L’Arcivescovo ha inaugurato la mostra «Don Ernesto Catturini. Mai più il fascismo!» promossa, presso la propria sede, dall’Istituto Auxologico di Meda

di Annamaria BRACCINI

mostra don catturini

«Sviluppare la fiducia reciproca che si fa alleanza, promuovere l’associazionismo, educare alla preghiera». Sono queste le tre peculiarità che l’Arcivescovo indica per definire l’attualità e la vita esemplare di don Ernesto Catturini, il sacerdote ambrosiano, ribelle per amore nella Resistenza, al quale l’Istituto Auxologico di Meda, presso la propria sede, dedica una bella mostra (guarda qui la videointervista all’Arcivescovo). Rassegna che il vescovo Mario inaugura – presenti i vertici dell’Istituto, il sindaco di Meda, rappresentanti di Regione Lombardia, autorità civili e militari, tanta gente tra cui alcuni “ragazzi” di don Ernesto oggi novantenni – significativamente alla vigilia del 25 aprile, festa della Liberazione, alla quale tanti sacerdoti diedero il loro contributo.

La mostra e la figura di don Ernesto Catturini


Come, appunto, don Catturini – nato nel 1913 a Bareggio e scomparso nel 1992 -, che fu assistente dell’Oratorio Maschile di Meda, dedicando la sua vita alla formazione religiosa e morale dei giovani, condividendo la lotta contro i nazifascisti e testimoniando il suo impegno per la libertà e la giustizia anche come Cappellano della Brigata partigiana “Briantea”.
“Don Ernesto Catturini. Mai più il fascismo!” è, infatti, il titolo della mostra, aperta fino al 31 maggio prossimo, curata dallo storico locale Felice Asnaghi (guarda qui la videointervista al curatore), e articolata in 13 pannelli ricchi di approfondimenti e fotografie d’epoca. Attraverso immagini evocative, ricostruzioni storiche degli eventi – specie degli anni ’30 e post-bellici – e parole dello stesso don Catturini, ciò che emerge è la figura di un prete entusiasta e coraggioso, di un educatore indimenticato a Meda, al quale è intitolata, non a caso, la grande piazza antistante alle sede dell’“Auxologico”, inaugurata dall’Arcivescovo il 12 settembre 2020.
Scorrono così i ricordi di periodi belli e drammatici con la cifra, quasi incredibile oggi, dell’oratorio maschile medes,e riavviato da don Catturini nel 1937, cui erano iscritti 830 ragazzi su una popolazione di 8000 abitanti; del locale gruppo scout da lui fondato nel 1943; della guerra e della resistenza vissuta con la “Brinatea” nella quale combattevano elementi delle “Aquile randagie”. Un’attività instancabile in cui don Ernesto fu sodale con tanti suoi giovani saliti in montagna, sostenuto in questo dal parroco, don Marcello Gianola, anche’egli “ribelle per amore”. Particolarmente toccanti gli episodi dell’arresto proprio di quest’ultimo, il giorno di Natale del 1944, che Catturini riuscì a far rilasciare proponendosi anche come ostaggio, e degli sforzi profusi nell’immediato dopoguerra per evitare giustizie sommarie e vendette personali.
Poi, verranno gli anni della ricostruzione che vedono il sacerdote, dal 1945 al 1951, direttore della Pontificia Commissione Assistenza Ambrosiana, parroco a Rovello Porro e, successivamente, a Casorate Sempione, sempre impegnato nel campo educativo, nella Caritas e, dal 1963 al 1967, anche responsabile delle Colonie scolastiche.

Le parole dell’Arcivescovo

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«A proposito di don Catturini sono state usate le parole di esempio, testimonianza, modello. Questa mostra ci chiede come possiamo imitarlo, come seguirlo, come lasciarci provocare. L’attualità di una rievocazione non è solo memoria, ma deve responsabilizzare», sottolinea l’Arcivescovo nel suo breve intervento, prima della visita della mostra.
«Mi sembra interessante domandare come questi preti hanno potuto essere così incisivi. Avere 800 ragazzi iscritti all’oratorio parla di un’epoca in qualche modo irripetibile, ma rimane il modello, da vivere, sapendo che abitiamo un mondo diverso perché ci sono meno bambini e perché, talvolta, le famiglie, che si sentono isolate nella loro opera educativa, si pongono in una posizione quasi di concorrenza verso gli insegnanti e di sospetto verso gli stessi preti».
Che fare allora? «Occorre operare sviluppando una fiducia reciproca, come avveniva ai tempi di don Catturini, che diventa alleanza. L’idea che la famiglia cerchi alleati nella sua opera educativa è irrinunciabile per quanto l’individualismo induca a percorre altre strade».
Una seconda traccia interpretativa suggerita dal vescovo Mario è la promozione dell’associazionismo. «Pensiamo a Catturini fondatore degli scout, che dà il senso di un’ideale di appartenenza alla comunità contro la raccomandazione di accontentarsi di ogni capriccio come avviene ora».
Infine, un terzo aspetto, l’educazione alla preghiera «con l’idea che è la presenza di Dio che motiva ad affrontare i sacrifici. I partigiano cattolici che morivano per la libertà avevano l’immagine della Madonna e il Rosario in tasca. Si esponevano al pericolo della vita perché credevano in Dio. Sabato prossimo celebreremo la beatificazione di don Mario Ciceri, prete in un piccolo paese della Brianza anche lui impegnato nella difesa di resistenti ed ebrei. Loro furono uomini così: gente che meritava fiducia, che promuoveva alleanze e associazionismo, gente che insegnava a pregare. Hanno formato ragazzi, adolescenti e giovani. La formazione è la vera resistenza al fascismo. Hanno insegnato la forza dell’associazionismo intorno a valori quali la dignità della persona, l’importanza della famiglia, la forza della preghiera, la forza della speranza, la forza del pensiero».

Gli interventi istituzionali

La vicepresidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti in un videomessaggio, ringrazia per l’impegno dell’ “Auxologico” durante la pandemia «con l’Hub vaccinale di Meda sostenuto interamente da volontari e per l’aiuto ai profughi ucraini. E’ bello che un Centro sanitario apra la propria sede in occasione del 25 aprile, anniversario della Liberazione, per ricordare un grande uomo, un grande sacerdote, un testimone della fede, della libertà e della giustizia, ma anche artefice della ricostruzione del Paese e operatore di carità e di aiuto ai più bisognosi».

Mario Colombo, direttore generale del polo medico – è presente anche il presidente Michele Colasanto – osserva. «Don Catturini era prima di tutto un prete di oratorio, un giovane tra giovani, un vulcano di idee, un uomo di carità che ebbe un ruolo di responsabilità alla Caritas di allora, fondata da monsignor Giuseppe Bicchierai che volle anche l’ “Auxologico” . È importante custodire la memoria del nostro passato, non solo per evitare gli errori che proprio in questi giorni stiamo vedendo in Ucraina, ma anche per ritrovare nella testimonianza di grandi e generosi uomini come furono don Catturini e monsignor Bicchierai».
Da parte sua, Luca Santambrogio, orgoglioso sindaco di Meda, sottolinea: «Nella giornata del 25 aprile qui troviamo le basi per costruire un mondo libero, di pace e giustizia. Sono queste le fondamenta della società che vogliamo», aggiunge, ricordando «le nostre 5 pietre di inciampo che rievocano il sacrificio di chi è stato sopraffatto dalla barbarie».
Fabrizio Sala, assessore lombardo all’Istruzione e Innovazione, conclude. «Gli oratori erano e sono spazi di sicurezza e crescita, È un modello educativo di cui abbiamo bisogno in questo momento nel quale le statistiche ci dicono che 1 ragazzo su 4 è in difficoltà. Occorre guardare questa mostra emozionandosi».

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