Quindici enti e realtà diocesane in rete per affrontare il disagio giovanile. Il Vicario generale monsignor Agnesi: «Una risposta coraggiosa all’appello dell’Arcivescovo a lavorare insieme»
È stata presentata questa mattina presso la Curia arcivescovile di Milano l’iniziativa «Missione possibile. Una cordata educativa al passo con i giovani», la modalità con cui un nutrito gruppo di enti diocesani e realtà educative operanti in Diocesi intende rispondere – insieme – all’emergenza educativa e al disagio di tanti ragazzi e giovani, emergenza emersa in modo dirompente durante la pandemia.
Durante la conferenza stampa è stato presentato anzitutto il “manifesto” della Cordata: nato dall’interazione di varie realtà che si occupano di educazione, intende tracciare un percorso da condividere con i giovani nel territorio della Diocesi, attraverso la collaborazione tra oratori, scuole, società sportive, terzo settore, volontariato e famiglie. Fiducia, accoglienza, corresponsabilità, cura, reciprocità e comunità sono le parole chiave che guideranno l’azione coordinata dei 15 soggetti che hanno al momento aderito alla Cordata.
Guidi: «Un’azione profetica per indicare un percorso»
Come ha spiegato don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi, uno dei soggetti promotori, «lo shock della pandemia ha riportato alla ribalta la questione educativa, che è la questione assolutamente prioritaria del nostro tempo. Si avverte però l’assenza della società civile su questo tema, abituata da troppo tempo a trattare la questione come una delega e come pretesto per aprire fronti di conflittualità. La cordata educativa si propone quindi non solo come un’azione assistenziale. Ma prima di tutto profetica, per alzare una voce, indicare un percorso possibile, per incoraggiare all’impresa. E la risposta non può essere specialistica, ma frutto della collaborazione tra competenze diverse. In questo percorso gli oratori giocano un ruolo prezioso e necessario».
Il report di Fondazione Guzzetti
Marta Valagussa, responsabile comunicazione di Fondazione Guzzetti, ha poi presentato un report costruito con i dati forniti dai sette consultori accreditati nella città di Milano, da cui emerge una panoramica dei bisogni emergenti intercettati nei mesi della pandemia. La rilevazione ha riguardato tanto chi ha avuto accesso diretto ai consultori (4.000 persone circa nel corso del 2021), quanto le attività che i consultori svolgono all’interno delle scuole (circa 11.000 minori incontrati l’anno scorso).
«Confrontando le prestazioni di supporto individuale erogate nei consultori della Fondazione Guzzetti da aprile 2020 a giugno 2021 con lo stesso periodo dell’anno precedente – ha spiegato Valagussa illustrando il report -, si riscontra un aumento del 40% circa. La sfiducia si somma alla stanchezza. Sembra che le risorse di resilienza personale siano profondamente intaccate dalla durata della pandemia e dalle conseguenti limitazioni che ancora oggi viviamo. La pandemia ha “disabilitato” in tantissime persone la speranza e rischia di spegnere i sogni per il futuro. Le manifestazioni più frequenti del disagio adolescenziale in tempo di pandemia, dai dati raccolti, sono depressione, ansia e panico, disturbi alimentari, dipendenza da internet, aggressività e autolesionismo».
Gualzetti: «Un investimento generativo per il futuro»
«“Nessun adolescente resti indietro”: è la nostra preoccupazione principale – ha sottolineato nel suo intervento Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. L’emergenza pandemica ha avuto un forte impatto nei processi di apprendimento: una rilevazione condotta su circa 60 dei 300 doposcuola parrocchiali che Caritas coordina ci ha confermato che la povertà digitale aumenta le difficoltà di apprendimento di molti ragazzi. Nelle famiglie con maggiori difficoltà economiche, infatti, mancano spesso gli strumenti necessari per accedere alle nuove forme attraverso le quali già oggi, e sempre più in futuro, avverrà la diffusione della conoscenza».
«Ascoltare e prendersi cura degli adolescenti nel presente – ha proseguito Gualzetti – è un investimento generativo per il futuro, finalizzato a prevenire processi di cronicizzazione delle fragilità. In questa prospettiva, un ruolo di rilievo può essere giocato dal rilancio del volontariato giovanile e da esperienze giovanili di carità e solidarietà, che generano nuove opportunità di relazione, socialità e senso nei percorsi individuali di crescita. Ci impegniamo a curare sempre più, su questo versante, i legami con i molti adolescenti e giovani che in pandemia si sono messi a servizio degli altri».
Le tre A del Vicario generale
Nella sua riflessione conclusiva, il Vicario generale della Diocesi, monsignor Franco Agnesi, ha sottolineato che «la Cordata risponde in modo coraggioso a un appello a lavorare insieme per la vita piena dei giovani, un appello lanciato spesso dal nostro Arcivescovo. Mi vengono in mente tre “A” per identificare i componenti di questa Cordata: Adulti che si mettono a servizio dei giovani, dicono ai giovani: “Dalle difficoltà che attraversi ci sono passato anch’io”; Alleati, perché tante volte durante la pandemia abbiamo detto che occorre lavorare insieme, e farlo davvero è un messaggio che dice qualcosa anche ai giovani; infine, Adatti alla vita, per poter dire ai ragazzi che, come ci ha ricordato monsignor Delpini nel Discorso di sant’Ambrogio, “la vita è una vocazione, non un enigma incomprensibile, il futuro è promessa e responsabilità, non una minaccia”».