Il cammino diocesano verso la Giornata mondiale del 2023 è iniziato nella serata in piazza Vetra, tra musica, danze, preghiera, testimonianze e l'intervento dell'Arcivescovo: «Andate per portare un messaggio»
di Annamaria
BRACCINI
Una serata piena di gioia, colori, suoni, ma anche della Parola di Dio e di quella riflessione che nasce dal sentirsi parte viva della Chiesa. «Verso la Gmg 2023. Alzati! E Vivi#PerDono» non ha deluso le aspettative del migliaio di giovani che si sono ritrovati nel parco di piazza Vetra con l’Arcivescovo, per vivere insieme un momento di preparazione alla Giornata mondiale della Gioventù in programma a Lisbona dall’1 al 6 agosto prossimi (sul significato dell’appuntamento portoghese monsignor Delpini si era già soffermato in mattinata, vedi qui la sua dichiarazione).
Presenti i vicari episcopali monsignor Giuseppe Vegezzi e don Mario Antonelli, il responsabile della Pastorale giovanile don Marco Fusi e molti altri sacerdoti, l’incontro si è articolato tra testimonianze, danze, canti animati come sempre al meglio dal Coro Elikya, fondazione multiculturale realizzata da Raymond Bahati, bravissimo sul palco.
Le testimonianze
Dopo l’accensione del braciere, a significare il passaggio dal buio alla luce e alternando brani del primo capitolo del Vangelo di Luca – con l’Annunciazione, la Visitazione, il Magnificat -, appunto le testimonianze di scelte spesso considerate oggi controcorrente hanno reso per intero il sapore di una missione sempre possibile (oltreché necessaria) anche tra nostre strade. Nel vero senso della parola, come fa il gruppo “Facciamo legami” di Como, che visita di notte la gente in strada, specie i migranti «per cui si parte, si esce andando incontro all’altro con uno sguardo che diventa fuoco, alimentato da una persona, per cui capisci che la vita ti viene data dall’altro attraverso uno sguardo gratuito che si dona e si riceve, reciproco».
O come racconta suor Naike Monique Borgo, orsolina del Sacro Cuore di Maria da 11 anni. «Mi immaginavo madre di molti figli, pensando di lavorare nel Tribunale dei Minori. La fede era lontana, poi ho imparato ciò che mi chiedeva il Signore, accompagnata da una persona più adulta nella fede, ha camminato, ho corso e ho fatto il grande salto di dare la vita per la santificazione, per tutte le donne, non fuggendo, stando accanto alla sofferenza, coltivando anche la vocazione della comunicazione che non è fare solo interviste. Bisogna investire sulle relazioni perché danno sempre un seconda possibilità. Perché non dovremmo investire su chi incontriamo?».
A suo modo, anche Suor Anna Nobili, delle Operaie della Santa Casa di Nazareth, regala la sua storia, ballando con le ragazze di Holy Dance sulle note del Magnificat di Marco Frisina, cantato da una incredibile Mina, e portando tra le mani il Vangelo dal quale si legge il brano di Luca 1 36,45. Poi è la volta di Silvia De Gregorio, volontaria di Young Caritas Milano formata da ragazzi e ragazze conosciutisi attraverso l’esperienza dei Cantieri della Solidarietà o il Servizio Civile Universale, «che credono nella frase di madre Teresa: “Non importa cosa doni, ma l’amore che metti nel donare”», spiega.
Matteo Brognoli, marito di Marta, educatore e pedagogista che, con “Giovani e Missione” del Pime è andato in Guinea Bissau, lavorando successivamente in una comunità, sottolinea: «La logica del dono non è quella del regalo, non bisogna attendere la vita, ma farla accadere. Il regalo è ti do perché vado via, i doni sono invece per rimanere e così la nostra vita si allarga». Non mancano due coniugi giovanissimi, sposatisi sei giorni fa, lo sceneggiatore e attore Simone Riccioni – che ha conosciuto la missione in Africa da piccolo con i genitori – e Marianna Fazzino, educatrice e attrice, e un seminarista, Andrea Swich.
Vocazione e dono
La sera si è ormai fatta notte, quando il buio si illumina di tante fiammelle dei cellulari, mentre risuona il canto Luce e si inquadra un codice QR Code per condividere una parola che sta a cuore in preparazione alla Gmg. Il maxischermo della piazza si riempie così di termini ed espressioni: vocazione e dono le più postate, ma anche amore, correre, grazie, giovani, cammino e amicizia. Alla fine saranno quasi mille – per la precisione 781 – a rispondere all’appello, sullo splendido prato della piazza, un tempo tristemente noto come il più importante spaccio di droga a Milano e ora reso alla gioia, alla speranza e al sorriso di bambini e ragazzi che ballano.
Dopo la lettura del Magnificat (Luca 1 46-56) è l’Arcivescovo – che per l’occasione indossa il gilet della divisa di Elikya – a concludere la serata (leggi qui il suo intervento).
Esultanza, vocazione, missione
«Nel grigiore uno splendore, nel gemito un cantico, nel coro dei lamenti un coro di esultanza, nell’opprimenti accumularsi di notizie deprimenti lo squarciarsi del cielo per l’irrompere del sole. Magnificat! Nella casa appartata di un quotidiano di povera gente si celebra l’evento che segna la storia di generazione. Magnificat! Nell’incontro di due donne incinte, la tenera fragilità che genera il futuro, la rivelazione dell’opera di Dio che semina speranza nella tribolata storia dell’umanità. Magnificat. Ecco che cosa potrebbero essere i discepoli di Gesù: una sorpresa! Ecco che cosa potrebbero essere i discepoli di Gesù nella città dell’euforia artificiale, della disperazione abituale, del volontarismo efficiente: un cantico di esultanza».
Da qui nasce il cantico di Maria, «dall’annunciazione: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te. Il cantico di Maria nasce dalla sua risposta avveduta e fiduciosa: ecco la serva del Signore. Il cantico dei discepoli di Gesù non nasce dalle circostanze favorevoli, ma dalla grazia di una annunciazione che chiama a partecipare alla storia della salvezza».
Perciò, scandisce l’Arcivescovo rivolto ai ragazzi: «Comincia la missione di aggiustare il mondo. Ricordate, meditate queste tre a parole per dare un messaggio a questo mondo triste, a questa Europa in declino, nella vecchiaia: esultanza, – l’anima mia magnifica il Signore -, la vocazione, la missione, servire il progetto di Dio di esaltare gli umili, di dare da mangiare agli affamati, di ricordarsi del suo popolo. Vorrei augurare a tutti i giovani di andare a Lisbona per aver qualcosa da dire: affido ai voi l’incarico di attraversare l’Europa per celebrare l’esultanza, per rispondere alla vocazione, per farsi carico della vita come una missione. Da Lisbona, forse, potremo vedere accendersi una luce perché l’Europa, l’umanità non rimanga imprigionata dalla tenebre. Ci vediamo a Lisbona!».
Infine, l’annuncio della Diocesi gemellata con la nostra per la Gmg, quella di Porto, e il cammino verso la Basilica di Sant’Eustorgio dove si svolge l’Adorazione eucaristica.
Leggi anche:
Il Festival della Missione “chiama” i giovani a Lisbona
Gmg, a Seveso una mostra sull’appuntamento di Lisbona