Utilizzate le risorse messe a disposizione dalla Curia. Gualzetti: «Un’opera segno per sbloccare un mercato paralizzato». Un Rapporto delle Caritas lombarde sulle buone prassi sperimentate per rispondere all’emergenza abitativa
La Fondazione San Carlo è pronta a investire almeno un milione di euro proveniente dall’8 per mille alla Chiesa cattolica per ristrutturare e affittare a chi ne ha bisogno 55 appartamenti a Milano di proprietà del Comune che per le loro condizioni non potevano essere assegnati.
«La Fondazione San Carlo ha vinto il bando pubblico e siamo pronti a darle le chiavi», ha annunciato stamattina l’assessore alla casa e ai lavori pubblici del comune di Milano Gabriele Rabaiotti, alla presentazione del report “Abito dunque sono: riflessioni e buone prassi sull’abitare”, realizzato dal gruppo regionale degli Osservatori delle Povertà e delle Risorse delle Caritas Lombarde.
«Appena saranno completati gli ultimi adempimenti burocratici, inizieremo i lavori sugli immobili, utilizzando le risorse che ci ha messo a disposizione la Curia di Milano. Dopodiché le potremo affittare a canoni moderati a chi ne ha bisogno», ha precisato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione San Carlo.
Le case fanno parte di un lotto di 305 appartamenti sfitti, presenti nei condomini del Comune di Milano stralciato dall’elenco Erp (Edilizia residenziale pubblica) dalla Regione Lombardia. Il Comune aveva pubblicato un bando pubblico per affidarli a nuovi gestori. Fondazione San Carlo si è candidata e ha vinto, grazie al patrimonio affidatole dalla Curia di Milano: un milione di euro incrementabile di altri 500mila euro nel caso non bastassero. La somma, proveniente dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, era stata offerta, per volontà dello stesso Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, a dicembre 2014, proprio in uno dei momenti di maggiore tensione in città. Lungaggini burocratiche avevano impedito di far partire il piano.
«Questa iniziativa è una goccia nel mare, ma serve a dire che sulla casa possiamo invertire la rotta per sbloccare un mercato paralizzato che crea il paradosso di case senza abitanti e abitanti senza casa, secondo la felice espressione che usò già l’arcivescovo Tettamanzi», ha osservato Gualzetti.
Realizzare “opere segno” che non abbiamo la pretesa di risolvere il problema, ma indicare una possibile soluzione è la strategia anche delle altre Caritas lombarde, come emerge dal report. «Da soli non siamo in grado di risolvere il problema della casa perché ci mancano le forze, le risorse, gli immobili. Ma abbiamo voluto avviare delle esperienze per dire a tutti, istituzioni pubbliche e privati, che qualcosa di meglio si può fare», ha detto don Claudio Visconti, delegato regionale delle Caritas della Lombardia; mentre monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare di Milano, ha sottolineato che «la crisi economica ha reso più acuto il problema soprattutto per alcune categorie di persone: i giovani che mettono su famiglia e i padri separati che devono pagarsi affitto e alimenti».