In Sant’Ambrogio la professione religiosa di due giovani suore: le loro testimonianze. È la prima celebrazione del nuovo Arcivescovo poche ore dopo la presa di possesso canonica
«L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane (Lc 24, 35)» è l’icona biblica, accompagnata dall’immagine de «I discepoli di Emmaus» di Marco Ivan Rupnik, scelta per la professione religiosa dei voti perpetui di quest’anno. La celebrazione sarà presieduta da monsignor Mario Delpini, nuovo arcivescovo di Milano, sabato 9 settembre alle 10.30, nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
Professeranno per sempre i consigli evangelici davanti alla comunità cristiana diocesana Anna Casati (Suore Orsoline di San Carlo) e Giusi Valentini (Ausiliarie diocesane). Saranno chiamate a servire il Signore, ogni giorno, nella pastorale e nell’istruzione, coinvolte in particolare nel cammino verso il Sinodo dei giovani, che si svolgerà nell’ottobre del 2018. E il loro «sì» per sempre verrà pronunciato alla presenza di Delpini, che proprio poche ore prima in Duomo avrà preso possesso canonico della Diocesi (per mezzo del procuratore, monsignor Erminio De Scalzi) e da quel momento sarà a tutti gli effetti il nuovo Arcivescovo. Anche per questi motivi la consacrazione perpetua di queste due Sorelle renderà più gioiosa e visibile l’immagine della Chiesa. Nel rito della professione religiosa le giovani candidate si prostreranno a terra in segno di fede e di adorazione, poi si presenteranno all’Arcivescovo accompagnate dalla Superiora generale e da due Sorelle testimoni. Pronunceranno la formula della professione perpetua: i tre voti di castità, povertà e obbedienza, che costituiscono gli impegni di una vita consacrata totalmente a Dio nella Chiesa.
Suor Anna Casati fa parte della congregazione delle Suore Orsoline di San Carlo. Attualmente sta terminando gli studi di licenza in teologia presso l’Istituto Santa Giustina di Padova e insegna religione in una scuola secondaria di primo grado a Milano. Prima di iniziare il cammino che l’ha portata ai voti definitivi è stata coinvolta in diverse attività nella sua parrocchia di origine, Sant’Elena a Milano. «Posso dire che l’oratorio era la mia seconda casa – afferma -. Negli ultimi anni della scuola superiore si è fatto sempre più sentire il desiderio di conoscere più a fondo, di andare alle radici per capire dove la mia vita si stava dirigendo. Ho iniziato lo studio della teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, animata da questa ricerca di senso, e l’anno successivo ho iniziato un cammino nella congregazione delle Suore Orsoline di San Carlo, dove ho avuto la possibilità di andare in profondità, di riconoscermi, e di trovare il senso di una vita donata. Ho sperimentato con forza la fedeltà di Dio, una “voce di silenzio” che ho imparato ad ascoltare, a riconoscere, con cui sono entrata in relazione e a cui è affidato ogni mio passo».
Anche per Giusi Valentini – ausiliaria diocesana, oggi impegnata nell’ambito della pastorale giovanile e del dialogo interreligioso – è un «sì» che nasce da lontano, adolescente e giovane impegnata in oratorio come animatrice ed educatrice. «Credo che lì si trovi la sorgente della mia vocazione – sottolinea -. Dopo anni di esperienze intense, che mi hanno fatto crescere umanamente e spiritualmente, mi sono “arresa” di fronte all’amore di Dio, grande e intenso, che ho sentito per me; ho riconosciuto così che quanto mi faceva paura poteva essere invece motivo di gioia; ho scoperto che la volontà del Signore non è altro che vivere il desiderio che abbiamo nel cuore, perché la nostra gioia sia piena. È in quel periodo che ho conosciuto per la prima volta alcune ausiliarie. Ne ho apprezzato fin da subito lo stile di vita, segnato da vicinanza, prossimità, cura pastorale per tutti gli uomini e le donne, in qualsiasi momento della vita; ho scoperto la diocesanità come fonte di spiritualità, luogo in cui si incarna il mistero di Gesù morto e risorto per l’uomo».