Mercoledì 18 maggio il dibattito (anche su Fb) tra l’Arcivescovo e il giornalista conclude i «Dialoghi» promossi dal Decanato per riflettere sul futuro della Chiesa e della società dopo la pandemia

di Claudio URBANO

La chiesa di Santo Stefano a Tradate
La chiesa di Santo Stefano a Tradate

Cos’ha da dire la Chiesa dopo la pandemia (e mentre stiamo assistendo a una guerra)? Come sta cambiando la società? Riprendendo una tradizione di dialogo con la società civile inaugurata con l’Expo 2015, il Decanato di Tradate ha puntato in alto, con il ciclo di incontri «Chiesa e società alla prova del Covid 19», che negli scorsi mesi ha toccato molte delle domande apertesi in questi due anni: com’è una vita online, mediata da uno schermo? Cosa ci porta a partecipare alla vita della comunità, quando ormai ogni cosa si può seguire in streaming? Il percorso si chiude mercoledì 18 maggio (alle 21 in Villa Ruffini e anche online, sulla pagina Facebook «@santocrocifissotradate»), con due ospiti d’eccezione. L’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, e Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, si confronteranno su una domanda più che mai vitale per la Chiesa: la fede incrocia ancora la vita?

Fatiche e difficoltà

Don Gianni Cazzaniga, decano di Tradate, fa il punto: «Anche se con qualche fatica, la vita delle nostre comunità riprende. Ci siamo accorti però che il Covid ha lasciato davvero, nelle persone, difficoltà a tutti i livelli. Anche nel modo di avvicinarsi a Dio e di vivere la Chiesa». Un esempio per tutti, l’idea del precetto festivo, che – nota il parroco – nella mente di molti «è stata quasi “eliminata”». «Credo – sottolinea don Cazzaniga – che il lavoro più importante e più faticoso sia proprio quello di riprendere i contatti personali, faccia a faccia. Nel periodo del lockdown la pastorale è stata infatti quella del telefono e del computer, ma sono forme che creano una certa estraneità».

Don Gianni Cazzaniga

Don Gianni Cazzaniga

Un altro segnale di difficoltà che segnala il Decano di Tradate è la fatica delle iniziative di pastorale giovanile. «Volevamo, giustamente, uscire dalla pandemia a tutti i costi. Ma la ripresa non è come accendere la luce. Penso che sia gli adulti, sia ancor più i giovani, vivano un momento di disorientamento».

Cogliere gli orientamenti

Da qui la scelta di due voci autorevoli, per provare a cogliere quali sono gli orientamenti della società. «Dal suo osservatorio privilegiato su tutta la diocesi, l’Arcivescovo dirà sicuramente cose non scontate – anticipa il Decano -, mentre Ferruccio de Bortoli, che già dai tempi del cardinale Martini è sempre stato in dialogo con la Chiesa, ci porterà il punto di vista del giornalista, che ha il polso della società. Anche grazie ai loro punti di vista vorremmo provare a capire meglio quello che si muove attorno a noi, e dentro di noi, per trovare i punti su cui appoggiare la leva per rialzarci».

Del resto, se dopo questi due anni non sono emerse certezze su come, per esempio, riorientare la pastorale, don Cazzaniga sottolinea come, più che pensare a iniziative o proposte, sia soprattutto importante «saper comunicare alle persone speranza e fiducia». Dare cioè la prospettiva di un futuro. «Tutto questo – aggiunge – in un discorso di fede dove diventa essenziale la dedizione personale».

Come una sorta di catalizzatore, don Cazzaniga nota che la pandemia ha di fatto accelerato processi che erano già in corso. «Ci siamo accorti che tutto quello che andava avanti per inerzia, per tradizione un po’ superficiale è morto. Quello che resta, invece, è ciò che viene dalla convinzione. La fede potrà aiutarci a riscoprire l’essenziale». Una prospettiva per i credenti, ma anche per tutta la società.

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