Nell’Anno a loro dedicato 1400 adolescenti ambrosiani hanno vissuto la “Notte dei Santi” a City Life, pregando e riflettendo su alcuni loro coetanei, esempi di vita cristiana
di Annamaria
BRACCINI
I primi pensieri, appena arrivati nella grande e storica piazza Giulio Cesare, su cui si apre l’avveniristico sky line delle Tre Torri di City Life, li affidano al padlet – una grande lavagna virtuale posta nel gazebo da cui inizia l’animazione – con cui si collegano inquadrando il Qrcode del piccolo sussidio che hanno in mano. E così pure per le foto che postano sui social in tempo reale. Loro sono i 1400 adolescenti della “Notte dei Santi”, promossa dalla Fondazione degli Oratori Milanesi, che, in questo anno straordinario che la Diocesi dedica appunto agli adolescenti, non poteva che essere straordinaria.
L’emozione c’è e si vede negli occhi di ragazzine e ragazzine, accompagnati dai “don” e dagli educatori, che guardano in alto, che fanno confronti con i paesi, magari molto piccoli, da cui sono arrivati per vivere non la notte di Halloween (come tanti coetanei), ma una notte che parla di santità. Santità normali e, insieme, uniche di coetanei, troppo presto finite, che segnano un cammino simboleggiato dai piccoli lumini che portano con sé i ragazzi, ma anche dal cielo illuminato dalle luci delle Torri, tra cui quella “Allianz” che, con i suoi 209 metri di altezza e 50 piani è la più alta d’Italia e tra le prime in Europa.
Insomma, simboli per un momento bello, non sciocco o mascherato, ma vero e ricco di preghiera e di riflessione: quello per cui gli adolescenti, a gruppi, percorrono le vie del quartiere City Life raggiungendo le vicine parrocchie e i relativi oratori di Sant’Anna Matrona, Mater Amabilis, Santa Maria Segreta e San Pietro in Sala, al fine di conoscere meglio le storie di alcuni compagni di viaggio. Come il beato Carlo Acutis – i giovani sostano presso le reliquie del “santo 2.0” in “Sant’Anna” e nella chiesa che lui frequentava, Santa Maria Segreta -, ma anche Chiara “Luce” Badano, Matteo Farina, Marco Gallo, Sandra Sabattini. Qualcuno, come Carlo, Chiara e Matteo, esempio nella fede anche nel periodo della malattia, mentre per Marco e Sandra, scomparsi improvvisamente, parlano comunque al cuore dei coetanei le loro brevi esistenze. E questo per rendere concreto quel passare dall’essere “followers”, che seguono solo l’influencer alla moda, all’essere “fellowers”, facendosi compagni di viaggio, come chiede l’Arcivescovo nella sua Lettera scritta agli adolescenti.
E proprio il vescovo Mario, che incontra in due tornate presso “Mater Amabilis” i giovani, indica «le tre parole straniere» con cui sperimentare la fede.
Le parole dell’Arcivescovo
«La prima è Kyrie eleison», spiega subito l’Arcivescovo, «che significa: “Tu sei il Signore, Colui che ha e dà la vita”. Per questo la Messa inizia, talvolta, con questa parola greca, perché, qualche volta, non vogliamo rimanere con Gesù e ci sembrano più interessanti i capricci o le cose che fanno tutti. Siamo fragili, perciò ci distacchiamo e, poi, chiediamo cosa abbiamo combinato tutto il giorno. Per questo diciamo il “Kyrie”, per chiedere la pietà, il perdono e la misericordia del Signore».
La seconda parola è “Alleluia”, «cioè lodate il Signore che ha vinto la morte. È il canto della Pasqua». «Se avete letto le storie di questi ragazzi straordinari, avete visto la gioia», sottolinea il Vescovo, rivolgendosi direttamente ai presenti. «La gioia cristiana non è baldoria, ma è qualcosa di profondo: è la gioia che nasce quando il Signore ci chiama amici. Siamo il popolo del Vangelo e della Pasqua che canta l’alleluia»,
La terza è Amen «che significa “sì, eccomi”, come ha detto Maria, e che vuol dire che ci stiamo a fare alleanza con Dio. Io credo che ciascuno di voi sia straordinario, ma per tirare fuori il bene, i talenti che ci sono voi e far sgorgare la gioia, vi consiglio queste tre parole. Dicendole nei prossimi mesi o anni, potrete scoprirvi un itinerario, un cammino per capire come si fa essere cristiani. Bastano queste tre parole che vi consegno stasera».
Poi, fino a mezzanotte, l’alternarsi, sempre nella chiesa di Mater Amabilis dei vescovi, monsignor Giuseppe Vegezzi e monsignor Luca Raimondi, mentre in San Pietro in Sala, a incontrare gli adolescenti, sono stati il vicario generale, monsignor Franco Agnesi e il vescovo, monsignor Paolo Martinelli.