Quindici anni fa la beatificazione del fondatore dell’Istituto Secolare Piccole Apostole della Carità. «La sua fama di santità continua a diffondersi e la devozione per lui è ancora viva», spiega Michela Boffi, nuova vice postulatrice della causa di canonizzazione

di Gerolamo FAZZINI

michela boffi 1
Michela Boffi

Il 30 aprile 2006 don Luigi Monza, fondatore dell’Istituto Secolare Piccole Apostole della Carità, veniva proclamato beato da Benedetto XVI. «Oggi, a 15 anni di distanza, la fama di santità di questo prete ambrosiano (nato nel 1898 e morto nel 1954, dopo aver operato a Vedano Olona, Saronno, Milano, Lecco) continua a diffondersi. In Italia e non solo». Chi parla è Michela Boffi, da poco nominata vice postulatrice della causa di canonizzazione di don Luigi. Classe 1965, laureata in Lettere alla Cattolica nel 1990, è entrata tra le Piccole Apostole nel 1987; è responsabile del settore Formazione continua della Associazione “La Nostra Famiglia” e, inoltre, direttrice del Centro Regionale Vocazioni della Lombardia. «Ho iniziato a studiare la figura del Beato ormai 30 anni or sono – attacca Michela -, chiamata a collaborare dal postulatore, padre Luigi Mezzadri, mio maestro. Ho poi proseguito nell’approfondimento del carisma e oggi, come vice postulatrice, condivido con lui la missione di custodire e diffondere la fama di santità del beato».

Chi è il beato Luigi Monza?
Don Luigi è stato un uomo di Dio che ha saputo cogliere in profondità i desideri e le sofferenze dell’uomo e del suo tempo. Un sacerdote che ha annunciato con la parola e con la vita una Chiesa in uscita. Un uomo semplice, ma con uno sguardo sapiente sull’umanità, che ha saputo scorgere una scintilla del desiderio di pienezza di vita anche nelle situazioni più segnate dalla fragilità. L’Associazione “La Nostra Famiglia”, che ha iniziato a prendersi cura dei bambini e ragazzi disabili nel 1946, nasce proprio da tale sguardo.

Don Luigi Monza vive in un periodo in cui oratori e chiese sono pieni, eppure parla della necessità di rispondere al “paganesimo” con la carità dei primi cristiani. Perché?
Don Luigi, lungo i suoi 56 anni di vita, è passato per esperienze dure quali la prima guerra mondiale, l’ascesa del fascismo, la promulgazione delle leggi razziali, la seconda guerra mondiale, i tempi della Resistenza e della liberazione… Poi gli è stato dato in dono dallo Spirito Santo di intuire che una delle chiavi per aprire quel “mondo chiuso” – per usare un’immagine di papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – era di farne una grande famiglia, legata da vincoli di fraternità, portando il fuoco della carità dei primi cristiani. Un messaggio che negli anni è diventato stile di vita per tante persone. Un messaggio estremamente attuale, che Papa Francesco, proprio grazie alla Fratelli tutti, ci aiuta a trasmettere con un linguaggio e categorie di oggi.

È ricco l’elenco delle realtà che hanno preso forma a partire dal suo carisma…
Si tratta di diversi gruppi ed esperienze che chiamiamo “i rami fioriti”: oltre alle Piccole Apostole, ci sono i Piccoli Apostoli della Carità. E poi giovani, le tante persone impegnate nel volontariato, coppie di sposi e famiglie, operatori de “La Nostra Famiglia”, le vedove del gruppo Zarepta e la galassia degli “amici” che condividono in varie forme la sua spiritualità.

È ancora viva oggi la devozione per don Luigi?
Sì e ne abbiamo molteplici testimonianze (segnalazioni di grazie e favori spirituali). Inoltre, questo periodo di pandemia tante persone ci hanno chiesto di mettere sotto la protezione di don Luigi i loro cari ammalati e si sono raccomandate alla sua intercessione.

In occasione del quindicesimo anniversario della beatificazione del fondatore dell’Istituto Secolare Piccole Apostole della Carità è stato messo on line il nuovo sito www.luigimonza.it

 

Ti potrebbero interessare anche: