Trent’anni fa il convegno ecclesiale voluto dal cardinale Martini, che ebbe un grandissimo impatto sulla Diocesi e diede un impulso decisivo alla Caritas Ambrosiana. Luciano Gualzetti: «Imparammo uno nuovo stile di vita attraverso cui interpretare la realtà sociale, la politica, i diritti, la giustizia»

di Francesco CHIAVARINI

Farsi prossimo 1986
Un'immagine del convegno «Farsi prossimo» (Assago, 1986)

Trenta anni fa, il 15 novembre 1986, il cardinale Carlo Maria Martini, allora Arcivescovo di Milano, apriva in Duomo il convegno «Farsi Prossimo» con una celebrazione eucaristica cui parteciparono più di duemila delegati, tra laici, donne e uomini, religiosi e religiose, preti e vescovi. Al Centro congressi di Assago, dal 21 al 23 novembre, 40 commissioni lavorarono sui temi della pace, della giustizia, del lavoro, dell’impegno politico dei cattolici, persino dell’ambiente, a partire dal «segno decisivo della carità», «dell’amore gratuito, fedele, dimentico si sé, tenero e paziente» per usare le parole dello stesso Martini. Quel momento ecclesiale fu decisivo per la Chiesa ambrosiana nel suo complesso e, soprattutto, diede impulso alla Caritas Ambrosiana come organismo pastorale al servizio della Diocesi, con il compito di educare le comunità alla carità e di rispondere ai problemi sociali con iniziative e servizi.

Sull’onda lunga suscitata da quel grande incontro di popolo si diffusero le Caritas parrocchiali e anni dopo le fondazioni e le cooperative che poi diedero vita al consorzio oggi non causalmente intitolato proprio come quel convegno. Oggi Caritas Ambrosiana può contare su 370 centri di ascolto nelle oltre mille parrocchie della diocesi, sportelli specifici per i gravi emarginati, la ricerca del lavoro, l’assistenza dei migranti. Le cooperative che ha promosso negli anni gestiscono una pluralità di servizi e centri di accoglienza a favore di diverse categorie di svantaggiati: senza tetto, donne sole con bambini, richiedenti asilo, anziani, disabili. Volontari e operatori lavorano su tutto il vasto territorio della diocesi, sono presenti nei piccoli e medi centri di provincia come nelle periferie urbane più difficili, nei caseggiati considerati da tutti off limits, persino dalla forze dell’ordine. Questa presenza diffusa e capillare che promuove la carità con le parole e le opere trovò in quel convegno ecclesiale la sua leva decisiva.

«Quell’incontro, tanto fortemente voluto dal cardinale Martini, preparato a lungo nelle parrocchie, ebbe un grandissimo impatto sulla vita di tutta la Diocesi. Le implicazioni furono molteplici per la vita della chiesa nelle nostre terre. Tra i tanti aspetti si può certamente dire che rivoluzionò l’idea di carità – sottolinea il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti -. Tanti fedeli allora ancora pensavano che fare la carità volesse dire fare l’elemosina. Con Martini, dopo quel convegno, imparammo che il farsi prossimo era prima di tutto uno stile di vita, un approccio attraverso il quale interpretare la realtà sociale, rileggere il rapporto con la politica, i diritti, la giustizia. Non possiamo dire che quello fu un momento fondativo, perché la Caritas nacque ben prima. Ma senza dubbio quel convegno tracciò una linea, un termine. Nella concezione dell’impegno della Chiesa ambrosiana per i più poveri dopo quel momento nulla fu come prima».

 

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