Non più semplici “infiltrazioni”, ma una presenza sempre più strutturale, di fatto agevolata da imprenditori locali: sul numero di settembre parla la coordinatrice della Dda. Tra gli altri contenuti: la crisi del lavoro di cura, un intervento di de Bortoli, il “mestiere” del catechista...
La mafia sta colonizzando Milano e la Lombardia. Lo sostiene Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta e coordinatrice della della Dda, intervistata sul numero di settembre de Il Segno, mensile della Diocesi di Milano. «Mentre prima parlavamo di infiltrazioni della criminalità mafiosa, soprattutto ’ndranghetista, – afferma Dolci, – ora nel contesto del Distretto (la parte occidentale della Regione Lombardia, ndr) parliamo di vera e propria colonizzazione per una buona parte del territorio. È una criminalità che ha cambiato pelle».
«Per noi il termine infiltrazione è sbagliato perché dà l’idea di qualcosa di malvagio che si inserisce in un tessuto sano. Purtroppo il tessuto sano non c’è, non aveva gli anticorpi, non ha saputo respingerli. Quel che noi documentiamo nelle nostre indagini è che molti imprenditori agiscono secondo logiche di convenienza, quindi ritengono “conveniente” fare affari con i mafiosi».
Una presenza “strutturale” e sommersa, testimoniata anche da alcune cifre riportate a margine. L’usura e l’impegno della Chiesa
Per esempio riguardo l’usura: tra il gennaio 2021 e il giugno 2022 i casi dichiarati in tutta la Lombardia sono stati appena 7; eppure solo nel primo semestre di quest’anno la Fondazione San Bernardino ha ascoltato 94 persone vittime di usura. 503 i milioni di euro scoperti dalla Guardia di Finanza in Lombardia nel 2020 in indagini per riciclaggio e autoriciclaggio e 219 milioni di patrimoni illeciti rilevati in accertamenti antimafia, di cui 80 sequestrati e 31 confiscati.
Dolci ricorda anche il ruolo attivo della Chiesa ambrosiana nel contrasto alle mafie. Già più di tre anni fa l’arcivescovo Mario Delpini ha scritto una lettera ai parroci invitandoli a intervenire in particolare sull’usura, quindi ha promosso incontri sul territorio ai quali ha partecipato anche la magistrata: «un’iniziativa unica nel suo genere», afferma. Dell’impegno della Chiesa ambrosiana parlano Luciano Gualzetti, presidente della San Bernardino, e don Luigi Caldera, decano di Cesano Boscone, che insieme a Buccinasco, Corsico, Assago e Trezzano sul Naviglio, è considerata una zona in cui la ’ndrangheta è molto radicata. Senza dimenticare il ruolo attivo delle istituzioni, sottolineato da Rosario Pantaleo (Commissione antimafia del Comune di Milano).
Il voto, il lavoro di cura e le “grandi dimissioni”
Da segnalare inoltre in questo numero «Cinque temi urgenti per evitare il declino», un intervento di Ferruccio de Bortoli che, a pochi giorni dalle elezioni politiche, fornisce un promemoria sociale per il governo futuro, ma anche per una presenza più visibile e chiara dei cattolici: dalla gestione dell’immigrazione all’assistenza agli anziani, fino al recupero dei giovani inattivi o in fuga.
Di preoccupante attualità l’inchiesta principale, stavolta dedicata alla fuga del personale impegnato nei lavori di cura, un fenomeno presto spiegato: operatori sottopagati a fronte di mansioni faticose. Un grido d’allarme lanciato dalle strutture di accoglienza di anziani, minori ecc. che può essere contrastato solo rivalutando socialmente ed economicamente questo lavoro “improduttivo”, come spiega il sociologo Tommaso Vitale.
Sempre a proposito di lavoro, un servizio ridimensiona la recente narrazione sulle “grandi dimissioni” dei dipendenti: una tendenza iniziata da ben prima della pandemia, ma che prevalentemente interessa persone che si licenziano per passare a un’occupazione ritenuta migliore.
E se dopo la pandemia giovani e adulti sono tornati ad affollare piazze e locali, non si può dire lo stesso delle chiese, sempre più “vuote”, con le relative attività parrocchiali poco frequentate: un fenomeno su cui, dice Alessandro Zaccuri, i cattolici dovrebbero riflettere e da cui bisognerebbe cogliere lo spunto per “ripartire”.
Verso il Festival della missione
Settembre è tempo di ripresa ed è quindi ora, come suggerisce nel suo editoriale Fabio Landi, di tornare a «far volare i nostri aquiloni». Ed è il mese in cui si torna a scuola (continua la rubrica “Fuori classe” di Mike Diegoli), ma anche a catechismo: così la rivista ha scelto di portare in primo piano il “mestiere ai limiti dell’impossibile” delle migliaia di persone (soprattutto donne) che lo insegnano ai ragazzi di oggi adattando continuamente linguaggio e approccio per parlare di Gesù.
Per restare in tema ecclesiale, viene poi ricordata la figura di papa Giovanni Paolo I che il 4 settembre la Chiesa proclama beato. E per prepararsi al Festival della missione (Milano, 29 settembre – 2 ottobre) Il Segno fotografa la presenza dei missionari ambrosiani (quasi 700 tra preti, religiose, laici) in terre lontane attraverso quattro mostre che saranno esposte per l’occasione; il programma prevede eventi e dibattiti con più di 70 relatori tra cui Patrick Zaki, Mario Calabresi, il cardinal Zuppi, Zakia Seddiki.
Mentre persiste la guerra in Ucraina, continua la disponibilità di famiglie e istituzioni, testimoniata da storie di accoglienza a Erba e ad Assago, anche di giovani promesse dello sport. Inoltre, attraverso due libri Il Segno affronta il tema del bullismo e quello dell’educazione sessuale e affettiva per i bambini sotto i 10 anni.
Le rubriche
“Vita da prete” descrive un’esperienza di una “Chiesa formato famiglia”; la monaca di clausura che scrive per “Voci dal silenzio” avverte che il nostro uso del tempo rivela le priorità della nostra vita; e Paolo Alliata, in “Tra le pagine”, ispirandosi a Pirandello, invita a destarci “a un altro modo di stare al mondo”.
Ricche le pagine di cultura: dall’arte con uno sguardo a Lorenzo Lotto, al teatro con “M. il figlio del secolo” di Massimo Popolizio, fino al Piccolo Principe alla Scala di Milano riservato ai bambini; per chi ama il cinema, torna a Sesto San Giovanni il Labour film festival, targato Cisl e Acli Lombardia.
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