Predisposti dal Servizio diocesano in vista di un convegno sulle relazioni tra le tre generazioni, in programma il 2 ottobre. Dati online o cartacei da fornire entro il 31 agosto. Ne parla Marco Astuti

di Luisa BOVE

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Il Servizio per la Famiglia lancia un sondaggio i cui risultati saranno presentati in un convegno diocesano in programma il 2 ottobre, Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Il tema è quello delle relazioni in famiglia tra nonni, genitori e nipoti. Tra i relatori interverrà Marco Astuti, docente universitario in pensione che ha insegnato matematica in ambito informatico e si occuperà dell’aspetto statistico dell’indagine.

Qual è la finalità del sondaggio?
Quello di fornire il contesto ai contenuti del convegno, che si articola su un’analisi sociologica per capire come si stanno sviluppando le relazioni fra le tre generazioni, nonni, genitori e nipoti. Nel mio intervento iniziale, a partire dai dati raccolti, farò emergere alcune questioni sulle relazioni della famiglia allargata, poi parleranno la psicologa Mariolina Migliarese e la sociologa Giovanna Rossi. Il sondaggio quindi serve per offrire numeri molto aggiornati sulla situazione delle famiglie. Sono evidenti grandi difficoltà relazionali in famiglia, soprattutto tra nonni e genitori, che poi si scaricano sui nipoti. Su questo aspetto specifico, per quanto mi risulta, non esiste una ricerca recente. Pertanto abbiamo voluto avviare un sondaggio.

Indagherete su ciò che genera questi conflitti…
Oltre a presentare i risultati, andremo a ricercare tutte le interrelazioni e correlazioni tra i dati. Bisogna infatti andare a scavare, e questo è il compito della statistica. Può sembrare strano chiedere se chi risponde al questionario lo fa da un paese, da una cittadina o da una grande città, ma noi sappiamo che molti comportamenti e situazioni trovano il loro riscontro sulla base del luogo in cui sono nati. Valuteremo per esempio se certi problemi si verificano più all’interno di famiglie che vivono in contesti rurali piuttosto che urbani.

Come intercetterete i vostri interlocutori? E come diffonderete il questionario?
Lo stiamo già diffondendo e finora ne abbiamo raccolti 250. Lo abbiamo diffuso partendo dalla struttura della Pastorale familiare, quindi attraverso i decanati, le parrocchie e le Comunità pastorali, fino ad arrivare ai gruppi familiari. Questo è il canale principale, cui si aggiungono i movimenti e le associazioni. Penso per esempio ai Focolarini, che hanno al loro interno la sezione “Famiglie nuove”, oppure gli “Adulti più” dell’Azione cattolica ambrosiana. Ci sono tantissime articolazioni che raggruppano famiglie facendo riferimento alla Diocesi. Però voglio chiarire una cosa…

Cioè?
I risultati che otterremo non sono riferibili alla popolazione della Diocesi di Milano, perché non abbiamo scelto un campione rappresentativo di tutte le famiglie, ma abbiamo raggiunto quelle più attente e vicine alla comunità ecclesiale. Questo è un aspetto importante che chiarirò molto bene al convegno. Anche se l’impostazione del sondaggio è sociologica, in realtà dietro c’è una preoccupazione pastorale.

Quale?
La trasmissione della fede. Questo oggi è un aspetto molto importante ed è una delle maggiori preoccupazioni della Chiesa. Senz’altro emergerà che i principali trasmettitori della fede sono i nonni e non i genitori, e questo è preoccupante, perché i nonni vivono una fede riferita alla loro età, molto lontana da quella dei nipoti. Questo sarà dunque uno degli argomenti su cui scaverò di più.

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