Antonella Sciarrone Alibrandi, da qualche mese sottosegretario del Dicastero vaticano per la Cultura e per l’Educazione: «Il Pontefice ha valorizzato il nostro ruolo. Apprezza la nostra capacità di coniugare razionalità, cuore e operosità»
di Annamaria
Braccini
Dal novembre scorso è sottosegretario del Dicastero per la Cultura e per l’Educazione, dopo essere stata per anni prorettrice vicaria dell’Università Cattolica. Antonella Sciarrone Alibrandi racconta così la sua emozione e sorpresa per l’importante incarico conferitole da papa Francesco: «Quando ho saputo di questa nomina, che è giunta per me abbastanza inaspettata, ho pensato subito all’importanza dell’elemento femminile, ma, in primo luogo, ho ritenuto significativa la chiamata di una persona che è sempre stata all’interno del mondo delle Università cattoliche. Prima ancora della nomina avevo già trovato una decisione molto felice quella di unire il Pontificio Consiglio per la Cultura e la Congregazione per l’Educazione, perché mai come in questi tempi l’educazione e il mondo della cultura devono fondersi e rinvigorirsi reciprocamente».
Come definirebbe l’atteggiamento del Papa verso le donne e come questo si inserisce nel suo Magistero?
Indubbiamente papa Francesco valorizza il ruolo della donna e lo ha manifestato in tante occasioni. D’altra parte, anche se ci rivolgiamo al passato, nella storia della Chiesa il ruolo femminile è sempre stato molto rilevante. Tuttavia, con il Magistero di papa Francesco, e le sue scelte anche in termini di governo, l’attenzione all’universo femminile ha trovato nuovo slancio e vigore. Lo leggo come uno dei segni tangibili dello sguardo rivolto al futuro del suo Pontificato, ma anche come un modo di valorizzare a pieno la realtà in tutte le sue manifestazioni.
Recentemente Francesco ha detto che le donne hanno una capacità di gestire e di pensare totalmente differente dagli uomini: «Direi – ha detto -, superiore a noi. Lo vediamo anche in Vaticano: dove abbiamo messo donne, subito la cosa cambia, va avanti»…
Questo è davvero un bell’apprezzamento da parte del Santo Padre e credo che si ricolleghi a nomine di figure femminili che sono entrate nella struttura di governo della Chiesa e che evidentemente hanno portato all’adozione di uno stile che è quello tipico femminile. Sicuramente, infatti, la leadership femminile, più improntata a una gestione orizzontale, circolare e di squadra, è diversa da quella maschile, maggiormente orientata in senso verticale.
Quali sono, secondo lei, le qualità che il Papa considera maggiormente dell’universo femminile: la concretezza, la naturale attenzione alla vita, l’educazione dei giovani, l’essere molto più multitasking degli uomini?
Un elemento importante, su cui molto spesso, infatti, papa Francesco torna, è la capacità di tenere insieme le tre dimensioni della testa, del cuore e delle mani, che io personalmente, come molte altre donne, trovo abbastanza naturale. Ossia, essere in grado di riunire, nella gestione di qualunque questione, la razionalità e il cuore – nell’accezione non banalizzata delle emozioni, ma secondo la tradizione ebraica, del sentire empaticamente – con l’operosità, il fare, l’agire. Tutto ciò è legato a un altro elemento, caratterizzante del femminile, che nasce dalla fusione di queste tre dimensioni: il prendersi cura delle cose, delle persone, dell’ambiente.
Ha avuto contatti con altre donne che lavorano nella Santa Sede con responsabilità decisionali, o esiste una possibilità, magari, d’incontro “al femminile” in Vaticano, per confrontarsi?
Io ho la fortuna di conoscere personalmente alcune donne che si occupano, a livello di governo, di altri Dicasteri. Con loro ci siamo subito sentite e abbiamo già iniziato a programmare attività comuni e a lanciare progetti. Dal punto di vista formale, che io sappia, non c’è una connessione fra noi donne in Vaticano, ma da quello informale, sicuramente esiste.
Per la sua esperienza, ci sono ancora spazi possibili per ulteriori collaborazioni con donne del laicato cattolico?
Io ne sono convinta, perché è notevolissima l’attenzione che papa Francesco nutre per il mondo laicale. Quello che mi colpisce è l’idea di una Chiesa veramente intesa come una comunità dove i laici hanno una parte importante e possono aiutare, proprio con la loro visione, a completare quella che è più propria dei religiosi e del clero. Mi sembra una strada che può essere percorsa a un passo, anzi, più spedito, perché sono già molti i laici coinvolti in organi apicali di governo della Chiesa.
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