All’iniziativa promossa dalla Fondazione Fratelli Tutti anche in vista del Giubileo del 2025, Odielle ha inviato delegazioni diocesane, tra cui una milanese
È un mondo fortemente cambiato, quello nel quale si trovano oggi a educare gli oratori, nel quale si sono accelerati alcuni processi sociali e si verificano dei salti qualitativi. Se gli schemi concettuali precedenti non sono più validi, l’educazione è l’unico modo possibile per “stare” in questo mondo, così come si è configurato.
Al Simposio svoltosi sabato 3 dicembre, nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, dedicato a «Riconoscersi sulla soglia dell’educativo», ha partecipato anche una rappresentanza di Odielle (Oratori Diocesi Lombarde), tra cui un gruppo di ambrosiani.
La Chiesa ponte di un’alleanza
Al terzo e ultimo incontro del 2022 dei «Cammini Giubilari Sinodali», organizzati dalla Basilica di San Pietro e dalla Fondazione Fratelli Tutti (con cui la Basilica si prepara al Giubileo del 2025 avendo come orizzonte l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco) non poteva mancare infatti il mondo degli oratori, invitato sempre più a immaginarsi e a “giocarsi”, in modo consistente, perché inserito nella rete educativa, insieme a famiglia e scuola. E la Chiesa, nelle sue varie espressioni, deve farsi “ponte” tra questi due pilastri dell’educazione, immaginando un’alleanza, un patto tra componenti educative, che porti a camminare insieme.
«È un appuntamento che offre un orizzonte entro il quale comprenderci vicendevolmente e per dare futuro a una visione del mondo. Il tema dell’educazione non è più solo un’emergenza, ma il presupposto che resta per un futuro», ha sottolineato il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro.
Il realismo delle relazioni
La pandemia ci ha fatto sperimentare quanto siamo relazione, quanto siamo connessi gli uni agli altri; di pari passo la vita individuale e collettiva è sempre più dipendente dalla tecnologia. Una strada è percepirci “comunità di destino”. Come imperniare la proposta educativa? Occorre un realismo delle relazioni, aiutando i più giovani a recuperare delle appartenenze, dei riti di passaggio “positivi”.
Ma cos’è educare? Cosa significa? Gli esperti a confronto – Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Antropologia dei Media presso l’Università Cattolica di Milano, Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro e vice presidente Figc, e monsignor Armando Matteo, segretario per la Sezione dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede – hanno permesso di delinearlo, prima dei laboratori e della riflessione e condivisione a gruppi tra coloro che spendono la loro vita in questo ambito.
Il senso dell’educazione
Educare non è trasmettere/valutare-misurare. Non è passare una conoscenza da un soggetto all’altro e non è nemmeno misurare, perché prende in considerazione delle dimensioni che non sono misurabili. Educare non è conformare, cioè fare in modo che un pezzo di materia inanimata riceva una forma, ma accompagnare perché l’altra persona trovi coraggio verso se stesso, indicando e interpretando il suo cammino, non il mio.
«La vita viene destata e accesa solo dalla vita», ha evidenziato Chiara Giaccardi. «Educare è prendersi cura», ricomponendo i frammenti e recuperando gli scarti, per far fiorire l’unicità dentro la differenza. Si attua nella concretezza: imparando a prestare attenzione, guardando, ascoltando, attraverso la sollecitudine, l’impegno, un’assunzione di responsabilità.
«Educare è generare e generarsi». La figura del buon samaritano – che ha fatto da sfondo all’incontro – è emblematica: ci interroga su come stare nella modalità giusta “sulla soglia dell’educativo” degli oratori.