ancora possibile dare i risultati definitivi del sondaggio, che verranno sintetizzati in una quarantina di tabelle e illustrati durante il convegno. Saranno disponibili in forma completa nel corposo rapporto che pure sarà presentato durante il convegno e reso immediatamente disponibile sul portale diocesano. La parte più interessante è sicuramente quella in cui vengono messi a confronto le reazioni dei nonni con quelle dei genitori. Le sorprese non mancano.

Qualche prima considerazione, da confermare a risultati definitivi: interrogati su qualità e modalità della relazione con i nipoti, i nonni ne danno una lettura molto positiva, che però è solo in parte confermata dai loro figli. Questi peraltro apprezzano molto lo “stile” del rapporto dei nonni con i loro figli, ma poi sono molto severi nell’identificarne le criticità: in particolare contestano «il modello educativo dei nonni che contrasta con quello dei genitori» (una delle risposte presenti nel questionario). Di conseguenza emerge e viene dettagliato un disagio evidente in alcune famiglie dei figli, anche se in misura contenuta.

Dalle risposte alla domanda su come i nonni “vivono” la relazione con i nipoti appare una visione molto bella di questa realtà ed è sostanzialmente condivisa dai genitori. Anche loro confermano che i nonni, anche se si stancano molto e devono rinunciare ad altre attività di loro interesse, pure vorrebbero aumentare il tanto tempo che spendono con i nipoti.

Particolare attenzione nel rapporto viene dedicato alla problematica sempre più critica della trasmissione della fede ai nipoti. In questo senso, due domande identiche ai nonni e ai genitori indagano sul ruolo esercitato dai nonni; le risposte mostrano chiaramente, come peraltro in molti altri quesiti, un approccio dei nonni materni molto diverso da quelli paterni. Accanto a un dato sicuramente incoraggiante (oltre il 60% sia dei genitori, sia dei nonni segnalano un loro affiancamento nella trasmissione della fede ai nipoti), si nota un certo imbarazzo da parte dei nonni a esercitare, pur con tutte le attenzioni e “in punta di piedi”, un ruolo attivo in questa direzione. Solo qualche numero (da confermare): per circa il 15% dei figli il ruolo dei nonni è inesistente, perché sembrano non ritenere necessario farsene carico, mentre per i nonni questo si verifica solo attorno al 3,4%. Ma il 12,7% dei nonni dice di farsene carico perché non lo fanno i figli, mentre per i figli questo accade solo per l’1,4%.

I questionari lasciano anche la possibilità di aggiungere qualche ulteriore considerazione personale. Anche queste sono analizzate con cura nel rapporto, perché offrono altre inaspettate chiavi di lettura del tema oggetto del convegno.

 

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