Come aiutarla nel suo impegno a “generare fraternità”? Se ne parlerà nell’ultimo incontro del percorso diocesano, in programma sabato 13 maggio al Centro pastorale ambrosiano
di don Nazario
Costante
Responsabile Servizio per la Pastorale Sociale e il Lavoro
Nel percorso socio-politico proposto quest’anno dalla Pastorale Sociale e del Lavoro della Arcidiocesi di Milano abbiamo voluto offrire una chiave di lettura sui cambiamenti e sulle sfide che investono i territori e le comunità in cui viviamo. Ci siamo interrogati sui processi che generano amicizia sociale nel lavoro, nell’impresa, nell’ambiente, negli incontri di ogni giorno. Sabato 13 maggio la tappa finale del nostro percorso: ci interrogheremo sul rapporto fra Famiglia e Bene comune avendo come ospiti Philippe Bordeyne, preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, ed Elena Lucchini, assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia; testimonianze di Sara Santagostino, sindaco di Settimo Milanese e Pier Franco Maffè, consigliere comunale a Monza (vedi qui la locandina).
Il filo rosso che ha unito i diversi incontri è il desiderio e la responsabilità di avviare processi di vera fraternità. Coltivare consapevolmente la fraternità significa orientare i luoghi del nostro quotidiano, le relazioni personali e i processi del vivere civile verso questo obiettivo, rimuovendo quegli ostacoli e coltivando quelle attenzioni che possono generare la fraternità.
Convivere nella differenza
Protagonista indiscussa nel generare fraternità è la famiglia: Evangelii gaudium ci ricorda che la famiglia è il «luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli». La famiglia, attraversata oggi da tanti processi di cambiamento e attore essa stessa di cambiamento, è luogo educativo principe nel quale si impara che il bene comune che è semplicemente la somma di tanti interessi individuali.
Il problema dell’inverno demografico è oggi una vera emergenza sociale: nascono sempre meno bambini e questo significa impoverire il futuro di tutti. Tra le tante periferie esistenziali che come Chiesa siamo chiamati ad abitare vi è quella di chi fatica a concretizzare il suo desiderio di avere figli. La bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un progetto difficile da realizzare. Siamo di fronte a una povertà “generativa” di chi per diversi motivi rinuncia a progettare, a desiderare, a costruire, si rassegna, si accontenta di poco e smette di sognare in grande. È una povertà che colpisce l’uomo nella sua ricchezza più grande, quella di poter trasmettere la vita.
La povertà “generativa”
Come papa Francesco scrive nella lettera agli Stati generali della natività (2022) «le cose possono cambiare se senza paura, andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici, ci si impegna insieme. Perciò auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia. Penso a voi e mi piace vedere come il tema della natalità sia in grado di unire, non di dividere. Imprese, banche, associazioni, sindacati, sportivi, attori, scrittori, politici, tutti insieme per riflettere su come ricominciare a sperare nella vita. I dati, le previsioni, i numeri sono ormai noti a tutti: serve concretezza. È il momento di dare risposte reali alle famiglie e ai giovani: la speranza non può e non deve morire di attesa».
Di fronte a questa sfida, siamo chiamati a impegnarci tutti per politiche autentiche e strutturali a favore delle famiglie, superando gli steccati ideologici e impegnandoci insieme per costruire un nuovo futuro. La famiglia rimane una insostituibile “grammatica antropologica” degli affetti umani fondamentali. I valori della prossimità e della solidarietà, di vera carità, si generano a partire dalla famiglia, luogo originario dell’umano, che tiene l’intero ordine delle relazioni umani e sociali.
Ecco che nell’incontro del 13 maggio ci chiederemo come possiamo aiutare e accompagnare le famiglie nel nostro tempo. Come, partendo da analisi serie e realistiche, possiamo cercare nella nostra storia tracce luminose della forza e della vitalità che ancora i legami famigliari continuano a mostrare, per essere non profeti di sventura, ma di speranza.