Il nuovo stanziamento consentirà di accogliere molte delle circa 500 richieste in attesa di risposta. Luciano Gualzetti: «La rete della solidarietà tiene, ma per andare avanti abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti»
Nuovo ossigeno per il Fondo Famiglia Lavoro. La Fondazione Cariplo ha stanziato la somma di 500 mila euro a favore dell’iniziativa promossa dalla Diocesi di Milano per aiutare le famiglie colpite dalla crisi. Questo nuovo tesoretto consentirà di dare una risposta a gran parte delle circa 500 domande che ancora rimangono pendenti. Le richieste che resteranno in giacenza e le altre che continuano ad arrivare dai centri di ascolto potranno essere soddisfatte solo se arriveranno altri contributi. Benché, infatti, il flusso di risorse provenienti dai piccoli donatori sia continuato in maniera costante – l’andamento si è assestato su una media di oltre 100 mila euro al mese dall’inizio dell’anno- nello stesso periodo il numero di famiglie che ha avuto bisogno di auto non è diminuito.
«Fortunatamente la rete della solidarietà, anche con scarse risorse, tiene, grazie alla disponibilità e alla fantasia dei volontari impegnati sul territorio, che continuano a ascoltare le persone, stanno loro accanto e le aiutano come possono. Ma per andare avanti abbiamo bisogno del sostegno di tutti», spiega Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e segretario generale del Fondo.
La crisi, infatti, morde ancora i ceti sociali più deboli. Operai non specializzati nel settore manifatturiero, operatori impegnati nei servizi poco qualificati. Italiani e stranieri. Per offrire a queste persone una soluzione duratura, l’aiuto erogato dal Fondo è stato sempre più orientato alla riqualificazione professionale e sempre meno alla pura assistenza. Emblematico il caso dell’ultima delibera della segreteria del Fondo, riunitasi lo scorso 9 aprile, che ha stanziato 322.875 euro, per un totale di 125 erogazioni: 110 di queste sono state finalizzate al sostegno di corsi di riqualificazione professionale, 5 alla ricerca attiva del lavoro, 2 all’inserimento lavorativo e solo 8 alla pura assistenza.
Notevole la varietà delle proposte formative, selezionate dai centri di ascolto sul territorio a seconda delle richieste del mercato del lavoro. Il Fondo ha finanziato corsi per magazziniere, saldatore, panettiere, aiuto dentista, perfino dog-sitter. Qualcuno è stato aiutato a perfezionare la propria qualifica: dopo un corso per assistente sanitario ne ha fatto uno per operatore. Qualcun altro ha provato più di una strada.
«Se c’è un lato positivo di questa crisi, è che ha fatto emergere la grande capacità di adattamento e flessibilità delle persone e la tenuta dopotutto del nostro tessuto sociale – sottolinea Gualzetti -. Le persone hanno capito velocemente che occorre rimettersi in gioco e, se necessario, reinventarsi completamente, esplorando tutte le opportunità. Ma tutto questo ovviamente non basta: nel nostro Paese servono più che mai misure strutturali contro la povertà».