Le ricadute dell’enciclica nella Chiesa ambrosiana al centro dell’ultima sessione del Consiglio presbiterale prima del suo rinnovo, ricca di testimonianze che hanno preceduto la riflessione dell’Arcivescovo
di don Marco
BOVE
Lo scorso 19 e 20 aprile si è svolta la sessione del Consiglio presbiterale, l’ultima di questo XI mandato prima del suo rinnovo, dedicata all’Enciclica Fratelli tutti e in particolare alla «Promozione della conoscenza e recezione nell’arcidiocesi ambrosiana dell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, sulla fraternità e l’amicizia sociale».
I lavori si sono svolti da remoto, ma hanno permesso comunque un confronto davvero ricco. La novità introdotta in questa sessione è stata la possibilità di ascoltare alcune “voci” per arricchire i lavori. Dopo il saluto e l’introduzione dell’Arcivescovo ha preso la parola il dott. Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e originario della nostra Diocesi, portando la sua testimonianza sul recente viaggio apostolico del Papa in Iraq; quel viaggio è stato un vero gesto profetico del Papa, nella linea del dialogo e della fraternità auspicata dall’Enciclica.
Anche l’appuntamento serale del “caminetto” è stato arricchito da altre due testimonianze; la prima di Raymond Bahati, originario della Repubblica Del Congo, direttore del coro multiculturale “Elikia” e membro del Consiglio pastorale diocesano. Ha portato la sua esperienza di studio e di integrazione, nonché di direzione di un coro davvero speciale per la ricchezza di culture. La seconda testimonianza è stata di Rita Intiso, piccola sorella della comunità delle case bianche del quartiere Forlanini di Milano, sull’esperienza di amicizia e dialogo con le famiglie musulmane del territorio, e degli incontri di dialogo interreligioso, organizzati dalla parrocchia di San Galdino.
Il dibattito nel corso dei lavori è stato ricco e articolato quanto l’Enciclica stessa; molti interventi hanno riportato esperienze positive in atto, sia di recezione dell’Enciclica, sia di dialogo e di integrazione. È stata richiamata anche l’importanza del percorso avviato dal Sinodo minore “Chiesa dalle genti”, i cui frutti stanno solo ora cominciando a mostrarsi, trattandosi di una prospettiva di lungo respiro.
Al termine l’Arcivescovo ha ripreso sinteticamente i principali contributi emersi, richiamando anzitutto l’origine della fraternità, cioè la convinzione che la nostra comune origine da Dio, Padre di tutti, ci rende fratelli. Siamo creati per volerci bene e dunque è necessario lasciarci condurre dallo Spirito, che non fa distinzioni e a tutti distribuisce i suoi doni. Un secondo tema emerso è stato la cultura della fraternità, cioè una visione del mondo e delle relazioni umane di cui è necessario approfondirne la radici, per favorire una politica capace di creare alleanze e promuovere leggi che la favoriscano; altrettanto importante è identificare con chiarezza i “nemici” della fraternità, quali i pregiudizi, l’indifferenza, la corruzione. Un altro punto ripreso è stato la pratica della fraternità, capace di delineare un volto di Chiesa davvero evangelico, tenendo in una buona tensione il legame tra “centro” e periferia. In particolare l’Arcivescovo ha ricordato che gli uffici di Curia sono al servizio delle comunità cristiane, come il “territorio” è a servizio del Vangelo, senza chiudersi a difesa, come un fortino assediato. Ultimo elemento richiamato sono stati i segni di fraternità, in particolare i “gesti minimi” che costituiscono un vero e proprio stile di vita, come pure i gesti profetici, capaci di parlare al cuore della nostra società per rendere concreto il “sogno di fraternità”, all’origine dell’Enciclica che Papa Francesco ha consegnato alla Chiesa universale.