Una comunità accogliente a 360 gradi, quella di San Cristoforo: l’anno scorso per i ragazzi ucraini, quest’anno per quelli con disabilità o in difficoltà economiche. E l’animazione coinvolgerà anche nonni e anziani
di Claudio
URBANO
Quattro oratori, circa 800 ragazzi. E la volontà che l’esperienza sia davvero per tutti. Traspare questo slancio nel tono pur pacato di don Simone Arosio, responsabile dei giovani nella comunità pastorale San Cristoforo a Gallarate. Il sacerdote pone l’accento su desideri che daranno linfa alle prossime settimane. Quello rivolto agli adolescenti, certo, «perché sperimentino, come animatori, la bellezza del donarsi agli altri, trovando in quest’esperienza un senso alle proprie giornate estive; e quello rivolto alle famiglie dei ragazzi, perché trovino una comunità aperta e accogliente, una comunità capace di prendersi cura della crescita dei loro figli».
Al centro dell’azione
Due desideri che non corrono separati. Già dall’anno scorso, in un progetto di volontariato promosso insieme alle scuole, oltre agli animatori l’oratorio ha coinvolto anche altri adolescenti: «L’esigenza era soprattutto accompagnare e coinvolgere i ragazzi ucraini», spiega il sacerdote. Ma quest’anno l’attenzione è soprattutto per i ragazzi con disabilità: «Diversi genitori ci chiedevano che i loro figli potessero partecipare davvero in modo attivo all’oratorio. Così quaranta adolescenti si alterneranno al loro fianco nei vari momenti della giornata: dai giochi ai laboratori, i giovani tutor coinvolgeranno via via a piccoli gruppi anche gli altri bambini, perché anche chi è più svantaggiato possa davvero essere al centro dell’azione».
Ma c’è anche l’impegno a garantire la partecipazione di chi è in difficoltà economica, attraverso una piccola colletta promossa tra le famiglie; e poi la pizza ordinata dai ragazzi di “4 Exodus”, una delle cooperative di don Mazzi, e il lavoro insostituibile degli adulti nella cucina. Niente stoviglie usa e getta: con un occhio all’ambiente, ogni giorno si laveranno piatti e bicchieri.
Dal canto loro, gli animatori hanno inventato quattro personaggi (l’agricoltore, il medico, il personal trainer, il sindaco) che si affiancheranno alla storia dell’oratorio di Don Bosco: i ragazzi impareranno così a prendersi cura di sé e degli altri, guardando anche a ciò che succede fuori dall’oratorio. Con un’attenzione davvero a tutta la comunità, un pomeriggio della seconda settimana sarà dedicato a festeggiare i nonni e gli anziani, riconoscendo la loro importanza nella crescita dei ragazzi.
Insomma, ci saranno tutti. «Perché l’oratorio estivo – sintetizza don Arosio – è espressione della comunità che si prende cura dei più piccoli».
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