Nella festa liturgica del fondatore dell'Opus Dei, a 101 anni dalla sua nascita e a 21 dalla canonizzazione, l'Arcivescovo ha presieduto in Duomo la tradizionale eucaristia di ricordo,
di Annamaria
BRACCINI
«San Josemaría, e tanti santi canonizzati appartenenti all’Opera, sono stati elevati agli onori degli altari proprio per mostrare la praticabilità dei percorsi di santità. Rimane, però, il compito di vigilare perché la chiamata di tutti alla santità non finisca per essere identificata con una chiamata elitaria. Noi vogliamo percorrere una via che tutti possono fare, la via semplice, indicata da Maria a Cana: “Qualsiasi cosa vi dirà, fatela”».
In un Duomo dove trovano posto moltissimi fedeli, membri, aderenti e amici dell’Opus Dei di tutte le età, è l’Arcivescovo a indicare la missione e la vocazione per cui san Josemaría Escrivá de Balaguer fondò l’Opera nel 1928. Nella festa liturgica del Santo, a 101 anni dalla sua nascita e a 21 dalla canonizzazione, il vescovo Mario presiede la tradizionale eucaristia di ricordo del fondatore, concelebrata da una decina di sacerdoti, tra cui il neo vicario per l’Italia della Prelatura, entrato in carica lo scorso 5 giugno, don Giovanni Manfrini. Che, nel suo saluto iniziale, sottolinea il lavoro che si sta realizzando all’interno della Prelatura per adeguare gli statuti e la ristrutturazione delle circoscrizioni in considerazione dell’emanazione, nel luglio 2022, del Motu proprio di papa Francesco Ad charisma tuendum, teso «a tutelare il carisma dell’Opus Dei e a promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo».
Dopo le Letture dal Libro del Levitico e dalla Lettera paolina ai Corinzi, tipiche delle liturgie per i Santi e dal Vangelo di Luca nel brano della pesca miracolosa, propria di san Escrivá, l’intera omelia dell’Arcivescovo definisce il profilo della chiamata universale alla santità.
La via della docilità
«Ad ascoltare il comando “Siate santi come lo sono io”, gli ambiziosi si sentirono ardere dentro un fuoco e, perciò, furono presi da un delirio di onnipotenza, mettendo mano a imprese memorabili divennero fondatori di ospedali, ricercatori di soluzioni impensate, autorità mondiali. Ma, a quanto pare, Dio non approvò la via percorsa dagli ambiziosi», spiega il vescovo Mario. Così fu anche per «i penitenti devoti che si sentirono trafiggere il cuore e che, quindi, si diedero a grandi rinunce e penitenze fino a estenuarsi nel digiuno e a ferirsi con flagelli e cilici, ma Dio non approvò».
E nemmeno approvò i sapienti che «scrissero volumi poderosi» e la «gente semplice e devota che ogni giorno dice qualche preghiera», ma non crede che la chiamata alla santità sia rivolta a lei «che ha tanto da fare, rapporti complicati da gestire in famiglia e sul lavoro».
È, quindi, Dio stesso a tracciare la strada della santità, «mandando il suo angelo nella casa della giovane donna di Nazareth, Maria, che riconobbe la sua vocazione».
Una strada che, appunto come avvenne a Maria, «non è la conquista di una meta, l’eccellenza di una prestazione, l’eroismo di un’impresa: è, invece, la docilità» perché «la via che Maria indica non è riservata a qualche gruppo privilegiato, a qualche persona incline all’eroismo o capace di penitenze severe e di imprese memorabili».
Chiaro il riferimento al carisma originario dell’Opus Dei che Escrivá volle incarnato in una santità quotidiana vissuta in ogni luogo della vita. «La profezia di san Josemaría è stata, nel secolo scorso, il risuonare ancora una volta dell’invito alla santità rivolta a tutti, accessibile per grazia a tutti. Chi accoglie quest’invito non è chiamato a fare un qualche tipo di lavoro, a vivere in qualche tipo di ambiente e non deve osservare una qualche particolare regola di vita, non deve portare un abito che lo distingue dagli altri».
Cosa fare, dunque? «Una sola cosa è necessaria», scandisce l’Arcivescovo. «Ascoltare con la docilità dell’obbedienza della fede. La santità che Dio chiede al suo popolo è la santità che ha rivelato in Gesù che si è fatto in tutto obbediente alla volontà del Padre fino alla morte e alla morte di croce. La santità che Dio ci chiede è solo essere docili», seguendo «l’esempio di Pietro, il pescatore delle reti vuote, che sulla parola di Gesù prende il largo».
A conclusione vi è ancora tempo per un ringraziamento da parte del vescovo Mario all’Opus Dei, «per il bene che fate nella vita della Diocesi in tanti ambiti educativi, della vita familiare, professionale. Una particolare gratitudine devo ai preti dell’Opera per la loro disponibilità alle confessioni in Duomo. Il Signore benedica tutti voi che fate il bene e vi incoraggi a proseguire con gioia e semplicità».