Gualzetti: «Un’avvisaglia della crisi sociale che sta scoppiando dentro l’emergenza sanitaria e non va sottovalutata»
Dallo scorso 24 febbraio, gli 8 Empori della Solidarietà, gestiti nel territorio della Diocesi di Milano dalle cooperative promosse da Caritas Ambrosiana, hanno incrementato del 30% la distribuzione di generi alimentari. L’aumento si è reso necessario, a causa dell’accresciuto fabbisogno delle famiglie registrato dall’inizio dell’emergenza Coronavirus.
«Le misure giustamente assunte delle autorità stanno avendo un impatto molto pesante per le persone più in difficoltà – spiega il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti -. Con la chiusura delle scuole, ad esempio, i bambini hanno smesso di usufruire della mensa scolastica, per cui chi veniva a fare la spesa da noi, ha dovuto riempire il carrello di più oppure è passato più spesso. Ma c’è anche chi ha già visto peggiorare la propria condizione economica già al limite della sussistenza. Ci sono colf e badanti, assunte in nero, che hanno perso i loro clienti e ci chiedono un aiuto maggiore».
«Questo dato ci dice due cose – continua Gualzetti -. La prima è che esiste già un secondo fronte: accanto a quello sanitario ce n’è uno sociale. In questa seconda trincea sono impegnati volontari e operatori che si stanno dando un gran daffare spesso con pochi mezzi. Bisogna riconoscere che gestiscono servizi essenziali per una fascia di popolazione particolarmente debole e quindi occorre aiutarli ad andare avanti, distribuendo anche a loro mascherine, guanti, insomma tutti i dispositivi per la protezione individuale che sono necessari. La seconda è che dobbiamo iniziare a prepararci fin da ora ad affrontare la crisi sociale che sta esplodendo dentro questa emergenza sanitaria. Già adesso ci sono categorie più colpite: dai senza tetto a chi va avanti con lavori saltuari. Ma presto arriveranno ai nostri centri di ascolto tutte quelle persone che non potranno usufruire delle misure di protezione che il Governo si appresta a mettere in campo, dalla cassa integrazione in deroga ai congedi familiari. Saranno loro a pagare il costo sociale più salato a questa crisi. Anche se finora se ne parla ancora poco».