La Messa presieduta dall’Arcivescovo nella Concattedrale di Taranto ha concluso la terza giornata dei preti ambrosiani in Puglia, trascorsa tra le bellezze e le contraddizioni della città
di don Paolo
INVERNIZZI
foto di don Lorenzo Valsecchi
Giunti già a metà del nostro pellegrinaggio, partiamo in mattinata alla volta di Taranto, città ricca di bellezza, ma anche di contraddizioni, «ferita, ma non agonizzante», direbbe il suo Arcivescovo.
Lavoro e salute in conflitto
Prima tappa è la visita guidata ai quartieri periferici ex Ilva ed Eni. Molti sono i luoghi malmessi. Uno dei centri più importanti è la Raffineria, che conta più di mille lavoratori e raduna attorno a sé un grande indotto. Poco distante vi è l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, con un’area di estensione doppia rispetto alla città di Taranto e 20 mila lavoratori dipendenti. Qui lavoro e salute si trovano spesso in conflitto. Impressionanti le grandi costruzioni che coprono i parchi minerari, volte a contenere le polveri ferrose, specialmente nei giorni ventosi. A risentire della vicinanza allo stabilimento è in particolare il quartiere Tamburi.
L’incontro con l’arcivescovo Santoro
In tarda mattinata, visita al centro storico costeggiando il cosiddetto Mare Piccolo. Arrivati alla Cattedrale di San Cataldo, monaco irlandese, dopo una presentazione artistica e storica dell’edificio, incontriamo l’Arcivescovo della città, monsignor Filippo Santoro. Sua Eccellenza racconta il suo ministero di ieri e di oggi, per poi aiutarci ad approfondire il tema del pellegrinaggio «Abitare la terra», focalizzandosi su salute e lavoro.
La sua riflessione evidenzia gli obiettivi su cui la Chiesa tarantina si è nel tempo impegnata: la vicinanza alla gente; far dialogare le varie parti in gioco; spingere (specialmente la politica) per l’innovazione industriale verso una produzione più “pulita” senza sottrarre posti di lavoro. Monsignor Santoro condivide i frutti della Settimana sociale tenuta qui nell’ottobre scorso attorno all’Enciclica Laudato Si’, illustrando le concrete prassi intraprese in Diocesi nella recezione del documento magisteriale.
Museo e Castello
Visitato il «Cappellone di San Cataldo», finemente intarsiato e dipinto, lasciamo la Cattedrale e raggiungiamo il Museo Diocesano, allestito dentro l’antico Seminario, che contiene più di quattrocento opere esposte. Il pezzo più prezioso è un tabernacolo in topazio.
Dopo il pranzo, proseguendo per il lungomare, raggiungiamo il Castello Aragonese. Ufficiali della Marina Militare ci illustrano la secolare storia della struttura, ricca di reperti risalenti addirittura al III secolo e ora presidio militare.
La Marina «umanitaria»
Nel tardo pomeriggio visitiamo la portaerei Cavour, punta di diamante e nave ammiraglia della Marina Italiana. Dopo il saluto dell’Ammiraglio di Divisione Vincenzo Montanari, il capitano Francesco Saladino ci illustra le attività della Marina, soffermandosi particolarmente sulle operazioni umanitarie dell’ultimo decennio nel Mediterraneo e oltre.
La Messa nella Concattedrale
A conclusione del pomeriggio ci dirigiamo alla moderna Concattedrale progettata dal milanese Gio Ponti per celebrare la Santa Messa.
Nell’omelia l’arcivescovo Delpini, prendendo spunto dalla lettura del Siracide, si sofferma su ciò che è «irreparabile». Molte cose, nella vita, tra i popoli, nel mondo e forse pure con Dio – afferma – sembrano irreparabili. Il Vangelo però suggerisce che l’irrimediabilità non sia nello stile di Gesù. Egli infatti, con pazienza, continua a non stancarsi delle incapacità dei discepoli. Dio sa che nulla è irrimediabile, nemmeno il peccato e la morte.
Terminata la celebrazione don Ciro, il parroco, ci saluta e spende qualche parola di presentazione della Concattedrale, modellata su una caratteristica forma a vela e dedicata alla Gran Madre di Dio e della Chiesa.
Cronaca del pellegrinaggio:
15 febbraio 2022, secondo giorno: Sulle rive del Mediterraneo, frontiera di pace
14 febbraio 2022, primo giorno: «Siamo chiamati a evangelizzare i popoli»