In Duomo, l’Arcivescovo ha conferito l’Ordinazione diaconale a 5 nuovi diaconi permanenti, «uomini umili, docili, pazienti che insegnano a pregare»

di Annamaria Braccini

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«Uomini di preghiera che insegnano a pregare, perché la vita riveli la sua pienezza come dimora della vita divina». Il compito che l’Arcivescovo assegna ai 5 nuovi diaconi permanenti, ordinandoli in un Duomo dove trovano posto le mogli, i figli, le famiglie, le loro comunità di appartenenza e di destinazione pastorale, tanti amici e fedeli, dice per intero la scelta di chi si impegna quotidianamente in un’esperienza non facile, vissuta tra famiglia, professione, missione, ministero. Così come hanno deciso di fare Francesco Buono, classe 1962 di Garbagnate Milanese, Gaetano Macaluso, 50enne di Pero, Florin Moldovan, 38 anni, residente a Cologno Monzese, Giulio Napoletano nato nel 1962 residente a Laveno Mombello e Alessandro Terribile (1974), milanese.

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Storie di vita e di lavoro diverse, le loro, ma che trovano insieme il coronamento con l’Ordinazione diaconale nella Messa concelebrata da 5 vescovi – tra cui l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Maria Roberto Redaelli e il vescovo di Volterra, Roberto Campiotti -, 40 sacerdoti con il vicario episcopale per la Formazione permanente del Clero, monsignor Ivano Valagussa, il responsabile della Formazione al Diaconato permanente, don Giuseppe Como, alcuni membri del Consiglio Episcopale Milanese, Canonici del Capitolo metropolitano, i parroci delle comunità dei candidati. Accanto a loro, una trentina di Diaconi permanenti (Rivedi la celebrazione)
Una realtà, questa, che oggi, a 35 anni dal suo riavvio in Diocesi, conta 157 ordinati, di cui l’82% con moglie, impegnati per lo più negli ambiti scolastici, dell’assistenza ospedaliera, della pastorale parrocchiale e della carità. Dopo la presentazione degli Ordinandi, con il loro “Eccomi”, l’omelia del vescovo Mario è, appunto, un richiamo al significato e al ruolo dei diaconi permanenti, delineato in riferimento alle letture della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo che conclude l’anno liturgico e nella cui celebrazione vigiliare avviene il rito di Ordinazione.

 

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Chiamati a testimoniare il compimento nel servire

«La regalità di Gesù, ha attratto i 5 uomini che ho chiamato al ministero del Diaconato facendomi voce della Chiesa. Hanno scelto, come frase ispiratrice per ispirare la preghiera e il proposito di servire, la parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Attirerò tutti a me”», dice, infatti, l’Arcivescovo. «Questi 5 uomini giungono a dare la loro risposta definitiva dopo un cammino di formazione e di discernimento compiuto insieme con le loro famiglie: ma tutto questo è stato vissuto per rispondere all’attrattiva di Gesù. Nella loro età adulta, nel vivere la vita familiare, nell’esercizio della loro professione hanno avvertito la chiamata al Diaconato come a un compimento: non come una distrazione, non una deviazione, non una soddisfazione. Sono chiamati a testimoniare che questo compimento della vita di famiglia è nel servire, il compimento della carriera professionale è nel servire, il compimento della maturità cristiana è nel servire. L’Ordinazione diaconale li inserisce nel Clero diocesano per quel servire che diventa parola, incarico, missione. Il servizio è per edificare la comunione dentro il Clero, dentro le comunità, nell’attività pastorale decanale e diocesana». Diaconi, dunque, «collaboratori per la missione di invitare uomini e donne del nostro tempo e della nostra terra ad accogliere l’attrattiva di Gesù, a superare la fretta; per accogliere la pienezza della vita divina che porta a compimento la vita umana nel servizio, superando l’esitazione cioè quella confusione che impedisce di discernere il cammino da seguire, perché il povero si riveli immagine di Cristo e non soltanto occasione per un’elemosina».

Uomini di preghiera

«Uomini di preghiera che insegnano a pregare», aggiunge il vescovo Mario che legge uno stralcio della preghiera dei Diaconi 2022. «Troppa esitazione abita il nostro tempo, fa ammalare la nostra vita. I Diaconi sono mandati per vincere la distrazione di uomini e donne del nostro tempo, che seguono sempre le minuzie, ammalati di banalità, sempre eccitati per l’ultima notizia. Insegnino a pregare perché la vita riveli la sua pienezza come dimora della vita divina. Ordiniamo questi nostri fratelli perché siano al servizio dell’attrattiva di Gesù che conduce alla profondità del mistero della vita umana.

Oggi, celebrando la Giornata per i poveri – che ricorre nella Solennità di Cristo Re – ci rendiamo conto che la Chiesa è casa accogliente, comunità intelligente, presenza commossa che accoglie tutte le povertà, quelle della miseria materiale e quelle dell’infelicità, e per tutti offre non solo il pane o una parola amichevole, ma l’indicazione di quale via bisogna percorrere perché gli afflitti trovino la vera consolazione nella contemplazione del crocifisso e i poveri trovino un modo per uscire dalla povertà, avendo stima di sé e accogliendo con generosità l’aiuto che ricevono. Ordiniamo 5 uomini che hanno percorso un itinerario di preparazione attento e prolungato, talvolta faticoso, perché siano a servizio della missione della Chiesa e dell’attrattiva di Gesù». Poi, gli impegni degli eletti – con il “Sì, lo voglio” e il “Sì, lo prometto” – le Litanie dei Santi, l’imposizione delle mani, nel silenzio della Cattedrale, la preghiera di Ordinazione e i Riti esplicativi con la vestizione degli abiti diaconali e la consegna del Libro dei Vangeli. A conclusione, arriva il ringraziamento sentito del vescovo Mario alle mogli e ai familiari dei diaconi permanenti, alle loro comunità e a tutti coloro che sono impegnati nella formazione del Diaconato.

 

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