Un lungo cammino sacerdotale percorso tra il ministero parrocchiale e l'apostolato radiofonico a Radio Maria e Radio Mater. Tra il 28 giugno (anniversario dell'ordinazione) e l'1 luglio ad Albavilla un intenso di programma di celebrazioni e iniziative per festeggiarlo
di Mauro
COLOMBO
Dal cardinale Bassetti (presidente della Cei) all’arcivescovo Delpini, dal vicario di Zona monsignor Rolla a monsignor Pirovano, responsabile della Comunità pastorale Sant’Eufemia di Erba: sull’ultimo numero di «Eccoci, Mamma!», il bollettino periodico di Radio Mater, tutti hanno voluto rivolgere un saluto e un augurio a don Mario Galbiati, il fondatore dell’emittente, che il 28 giugno festeggia 65 anni di sacerdozio. E che si appresta a celebrare la ricorrenza – in allegato il dettaglio delle iniziative in programma ad Albavilla (Como) – contrassegnandola con una lunga serie di «Grazie!». «I primi sono per il Signore – spiega -, per la vita che mi ha donato e per la famiglia, umana e cristiana, che mi ha dato. Ringrazio i miei confratelli sacerdoti, quelli che mi hanno formato in Seminario e quelli che mi hanno affiancato e sostenuto affettuosamente perché la mia missione arrivasse veramente a tutti. Poi i collaboratori di Radio Mater, una comunità riunita da tutta Italia da una spinta interiore e spirituale. Infine, grazie a Maria, perché quanto è accaduto lungo il mio cammino è opera sua, è lei che muove il cuore».
Di quel 28 giugno 1953, quando fu ordinato in Duomo («eravamo in 92…»), consacrando così una vocazione sbocciata in famiglia e coltivata prima dai Salesiani e poi nel Seminario diocesano, don Mario ricorda l’impressione suscitata dal cardinale Schuster: «Anche fisicamente non aveva nulla di “terreno”, era etereo, celestiale, con un’aura di spiritualità che trasmetteva anche a noi. E poi, al termine del rito, in Cappella arcivescovile la consegna delle lettere di destinazione: per me Albavilla, un segno del destino…».
È infatti Lì che don Mario – nato a Monza nel 1930 – svolge il suo primo incarico come vicario parrocchiale. Nel 1966 è nominato parroco di Arcellasco d’Erba e in quel contesto, a fianco della responsabilità pastorale, avvia il cammino di “apostolato radiofonico”. «Un mistero che non so spiegare – lo definisce -. Durante la Missione cittadina che nel 1983 coinvolse le parrocchie di Erba, mi sorse il desiderio di portare la predicazione anche ai malati che non potevano venire in chiesa, attraverso un’antenna installata sul campanile. Grazie al supporto di alcuni esperti, realizzammo quel progetto e, al termine della Missione, con il Consiglio pastorale decidemmo di andare avanti…». Ecco quindi nascere Radio Maria (nello stesso 1983) e Radio Mater (nel 1994), emittenti che, nel giro di pochi anni, con le loro frequenze varcano i confini nazionali e gli oceani. Un’originale esperienza ecclesiale, nata nel segno dell’innata devozione mariana del suo ideatore e che è al contempo spirituale, culturale e ricreativa, con una programmazione incentrata su preghiera, catechesi e dialogo (la prima ad “aprire i microfoni” alle telefonate da casa), priva di pubblicità e affidata esclusivamente a conduttori volontari, «perché occorre toccare il cuore e l’anima, non arricchire il corpo. Ho amato le radio come ho amato le mie parrocchie perché, attraverso un’emittente che fosse davvero “per” la Chiesa, ho sempre e solo desiderato che la gente trovasse Gesù e la sua Parola».
Una personalità brillante e vulcanica, quella di don Galbiati, unita a un carattere indomito, capace però di infinita tenerezza quando parla della «Mamma» (come la chiama lui). Abituato alle sfide fin da quando da ragazzo giocava a basket (sua grande passione insieme alla musica), don Mario non si è mai arreso alle avversità. Come il «temporale umano» (sono sempre parole sue) che l’ha costretto a lasciare Radio Maria. O come le vicissitudini legate alla realizzazione del suo sogno, una nuova sede per Radio Mater: nel 2013 l’ha trovata proprio ad Albavilla, dove aveva iniziato il suo ministero, in un complesso che, oltre agli studi dell’emittente («la parrocchia dell’etere», secondo il cardinale Tettamanzi), ospita la Comunità di Maria e la Cappellina.
Anche oggi, a 88 anni, la sua giornata è ricca: «Dormo poco e allora ne approfitto… In questi ultimi tempi ho composto un “Rosario delle intenzioni” (per la Chiesa, l’umanità, il creato, i sofferenti…) e ho messo in versi e in canto Misteri come, per esempio, l’Annunciazione». Neppure i travagli di salute («sono in dialisi da 14 anni, una sofferenza offerta a Dio: quando mi ricovero per i trattamenti faccio del mio letto un altare») hanno fermato l’impegno di don Mario, che vive con serenità questa stagione della sua esistenza: «Quando ero giovane ero naturalmente assorbito dalle incombenze materiali, ora do la precedenza alla dimensione spirituale».
Nel suo cammino don Mario è stato testimone dell’evoluzione che la figura del sacerdote ha dovuto affrontare per stare al passo con tempi. Come vede oggi il prete? «Lo vedo come lo sento io, un uomo legato indissolubilmente al Signore e aperto agli altri con la misericordia cara a papa Francesco. Insomma, un prete che è tutto a tutti». E cosa augurerebbe, dall’alto dei suoi 65 anni di sacerdozio, ai preti novelli recentemente ordinati? «Che abbiano vissuto gli anni del Seminario non solo come un tempo di studio, ma come un periodo per coltivare interiormente l’intimità con Dio. Se c’è quella, il resto viene di conseguenza…».